Infermiera ha sacrificato 500 bambini alla sua jihad anti vaccini

di Lucio Fero
Pubblicato il 20 Aprile 2017 - 10:37 OLTRE 6 MESI FA
Infermiera ha sacrificato 500 bambini alla sua jihad anti vaccini

Infermiera ha sacrificato 500 bambini alla sua jihad anti vaccini (foto Ansa)

ROMA – Infermiera, al lavoro in un centro sanitario pubblico nel Veneto. Scoperta dalle cronache e dalle cronache già sostanzialmente archiviata come caso limite, iperbole, paradosso quasi. E assorbita dalla pubblica opinione come incidente sostanzialmente irripetibile e lontano. E in fondo anche le istituzioni sopiscono per quel che possono: la magistratura in un primo momento aveva archiviato, preferendo glissare, ora studia di riaprire il caso giudiziario e la struttura sanitaria trasferisce, mette in condizione di non ripetere, ma non mette alla porta l’infermiera. Non la licenzia, hai visto mai un giudice del lavoro la reinsedia poi? E’ una lavoratrice l’infermiera. E poi ci sarebbe la giusta causa per un licenziamento?

Insomma il gran paesone chiamato Italia sobbalza “un attimino” alla notizia dell’infermiera che fingeva di vaccinare bambini e invece buttava via le fiale con il vaccino e poi fa spallucce se non finta di niente. Che vuoi che sia un’infermiera? E poi in fondo bene non ha fatto certo, ma poi alla fine non ha fatto gran danno…

Ecco, prima che qualcuno (ci sarà, forse già c’è se guardate bene sul web) allinei e arruoli l’infermiera come soldato se non eroe e martire (futuro) della disobbedienza civile e dell’obiezione di coscienza, va detto che in effetti l’infermiera anti vaccino è stata sottovalutata. La sua non è stata una trasgressione, era un piano portato avanti con determinazione e costanza. Un piano d’azione, una strategia, una missione da infiltrato in campo nemico.

E una missione sacra, perché santa è la guerra che l’infermiera ha condotto. Santa nella sua testa la guerra ai vaccini. Solo così si spiega perché cerchi di “salvare” quei bambini che non vaccina dall’effetto nocivo dei vaccini stessi. Effetto nocivo cui l’infermiera crede come si crede senza se e senza ma in una rivelazione. L’infermiera è stata “toccata”, trovata dalla rivelazione e nella rivelazione ha trovato la sua identità: quella di soldato coraggioso della jihad (guerra santa) anti vaccino e di sacerdote della verità e vera fede.

E, come ogni soldato di ogni jihad nella storia e come ogni sacerdote dell’unica vera verità rivelata, l’infermiera vuole convertire i non fedeli alla verità, vuole “salvarli”. E per salvare i bambini che passano per le sue mani non esita, anzi trionfalmente li sacrifica. Non li vaccina perché restino sani e puri. E li manda in giro nel mondo senza anticorpi ma ufficialmente vaccinati, esponendoli quindi alla massima possibilità del contagio. Ma non importa, l’infermiera-sacerdotessa no-vac doveva “salvarli”. Anche a costo di sacrificarli.

Un’infermiera che sacrifica la salute di 500 bambini in nome e in missione e per conto di un’ideologia che si fa feroce e intollerante ora non solo verso la razionalità e la scienza ma anche verso gli umani in carne e ossa non è così poca cosa come la si sta archiviando. E’ certo un caso estremo ma non è un caso. Fa parte di un contesto, di un fiorire di atteggiamenti che rendono il caso estremo dell’infermiera che non vaccina meno isolato di quel che sembra.

Ad esempio l’incapacità del conduttore di Report di dire chiaro e tondo che la puntata sul Papilloma virus è sfuggita di mano. No, si ripara in apposita intervista dietro il “vacciniamoci ma in sicurezza”. Che non vuol dire assolutamente nulla (c’è qualcuno che sostiene e consiglia di vaccinarsi non in sicurezza?). O meglio, vuol dire che a Report non ci fanno ma ci sono. Vuol dire ribadire che i vaccini sono un pericolo. Vuol dire dirlo e ridirlo, ma con ipocrisia molto banale e moderatamente astuta.

Ad esempio il bisogno assolutamente immotivato di tutta la corporazione dei giornalisti (Mentana Tg7 e La Repubblica in testa) di catalogare e commentare, giudicare e narrare la questione puntata Report Vaccini come una questione di giornalismo. Tutti a dire: le trasmissioni non si toccano, i giornali non si toccano…Bene, i giornali non si toccano, lo hanno detto e ribadito le migliaia e migliaia di parole di decine di giornalisti in ansia per casa e cosa loro.

Ma poche e di certo meno accorate parole per quei 500 bambini non vaccinati con l’inganno o sulle ragazzine non vaccinate contro il papilloma virus, circa il 20 per cento in più. Per la corporazione dei giornalisti la salute delle loro testate vale più di ogni altra cosa, è comprensibile. Per i politici la salute del loro partito è il bene primario. La salute della gente viene dopo. Ed è anche di queste cose che è fatto l’habitat in cui nascono le infermiere-sacerdotesse no vac.