Renzi, i mille giorni. “Acqua fresca!”. Allora perché si incazzano?

di Lucio Fero
Pubblicato il 17 Settembre 2014 - 14:30 OLTRE 6 MESI FA
Renzi, i mille giorni. "Acqua fresca!". Allora perché si incazzano?

Renzi, i mille giorni. “Acqua fresca!”. Allora perché si incazzano?

ROMA – Era di martedì, un martedì a sette mesi dal battesimo del suo governo, e Matteo Renzi se ne andava prima alla Camera e poi al Senato a illustrare a Parlamento e paese cosa vuole (vorrebbe?) fare nei prossimi tre anni da presidente del Consiglio. Era di martedì, lo stesso martedì, e già su Renzi piovevano due osservazioni, due obiezioni, due critiche, due bocciature, insomma due bastonate.

La prima riassumibile nell’argomento caro sia a Forza Italia di Renato Brunetta, che al Calderoli leghista. Brunetta sintetizzava l’argomento: “Renzi imbonitore del Parlamento”. Calderoli si esprimeva con parole sue: “Più petos che pathos” nelle chiacchiere di Renzi. Sono politici di battaglia e di cortile, parlano così. Ma con la prima bastonata massaggiano il capo di Renzi in parecchi. La prima bastonata è la constatazione, la dimostrazione e poi il grido “Acqua fresca!” dopo aver sentito il Renzi e i suoi mille giorni.

L’argomento sgomento della “acqua fresca” è quello di molti economisti sulle colonne del Corriere della Sera e de La Repubblica e anche del Sole 24 Ore. E’ l’argomento principe anti renziano di Eugenio Scalfari. E’ l’argomento degli interpreti di quello che una volta fu battezzato “ceto medio riflessivo”. Insomma quelli che non votano a destra, quelli che non votavano per Berlusconi. Oggi l’argomento “acqua fresca” è lamento e bocciatura trasversale: lo leggi sulle colonne de Il Giornale e anche su quelle de La Repubblica. E’ l’argomento/mood anche della linea continua Floris/Mentana/Gruber. E’ un argomento che va, incontra.

E non senza ragione. Acqua fresca è il raccontarci ancora e ancora che le tasse sul lavoro devono diminuire. Acqua fresca è raccontare che va spezzato e battuto l’apartheid tra lavoratori, che va varato un contratto unico (sì, ma quale?) e una protezione sociale universale e per tutti i senza lavoro (sì, ma con quali soldi e a che condizioni). Acqua fresca è raccontare che è venuto il momento di farla finita con il considerare un avviso di garanzia un avviso di fine carriera politica o manageriale (sì, va bene, ma come si fa dato che da 20 anni si fa il contrario?). Acqua fresca è il raccontare la flessibilità in cambio di riforme, lo scambio virtuoso in seno all’Unione europea. Sì, va bene, ma quali riforme, quando, a vantaggio di chi e con che costo. E quale flessibilità, quali percentuali sul e del debito o del deficit.

Insomma di acqua fresca ne corre nelle parole, intenzioni, annunci, sfide di Matteo Renzi. Nei suoi primi sette mesi di governo non tutto è stato acqua fresca, diciamo metà e metà tra cose concrete e liquide parole. Con una tendenza, con un tendenziale all’aumento della quantità di acqua fresca. I mille giorni, i prossimi tre anni di regime semi liquido? Non basta, non va: ancora acqua fresca per chi è già, come l’Italia, a mollo. Questo sì che è un argomento, una bastonata in testa a Renzi, una parola d’ordine che può unire e unisce tutti gli anti renziani da ogni famiglia provengano: il premier ci inzuppa di acqua fresca e lo chiama governo.

Acqua fresca dicono gli anti sistema di M5S e i costruttori di mondi alternativi di Sel e i sindacati del Pubblico impiego e l’Associazione nazionale magistrati e i sindacati di polizia e la Fiom e la Cgil e Brunetta e la Santanché e tutta la sinistra del Pd e Confcommercio e un bel po’ di Confindustria e un sacco, proprio un sacco di editoriali sui quotidiani e faccia a faccia conduttore/spettatore nei talk show televisivi.

Renzi, sei acqua fresca! Come è, come non è insieme e in contemporanea arriva, piove, cala su Renzi la seconda bastonata. Stavolta il bastone è furioso, stavolta lo impugnano dei fieramente incazzati. Beppe Grillo e il suo blog e i cittadini M5S in Parlamento bastonano con l’argomento dell’attentato alla democrazia. Niente meno. La minoranza del Pd dice che Renzi “per non dividere i lavoratori in quelli di serie A e serie B, li manda tutti in serie C” (copyright Stefano Fassina). Insomma un nemico del popolo, un pericolo immanente e imminente sui lavoratori e i loro diritti. Il sindacato dei magistrati, dopo aver spiegato che diminuzione delle ferie e tetto massimo agli stipendi della categoria è appunto acqua fresca, ammonisce che Renzi sta niente meno che mettendo in forse l’amministrazione della Giustizia.

E allarmatissimi, anzi incazzatissimi sono in Cgil e in Forza Italia e nelle Regioni e nei Comuni e nei partiti e nei Movimenti e nella carta stampata e in televisione. Nel loro piccolo, come le formiche da fortunato titolo di piccolo e gustoso libretto, ogni corporazione e interesse si incazzano.

Ma se Renzi è “acqua fresca” e nulla più e se questa sua inconsistenza è il suo carattere e il suo difetto, se chiacchiera e nulla fa…perché si incazzano di qua e di là? Una delle risposte possibile è che anche l’acqua fresca sia ustionante per le tante voci, per le tante menti, per i tanti portafogli, per le tante abitudini dei tantissimi che l’Italia la vogliono com’era, appena fino a ieri. Appena fino a 20 anni, quando l’Italia cominciò a produrre peggio, spendere peggio, distribuire peggio, legiferare peggio, studiare peggio del resto del mondo.