Berlusconi in galera: sceneggiata meneghina. Letta e Grillo: le altre recite

di Mino Fuccillo
Pubblicato il 6 Agosto 2013 - 14:50 OLTRE 6 MESI FA
Silvio Berlusconi

Silvio Berlusconi

ROMA – Berlusconi in galera? Non ci va, non ci deve andare per la semplice ragione che la legge non ce lo manda in galera. Né lui né chiunque altro come lui debba scontare un anno di pena e abbia più di settanta anni di età. Quindi quella di Berlusconi che eroicamente e drammaticamente rifiuta arresti domiciliari e affidamento ai servizi sociali per i 12 mesi che deve scontare è una sceneggiata. Meneghino-brianzola, cioè una sceneggiata napoletana amputata dell’autoironia, nello stile autoriale Sallusti-Santanché. Sceneggiata che chi la scrive e la recita, pur sapendo che è recita per la platea, troppo sul serio si prende.

Come un portiere di una squadra di calcio che vola plasticamente a prendere una palla facile che avrebbe fermato alzando le nani, al massimo un saltello. E fin qui ci sta la recita per la platea. Ma poi finge di cadere malamente e poi farsi male e poi aver bisogno di soccorsi. Magari per poi risorgere più forte e più bravo che pria. Sceneggiata senza il barocco napoletano, sceneggiata di piccoli autori intellettualmente pigri ma voraci di recitazione. Una sceneggiata per fare fesso il pubblico che finisce per far contenti, e fessi, gli autori e attori.

Berlusconi in galera non ci va e con un anno di pena da scontare a 75 anni di età nessun giudice ce lo manda. Anche non si chiamasse Silvio Berlusconi, nessuno ce lo manderebbe uno che ha questa condanna e questa età. Se ci sarà, il rifiuto dei domiciliari o dei domiciliari “larghi” per consentirgli di fa politica o della pantomima dei servizi sociali, sarà teatro. Teatro puro per ora allestito dalla Santanché, anzi la Santanché distribuisce biglietti e inviti per uno spettacolo non ancora deciso, né da Berlusconi né dai suoi avvocati. Le prove la Santanché le ha fatte in casa, con Alessandro Sallusti. Sallusti che gridava al mondo la sua irrevocabile scelta: andrò in carcere. Infatti Sallusti in Questura è andato a far scena e come era ovvio ne è uscito un minuto dopo.

Berlusconi in galera non ci va, così dice la legge: stop. Così come non c’è nessuna legge che gli possa cancellare l’anno di condanna: stop. L’unica cosa che Berlusconi dovrebbe fare è quella di scontare limitando al massimo il danno per se stesso e per il paese l’anni di condanna. Un anno passa in fretta, l’attività da senatore non gli è inibita a meno che non decada dalla carica. Ma la decadenza la si può tirare a lungo in Parlamento, guarda caso fino a un anno. E nessun giudice di sorveglianza gli negherà di andare in tv se c’è crisi di governo o campagna elettorale. Quindi…

Però la sceneggiata serve: eccita, mobilita, tiene alto il casino. Quindi che sceneggiata sia, quella su Berlusconi galera. E serve a far le prove per la prossima campagna elettorale, quella in cui ognuno potrà dire a buon diritto e sentenza alla mano: Berlusconi, il truffatore dello Stato, quello che organizzava la truffa fiscale allo Stato mentre era presidente del Consiglio. Effettivamente questo è un problemino, quindi si provi a raccontare che va in galera. Anche se non ci va davvero, poi forse la gente si ricorda più della sceneggiata che della realtà. E’ già successo, anzi succede spesso.

Sideralmente lontana ma simmetrica a quella di Berlusconi in galera c’è la recita di Beppe Grillo. Non è una sceneggiata, non si fingono schiavettoni ai polsi. Nella recita di Grillo si finge di avere la maggioranza dei consensi, dei voti, dei parlamentari. Si recita il “mi manca un soldo per fare una lira” (aggiorniamo: un cent per fare un euro). Si inscena una onnipotenza rattenuta dal destino cinico e baro ma pronta ad erompere. Insomma è quell’amico un po’ pavido ma molto esuberante che in caso di lite invoca lo trattengano in tre perché due soli non ce la fanno ma poi in realtà non si muove di un centimetro. L’unica sua voglia, obiettivo e ragione di scena è che lo fermino.

C’è anche in cartellone in questi giorni e in queste ore un’altra più seria, o soltanto seriosa, recita: quella di Enrico Letta. Letta che recita la stabilità che pian piano tutto aggiusta e tutto paga basta non interromperla. La stabilità che per partenogenesi procrea ripresa economica, lavoro, reddito. E’ una recita seria e seriosa, non priva di coro, anzi. Guest stars Bankitalia e Quirinale e Confindustria. Spettacolo gradito e in fondo voluto da milioni e milioni di italiani sfiniti di Berlusconi, Grillo, Bersani e Epifani. Milioni e milioni di avviliti e sfiniti disperati all’idea che la politica possa fare ancora altro danno. E che quindi apprezzano, si adattano alla stabilità che c’è.

Purtroppo anche quella di Letta Mister Stabilità è una recita. Recita anche se a fin di bene. Il modesto vagito di consumi interni e il successo delle esportazioni in alcuni comparti non cancellano e purtroppo non contraddicono un sistema di impresa nazionale obsoleto nella produttività e nelle regole e nelle tecnologie. Oltre che drammaticamente sotto capitalizzato. I modestissimi tassi di eventuale incremento del Pil, comunque non prima del 2014, lasciano insostenibile la montagna del debito pubblico (tra il 130 e il 140 per cento). Se bimboDraghi leva il suo ditino dalla diga, la diga crolla ed è alluvione. La macchina dello Stato non solo non ferma ma continua ad aumentare la spesa pubblica.

Come dice Enrico Letta “un delitto rompere ora questa stabilità”. Come sarebbe, è un delitto interrompere la stabilità di un tuffatore sul trampolino, farlo cadere rovinosamente con uno sgambetto. Ma se quel tuffatore mai si tuffa e sul trampolino ci sta in eterno alla lunga morirà di freddo se non prima di ridicolo. Quella che serve oggi all’Italia è una stabilità per osare il tuffo, il tuffo, tra l’altro, in qualcosa di diverso dalla politica come gran premio della sceneggiata e della recita.