Grillo col fez, chi di fotomontaggio..Prima volta tragedia, poi farsa, la terza?

di Lucio Fero
Pubblicato il 10 Aprile 2013 - 14:07| Aggiornato il 2 Gennaio 2023 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Golpe è una parola grossa, significa qualcuno che con la violenza e la forza, spesso militare, si impadronisce dello Stato, del potere, di tutti i poteri e mette in galera o peggio chi si oppone o semplicemente non obbedisce. Golpe è qualcosa di sovversivo, anzi è la sovversione, il rovesciamento della democrazia, i carri armati in strada, il governo dittatoriale che si instaura.

Però ormai in Italia nessuno usa “golpe” o “colpo di Stato” nel loro reale significato, sono termini, espressioni che vengono usate…diciamo così, a piacere. Si è “consentito”, si consente a Berlusconi di dichiarare “golpe” l’elezione di un capo dello Stato che non risultasse di suo gradimento. Si è concesso per anni a Bossi di gridare alla secessione e alle fantomatici “fucili bergamaschi” pronti a sparare su Roma. Come potremmo oggi quindi non consentire a Beppe Grillo di dichiarare “golpe” un voto contrario dei gruppi parlamentari ai desiderata di M5S?

Non si può non consentire, così fan tutti e così fa Grillo. Come, più e talvolta meglio degli altri. Non c’è più alcuna cura e ansia della misura di ciò che si dice e proclama e tutto, proprio tutto, deve essere caricato e caricaturato. Tutto è caricatura, serve a spiegare al popolo quello che stanno facendo i “cattivi”, quelli dell’altra parte. E così Grillo ha caricato sul web la caricatura di Berlusconi, Bersani e Monti nei panni, anzi nelle divise, di militari da golpe. Li ha vestiti da generali o colonnelli di un esercito che si ribella alla democrazia e che opprime il popolo manu militari.

Un caricatura, e che ci vogliamo scandalizzare? Sepolcro imbiancato, ipocrita e al tempo stesso sfacciato e spudorato sarebbe chi si scandalizzasse, chi se ne saltasse fuori a dire che non si può, non si deve dare del golpista assassino di democrazia a quello che in fondo è solo il tuo avversario politico dentro la democrazia. Si vuol forse imbrigliare l’indignazione e la fantasia attraverso la quale si esprime? Si vuol reprimere la libertà di espressione dietro il consunto paravento di un bacchettonismo delle parole e delle immagini? Non sia mai! Si vuol criminalizzare un fotomontaggio? Impensabile, improponibile.  Grillo ha diritto sul campo e conquistata ragione  “fotomontare” chi gli pare e come gli pare.

Quindi Grillo e i grillini, che sono democratici più di ogni altro, riconosceranno  d’istinto e senza esitazione analogo diritto di esistere al fotomontaggio che ci è venuto in mente: quello di Beppe Grillo con il fez. Perché con il fez qui e adesso mentre i cittadini eletti di M5S più o meno occupano aule e corridoi di Camera e Senato? Sì, perché questa storia, questa cantata della nociva inutilità del Parlamento, questo “andate a lavorare” della Curva sociale ai parlamentari, questa nenia, litania e grido di guerra, quello del “costano 500mila euro al giorno”, questo aggirarsi e accamparsi nel Parlamento rivendicando con orgoglio che è luogo altrui, tana degli altri, questo accennare ormai neanche più tanto accennato all’unico governo legittimo siamo noi, questo cartellare dentro e fuori il Parlamento “Tutti a casa” e lo Stato a noi, bene tutto questo e altro ancora lì rimanda, lì rimbalza, lì copia, perfino senza saperlo e volerlo.

Lì dove? Dov’è quel lì? Nel fascismo. Già fascismo. Per carità, in senso evocativo e solo per spiegare. Alla lontana, mica alla lettera. Come alla lettera non sono certo generali assassini, militari golpisti Berlusconi, Bersani e Monti… Una caricatura, un fotomontaggio, un po’ per scherzare, un po’ per ammiccare, un po’ per spiegare. E perché col fez  non con il manganello magari questo scherzoso e inoffensivo fotomontaggio? Perché ci siam ricordati di quello che una volta più o meno scrisse qualcuno: la prima volta… in tragedia. E fin qui ci siamo: la prima volta fu tragedia nazionale: manganello, orbace, guerra, dittatura vera e feroce. Poi proseguiva chi quella frase scrisse: la seconda volta…in farsa. E il fez ci è sembrato il simbolo della seconda volta, la seconda volta di farsa, di grottesca commedia.

Però poi ripensandoci la seconda volta in fondo c’è già stata e un po’ c’è ancora. Agli italiani piace che certa storia giochi a ripetersi in qualche forma. La seconda volta in farsa con Ruby la nipote di Mubarak proclamata tale dal Parlamento italiano, quale farsa più farsa di questa. Ed è in scena da quasi venti anni, sempre in seguite e applaudite repliche e non esce dal cartellone la seconda volta di…farsa. Quindi, se tragedia c’è stata e farsa pure, la terza volta in che forma? Dio non voglia sia una forma mista tra le prime due, ma tranquilli e sereni, è solo un fotomontaggio.