Più che il pudore mancò il cervello. Partiti: tossicodipendenza da soldi

di Lucio Fero
Pubblicato il 12 Aprile 2012 - 14:54 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Più che il pudore mancò il cervello: solo con questa amara constatazione si spiega il debolissimo pensiero dei partiti sui cento milioni di luglio che vogliono, fermamente vogliono incassare. I partiti l’hanno pensata così: diciamo agli italiani che quei soldi li toccheremo, li metteremo in tasca solo dopo che avremo fatto una legge che assicura e stabilisce i controlli che prima non c’erano su come li spendiamo. Quindi l’incasso materiale lo spostiamo a settembre e gli italiani apprezzeranno la mossa, in cambio dei cento milioni che restano sicuri offriamo all’opinione pubblica e ai cittadini il testo di una nuova legge. Quando la nuova legge, con relativi controlli, ci sarà, allora gli italiani riconosceranno ciò che oggi non riconoscono: la legittimità sostanziale e formale del rimborso elettorale, rata per rata.

Più che il pudore mancò il cervello: nessuna legge e nessuna assicurazione sui controlli può cancellare il fatto che i partiti si fanno “rimborsare” il triplo di quanto spendono. Da anni. E che intendono continuare con questa macroscopica sproporzione. Nessuna opinione pubblica apprezzerà questa conclamata bulimia di soldi pubblici. Perché i partiti politici elaborino questo debolissimo pensiero l’hanno in fondo spiegato i partiti stessi. Al netto, e che netto, dei Lusi, dei soldi ai partiti morti come la Margherita, dei tesorieri che si fanno le case e le ville, dei Belsito che portano all’estero il surplus, l’avanzo rispetto a quanto speso, del tesoriere della Lega che paga le spese private della famiglia Bossi, al netto di quel che si sa e ancora non si sa, Pdl e Pd hanno detto che senza quei soldi “dovrebbero licenziare”. Licenziare chi? I loro dipendenti e funzionari. Questo lo giudicano intollerabile e infattibile, confessando così di identificarsi nella loro struttura. Struttura che conta e pesa più di ogni altra considerazione.

Non è detto e non corrisponde a piena verità che senza quei cento milioni o parte di essi i partiti “dovrebbero licenziare”. Conta che la salvezza e l’integrità dell’apparato sia dai partiti considerata come valore primo e irrinunciabile. Confessano così di essere corpo separato e impermeabile, di essere una legittima…corporazione. Qualcuno ha detto che i partiti in Italia sono oggi associazioni a fini di lucro con personale di scarsa qualità e professionalità. Definizione forse ingenerosa e comunque incompleta se ci si riferisce al “fine di lucro”. Ma definizione calzante e precisa se ci riferisce alla “scarsa professionalità e qualità”. Un management di qualunque associazione, qualunque sia il suo fine, capirebbe che oggi rinunciare a quei cento milioni o parte di essi è investimento ad alta redditività. Insomma che ai partiti conviene non prendere quei soldi. Invece il management dei partiti non lo capisce. Viene in mente una sequenza del film “Il Gladiatore” quando il generale romano, di fronte all’attacco disperato e suicida di un nemico accerchiato nella sua foresta, dice al suo luogotenente: “Quando uno è sconfitto dovrebbe capirlo, tu lo capisci, Quinto, loro no…”. Loro non lo capiscono, immaginano un mondo che non c’è: milioni di italiani che dicono che bravi finalmente i partiti, si prendono un mare di soldi ma se li meritano perché fanno una legge su come spenderli. Più che il pudore manca il cervello e il pudore si può ritrovare, almeno un po’. La mente smarrita quando arriva a creare fantasmi, quella non si ritrova mai.