La politica si diverte…quando si discute del niente

di Giuseppe Turani
Pubblicato il 21 Agosto 2015 - 12:29 OLTRE 6 MESI FA
La politica si diverte...quando si discute del niente

La politica si diverte…quando si discute del niente

ROMA – Giuseppe Turani ha scritto per Uomini & Business un articolo intitolato “Quando la politica si diverte“. Turani critica i dibattiti più in voga nel mondo politico ultimamente: si discute ferocemente su inutili senatori, sul fatto che gli studenti stanno al nord e i professori al sud, e sugli stranieri che vengono a dirigere parte dei musei italiani. Si discute, cioè, del niente. BlitzQuotidiano vi propone l’articolo integrale:

A volte viene un po’ voglia di stramaledire la politica e i suoi riti. In questo momento, secondo le stime più attendibili, l’Italia sta crescendo un po’ meno dell’1 per cento e l’anno prossimo la crescita sarà di poco superiore all’1 per cento. In pratica sono cambiate molte cose, ma il nostro paese continua a muoversi poco sopra lo zero, come negli ultimi vent’anni. In poche parole: continuiamo a essere un’economia e un paese semi-stagnanti.

E questo avviene in condizioni internazionali di assoluto favore: euro basso, soldi in grande quantità (e a basso prezzo), petrolio quasi ai minimi storici.

Ma tutta questa meraviglia (di cui abbiamo approfittato poco) potrebbe finire. La Cina, che è il paese più grande del mondo e che fino a ieri è stata la locomotiva del pianeta, sta rallentando. Ma, soprattutto, si ha l’impressione che le autorità cinesi non sappiano bene come muoversi. Quindi potrebbe accadere qualsiasi cosa.

La situazione, per ora, non è grave, ma potrebbe peggiorare in fretta.

E la politica italiana, invece di serrare i ranghi e di varare di corsa qualche buon  provvedimento, sta a baloccarsi con delle cose che potremmo definire frivole. L’esempio più clamoroso è quello del Senato, da cui potrebbe dipendere addirittura la sorte del governo. Si sa che il nuovo Senato, con la riforma, non conterà nulla: però c’è una grandissima lite su come eleggere i futuri senatori (inutili). Che senso ha tutto questo? Nessuno.

Secondo esempio. Si assumono cento mila precari della scuola (trasformandoli in dipendenti statali a vita): cento mila, mica cento.

Bene. No: ci sono proteste perché dei professori che abitano nel Sud dovrebbero trasferirsi a Nord e su questo si crea un grande scandalo (qualche professore parla di “deportazione”). Purtroppo l’Italia che è fatta così: al Sud tanti hanno studiato da professori (bravissimi), ma gli scolari stanno al Nord. La colpa non è di Renzi e di nessun altro. Chiunque capisce che non si possono spostare gli studenti. E allora di che cosa si discute? Di niente, in teoria. In pratica sono pronto a scommettere che i professori che non vogliono andare al Nord chiederanno comunque una sorta di risarcimento: stipendio (o parte) senza muoversi da casa e senza insegnare, perché gli studenti stanno a centinaia di  chilometri di distanza.

Terzo esempio. Nomina direttori dei musei. Su 20 ce ne sono sette di stranieri (evviva), ma subito che si parla di colonizzazione (c’è qualche emerito esperto tedesco). E giù urla e proteste. In prima fila esperti d’arte, fino a ieri ritenuti persone degne. Ma una breve ricerca permette di accertare che il mondo (da new York a Londra) è pieno di italiani in posizioni di prestigio e di comando e che nessuno ha mai protestato. Intorno a questo episodio ridicolo, comunque, matura una spinta nazionalistica (di breve durata, scommetto) per  cui un deputato (di quelli nuovi, di cui non farò il nome per umana pietà) arriva a chiedere un piano perché lo Stato possa ricomprarsi le aziende che in questi anni sono state comprate da stranieri: dalla Ducati all’Alitalia.

Questo, purtroppo, è il nostro dibattito politico. Forse arriva una tempesta economica, ma i nostri politici (vecchi e nuovi) giocano con delle scempiaggini. Insomma, si divertono.