Italia in coda al Monte dei Pegni, oro e gioielli per pagare tasse e bollette, come ci hanno ridotto da Monti a Conte

di Enrico Pirondini
Pubblicato il 7 Febbraio 2021 - 08:28 OLTRE 6 MESI FA
Italia in coda al Monte dei Pegni, oro e gioielli per pagare tasse e bollette, come ci hanno ridotto da Monti a Conte

Italia in coda al Monte dei Pegni, oro e gioielli per pagare tasse e bollette, come ci hanno ridotto da Monti a Conte (Foto d’archivio Ansa)

Italia al monte di pietà, Monti ce lo aveva promesso, ultimo sfregio la pandemia e i lokdown di Conte: boom di cittadini al Monte dei pegni. In tutte le città. Affide, leader in campo europeo del credito su pegno (43 filiali in Italia),  certifica un incremento del 30%. 

Cioè: circa 300.000 persone si presentano agli sportelli, ogni anno,  chiedendo un piccolo prestito. In cambio (in pegno) consegnano quel che possono, quello che sono riusciti a trovare raschiando il barile di casa.

Oro, argento, diamanti, l’orologio del nonno, l’anello di famiglia, la spilla floreale della zia, gli  orecchini regalati da papà.

Offrono di tutto. Devono arrivare a fine mese. Altrimenti non ce la fanno. Tasse e bollette sono diventate un macigno. E allora, per tirare avanti – per sopravvivere – non resta che salire il Monte, vendere i ricordi. E fare una lunga coda (silenziosa, imbarazzante, certamente spiacevole e incresciosa). Siamo arrivati a 150 polizze al giorno, il doppio a Natale.

UNA PROCESSIONE INIZIATA SECOLI FA

Sono stati i frati francescani, a metà del 1400, ad inventarsi il marchingegno. Da allora non si è più fermato. Oggi addirittura galoppa. Assopegno (Associazione Italiana degli Istituti di Credito su pegno) stima un volume di 800 milioni. Il taglio medio del prestito è di mille euro. Il 95% dei beni dati in prestito viene riscattato mentre il 5% finisce all’asta.

Il bene impegnato resta di proprietà di chi lo impegna e viene custodito dalla società di credito su pegno. Al termine del periodo concordato, il proprietario del bene può decidere  se riprendersi i suoi beni (pagando la cifra concordata più gli interessi).

Dice Andreas  Wedening Direttore generale di Affide: “Il Paese sta vivendo un momento molto delicato. Sappiamo che le persone possono avere bisogno, in poco tempo, di una liquidità imprevista“. E lo Stato complica le cose ritardando ad erogare i bonus promessi. Morale: sempre più italiani in coda per i prestiti. E senza burocrazia: dopo una mezz’ora in filiale,  escono con i soldi in tasca.

AFFLUSSO NOTEVOLE IN ITALIA: DAL PIEMONTE ALLA SICILIA

Le code ai Pegni sono sempre più lunghe. Dice Massimo Satta dal rione Regola di Roma (che dal 1539 ospita il complesso immobiliare  che eroga il servizio di prestito su pegno) : “Ormai la nostra struttura è depotenziata. Potremmo fare di più, assumere altro personale“.

Stesse parole dal Piemonte alla Sicilia. Sì rivedono scene che appartenevano all’immediato dopo guerra. E che pensavamo di non rivedere più. Il lockdown ci ha fatto regredire a tal punto.

IN ITALIA UNO SU TRE IN DIFFICOLTÀ CON LE SPESE IMPREVISTE

Dati ISTAT: il 28,8% delle persone non riesce a far fronte a spese impreviste. Le famiglie in condizioni di povertà assoluta sono ormai 1,7 milioni. Tre milioni le famiglie in condizioni di povertà relativa. Slitta il decreto ristori 5 (a fine febbraio?), Bruxelles tarda a sborsare, torna l’incubo recessione.

Calano i consumi ed il Pil. E ci sarà da fare i conti con lo stress post-traumatico dopo la guerra col Covid. Aumentano paura e rabbia. Abbiamo smarrito la normalità del nostro vivere.

E, dice il sociologo Umberto Galimberti, “ l’umanità è più fragile rispetto a quella uscita  dalla Seconda guerra mondiale. Abbiamo una società debole, non abituata alla fatica, alla solidarietà “. Abbiamo davanti a noi l’Everest da scalare. Possiamo farcela. Tutto il resto è mezza collina.