Una banca chiede soldi a sette giorni.. quando comincia, comincia così

di Lucio Fero
Pubblicato il 19 Agosto 2011 - 14:19 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Una banca europea ha chiesto un prestito a sette giorni di 500 milioni di dollari alla Bce, pagando interesse più alto di quello corrente sul mercato interbancario…Comincia così, può cominciare così. Può essere l’incipit, la prima riga di un racconto, di un a sceneggiatura di fantasia e di paura. Un film, del genere catastrofico più che finanziario. Oppure un racconto breve, di taglio “social drammatico”. Oppure una docufiction che va tanto di moda. Una banca che ha bisogno di “liquidi”, le altre banche che non si fidano e non le prestano liquidi. La banca che si rivolge in grande affanno ad una Banca Centrale. Questa che non può dire di no ma deve imporre interessi più alti. Interessi che innestano la spirale: la banca incassa il prestito ma si avvita sul pagamento del debito a sette giorni, la voce che si sparge, le altre banche che fanno cintura sanitaria. Paura di contagio che fa quarantena generale sul credito, i correntisti che si allarmano e ritirano i depositi, le code allo sportello, la banca che fallisce e chiude, il domino sulle altre banche… La seconda parte del film, del raccolto o della docufiction, quella dai correntisti in poi, è al momento di fantasia. La prima parte, quella della banca senza liquidi, della richiesta di prestito a sette giorni, della Bce, dell’interesse fuori mercato è invece realtà. E’ accaduto negli Usa, la banca è europea, manca il nome ma gli indizi puntano su Dexia o Societè Generale. E’ accaduto davvero ed è stata la botola in cui sono scivolati i titoli bancari da Wall Street alle Borse europee.

Succede così che una scena da 1929, l’anno in cui le banche chiudevano e la gente finiva fallita e disoccupata in mezzo ad una strada, l’anno in cui la ricchezza accumulata si trasformò in miseria diffusa, venga proiettata nella realtà del 2011. Solo una scena, solo la scena iniziale e qualcosa in più. Manca per fortuna tutta l’intera sequenza, ma non è un film né un racconto breve, né una docufiction. E’ la realtà. E solo nei film, nei racconti, e nelle fiction chi assiste, legge e guarda può essere ragionevolmente sicuro dello “happy end”. Chi vive questa garanzia non ce l’ha. Quella banca, qualunque sia il suo vero nome, esiste davvero: non è detto sia cominciata, ma, quando comincia, comincia proprio così.