Fmi nel complotto anti Berlusconi. Va al Quirinale: “Sono gli anglofoni”

di Lucio Fero
Pubblicato il 21 Settembre 2011 - 15:51 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – No, questa non l’hanno letta sui giornali, sui giornali non c’era e quelli del Fmi se la sono calcolata da soli: a fine 2013 il deficit italiano dell’anno non sarà zero come garantito dalla manovra, ma sarà meno 1,1 per cento. Cioè mancano, ballano 15 miliardi di euro. Altrimenti detto: la manovra del governo non basta e non funziona. Si allarga quindi il complotto anti premier: a Standard & Poor’s, alle agenzie di rating, agli spread, si aggiunge anche il Fondo Monetario Internazionale. Guidato da una francese ma pur sempre “anglofono” come dice Berlusconi. E si sa, Berlusconi lo sa e lo ricorda, gli “anglofoni” sono contro di noi, dai tempi della “Perfida Albione”.

Un complotto, come altro si spiega il coro, coro “ad orologeria”? Ogni lunedì e pure il venerdì e pure i giorni di mezzo gli “anglofoni” non comprano, anzi vendono i titoli di Stato italiani. Un giorno sì e l’altro pure gli industriali italiani sì, ma viziati evidentemente da “anglofone” frequentazioni, fanno sapere al governo che il tempo “è scaduto”, il tempo del governo che “o fa o se ne deve andare”. Il Corriere della Sera, per mano di Sergio Romano, prega Berlusconi, quasi lo implora di annunciare ufficialmente che non si ricandida e non resta fino al 2013. La preghiera è di far sapere a tutti che si vota nella primavera prossima e che Berlusconi arriva al massimo lì e poi si ferma “con vantaggi considerevoli per l’Italia”. Il Sole 24 0re fa eco scrivendo di “gesto necessario” di cui la storia renderà merito a Berlusconi. Merito se se ne va. Tutta gente che deve aver studiato l’inglese e pensa, e trama, da “anglofono”.

L’inglese, quello dei vocabolari, della letteratura, dell’economia e delle Costituzioni liberali e democratiche lo ha studiato e lo possiede anche Giorgio Napolitano. Capo dello Stato cui Berlusconi va a riferire alla vigilia della prossima conta in Parlamento. Conta stavolta sul caso Milanese, conta in realtà su quanti vogliono continuare e non rischiare il seggio e quanti pensano che vada staccata la spina per non trovarsi con il seggio sì ma l’Italia non più. Pronostico a favore dei primi, ma non si sa mai. Chissà la faccia di Napolitano quando Berlusconi gli esporrà le prove e i passaggi del complotto “anglofono”. “Vede anche lei presidente che i mercati leggono i giornali italiani e per questo ci bocciano, che il Fmi fa politica in sponda e triangolo con l’opposizione e i magistrati, che qui in Italia è pieno di anti italiani…”. Chissà la faccia di Napolitano. Forse al capo dello Stato verrà la voglia di fare una domanda: “Scusi, presidente, ma il suo italianissimo governo si regge sui voti di un partito di un uomo che vogliono la secessione…”. Ma Napolitano reprimerà la domanda e si limiterà a covare, soltanto in cuor suo, altra domanda: “Scusi, presidente, ma lei parla inglese? No? Of course… che non vuol dire di corsa”.