Lavoro, Imu, riforme in 100 giorni: il governo resta a “carissimo amico”

di Lucio Fero
Pubblicato il 13 Maggio 2013 - 13:48 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Parola di governo, freschissima e di giornata dall’Abbazia: il primo problema è il lavoro, in particolare quello dei giovani. Il lavoro che non c’è, il lavoro precario, il lavoro che va in fumo. Il governo se ne occuperà, al più presto. Parola di Enrico Letta, sottoscritta da Angelino Alfano. Al più presto quando? Entro cento giorni, parola di governo.

Il secondo problema è la casa e la sua Imu. Il governo deciderà, sceglierà, rifarà. La politica per la casa, per tutto il mattone, residenziale e industriale, il negozio e l’appartamento, il territorio e l’ambiente. Deciderà, sceglierà e rifarà. Al più presto. Parola freschissima di governo, in diretta dall’Abbazia. Al più presto quando? Entro cento giorni, parola di governo.

Il terzo problema è la ripresa economica, lo dice il governo. E il governo agirà. Al più presto. Al più presto quando? Entro cento giorni. Parola di governo.

Il quarto problema è la riforma dello Stato, parola di governo, freschissima. Il governo ci fa sopra una Commissione di esperti esterni. Commissione che si raccorderà al lavoro dei “saggi”, i “facilitatori” di Napolitano. E poi si raccorderà la Commissione con la Convenzione che il Parlamento istituirà. Tutto al più presto. Al più presto quando? Entro cento giorni. E al più presto, ovviamente entro cento giorni, il governo “metterà in sicurezza” l’attuale legge elettorale. Cioè proporrà e/o discuterà variazioni all’attuale legge elettorale per cui si possa andare a votare senza la quasi certezza di non avere una maggioranza in Parlamento espressa dal voto. “Messa in sicurezza” che arriverà al più presto. Al più presto quando? Entro cento giorni. Ed entro cento giorni arriverà una proposta di abolizione della legge sul finanziamento pubblico dei partiti.

Entro cento giorni…ma dopo i due giorni dell’Abbazia di Spineto e dopo i giorni già non pochissimi dalla nascita del governo, il governo è alle prime due parole della sua lettera di intenti e di azioni al paese: Carissimo amico…Il resto è da scrivere. Tutto è spalmato nel tempo, sui cento giorni. Messa in colonna dei problemi e dilazione dei problemi in cento giorni a venire: finora il governo è tutto qui.

I giornalisti vogliono sapere e domandano che succederà se ci saranno altri ministri in piazza come a Brescia. Vogliono sapere e domandano che succederà se Berlusconi verrà condannato al processo Ruby. Vogliono sapere se il governo si sfascerà su un litigio o su una sentenza. Se salterà in caso di maggioranze variabili su singole questioni. Se la “messa in sicurezza” della vigente legge elettorale significa che “si sono spaventati” e che quindi pensano sia possibile dover andare a nuove elezioni in fretta. Letta e Alfano rispondono più o meno: ad ogni giorno la sua pena.

Un governo coperchio mentre sotto ogni pentola bolle: la disoccupazione, le tasse, la riforma dello Stato, la legge elettorale, i processi a Berlusconi, il Pdl scudo a Berlusconi, il Pd insofferente a Berlusconi…Un governo coperchio  aspettando che qualcosa arrivi a cento. Chi arriva prima? I gradi di quel che bolle o i giorni del governo che studia i “quattro problemi quattro”? Lo sapremo al più presto, come dice il governo. Entro cento giorni, anche prima, sapremo se questo governo è in grado di produrre altro che parole. Per ora è un governo-agenda. Agenda con parole appuntate sopra. Agenda che sposta in là la data: cento giorni e sia ma cento giorni a partire da quando? L’Abbazia ha prodotto che i cento giorni partono da oggi e non dal giorno in cui è nato il governo. Poca e fragile cosa.