Teheran, cosa e chi c’è dietro la bomba? Khamenei lo aveva previsto. Incendiato palazzo sostenitori di Ahmadinejad

Pubblicato il 20 Giugno 2009 - 17:48| Aggiornato il 13 Ottobre 2010 OLTRE 6 MESI FA

 Giornata intensa, della quale non si vede, almeno in apparenza, l’esito. Giornata piena di fatti violenti, con morti, feriti e sospetti, seguita in tempo reale da numerosi blog. Blitzquotidiano riporta ampi stralci di quello inglese del Guardian e di quello americano dell’Huffingtonpost.

La piazza è in subbuglio, Mousavi, il candidato sconfitto ma per ora non domo, guida la rivolta, è in strada con i suoi ed è preparato al peggio. “Sono pronto al martirio, ha detto”.

Il fatto più importante è certamente l’attentato al mausoleo del padre della rivoluzione, l’ayatollah Khomeini. Il bilancio è di almeno due morti, l’attentatore e uno dei nove uomini rimasti feriti nell’esplosione. Gli otto feriti sono all’ospedale. Nulla si sa sulla loro ‘identità.

Quel che è significativo è l’attentato stesso perché già sono scattati gli interrogativi su chi possa avere avuto interesse  a indurre il kamikaze a farsi esplodere. Proprio nel suo discorso di venerdì, tra le tante cose dette per dissuadere i sostenitori di Mousavi dallo scendere in piazza, il capo supremo dell’Iran, l’ayatollah Khamenei, aveva messo in guardia sul rischio terrorismo connesso con la manifestazione programmata per oggi contro Ahmadinejad, accusato da Mousavi e dai suoi di avere vinto le elezioni di venerdì 12 giugno solo grazie ai brogli.

Khamenei può essere stato facile profeta, in un mondo dove gli aspiranti martiri abbondano, dove sono tanti ad avere interesse a tenere alta la tensione in Iran, ma è vero anche che spesso, come si dice a scuola, la prima gallina che canta….

Non si può però basare un’accusa solo sul fatto che un personaggio come Khamenei l’aveva detto. Chiunque sia nella sua posizione ha in mano gli elementi per sapere che i servii segreti di più di un paese sono all’opera per destabilizzare una grande potenza come l’Iran, che ha le mani in pasta un po’ in tutto il Medio Oriente, ha un peso determinante negli affari in Iraq, è sulla strada di produrre la propria bomba atomica, è il bersaglio dei sogni di ogni generale israeliano.

Altro grave episodio è stato l’incendio appiccato da presunti sostenitori di Mousavi ad un palazzo usato da sostenitori del presidente Mahmoud Ahmadinejad. Testimoni hanno inoltre detto che la polizia ha sparato in aria nel tentativo di disperdere manifestanti per Mousavi e Ahmadinejad che si stavano scontrando. Un fatto è certo: che la polizia ha menato botte da orbi.

Appare molto difficile che lo sbocco finale sia diverso da quello ipotizzato nei giorni passati. Un particolare che pochi hanno colto è che con Ahmadinejad è schierata una delle forze più importanti dello scenario politico in Iran, i commercianti del bazar di Teheran, il cui spostamento a favore di Khomeini determinò a suo tempo l’affermazione dell’ayatollah.

Lo scontro in atto tra i sostenitori dei due principali candidati alla presidenza dell’Iran, che trasferisce in piazza e in politica uno scontro sociale tra le forze innovatrici della borghesia urbana e le forze conservatrici del proletariato dei quartieri poveri e delle campagne, costituisce il primo serio scossone allo statu quo in Iran dopo la rivoluzione di Khomeini del 1979.