Ci son tre elettori, uno lo carichi, uno lo convinci, uno lo compri. Tu chi sei?

di Mino Fuccillo
Pubblicato il 1 Giugno 2015 - 14:51 OLTRE 6 MESI FA
Ci son tre elettori, uno lo carichi, uno lo convinci, uno lo compri. Tu chi sei?

Foto d’archivio

ROMA – All’inizio suona come: ci sono un italiano, un tedesco e un americano…ma non è una barzelletta. E’ una storia vera, una storia di milioni di persone. Tutte diverse tra loro ma tutte riconducibili a tre figure, a tre ideal-tipo di elettore. Ci son tre elettori, uno lo carichi, lo mobiliti, lo spingi: è quello che aspetta di votarti. L’altro tipo di elettore è quello che convinci, qualche volta vota per te, qualche altra no e qualche volta se ne sta a casa e non vota (sempre più spesso) perché nessuno lo convince a pieno. E c’è il terzo ideal-tipo: l’elettore che te lo compri. Soldi ce n’erano e ce n’è: le Regioni tanto per stare all’oggi, spendono 190 miliardi l’anno, costano in media 3.000 e passa euro ad italiano e tanto spandono, ma non proprio su tutti gli italiani, più facile spendano per  chi, diciamo così, accende e intercetta la loro “sensibilità”.

Tre tipi di elettore tipo e ovviamente tanti “sotto tipi” perché molteplici sono le combinazioni di intreccio tra elettore Uno (che al seggio ci va quasi in missione), elettore Due (che il voto lo cambia, lo dà ora qua e ora là e anche no) ed elettore Tre (che vota se e in quanto vede convenienza e remunerazione immediata, do lobby, clientela, territorio, sindacato o categoria che sia). Molteplici intrecci e altrettante, anzi infinite, combinazioni e qualche ibrido tra le tre specie di elettore. Però in fondo e al sodo ciascuno di noi è uno di questi tre o almeno ha come carattere preponderante uno di questi tre: il Senza Se e Senza Ma, oppure il Vediamo Se c’è Qualcuno Meno Peggio Degli Altri o ancora il Mi Conviene come stella polare, anzi il Che Me Ne Viene come unica bussola.

Ci sono tre elettori e il primo, quello che mobiliti, carichi, spingi, quello che aspetta di votarti è in crescita, numericamente in salute. E in proporzione sempre più potente e importante. L’elettore quasi militante, o meglio l’elettore che ha scelto senza se e senza ma, l’elettore convinto che votando si punisce, si condanna, si azzera, l’elettore determinato a fare più o meno piazza pulita è oggi la forza montante dello e nell’elettorato italiano. I voti che vanno a M5S (ovunque abbondanti), i voti che vanno alla Lega (in mezza Italia cospicui), i voti di Fratelli d’Italia (non pochissimi) e i voti che vanno ai vagiti e facsimili italiani di Podemos/Syriza (non pochi ma sempre gli stessi in quantità) fanno all’incirca 40/45 per cento dell’elettorato che si esprime, cioè di coloro che vanno a votare.

Tra questo elettore, quello del voto senza se e senza ma, del voto di liberazione, del voto che fa giustizia, del voto “per il bene contro il male” e i partiti e le forze politiche che chiedono e ottengono questo tipo di voto c’è un patto e un’intesa. Forti, fortissime, quasi non scalfibili. Di reciproca soddisfazione e vantaggio. L’elettore di questo tipo impegna il partito per cui vota a non governare mai, a non mischiarsi mai con gli altri partiti e soprattutto con una realtà oggettiva che dovesse risultare a lui sgradita e indigeribile. Il partito che riceve il voto è ben contento e fieramente disposto ad accontentare questo elettore: non farà mai nulla per governare. magari in un governo ci entra (come ha a lungo fatto la Lega in Italia), magari un governo lo fa (come Syriza in Grecia) ma sempre tengono questa attività governativa in dovuta lontananza ed estraneità dal reale, reale e realtà che non a caso vengono chiamati inciucio, cedimento, tradimento.

L’elettore che aspetta di votarti, l’elettore del primo tipo consegna alla sua scheda un messaggio. Via gli immigrati da casa mia, oppure basta con i politici tutti ladri, o ancora salario garantito per tutti o ancora maledizione all’euro o ancora ruspa per chi non è con noi o ancora fermiamo il complotto internazionale della finanza…Messaggi che non devono essere contraddetti o smussati in un’azione di governo quale essa sia. Su questo patto si regge l’intesa crescente tra l’elettore del primo tipo (militante-giustiziere-indignato) e i partiti e le liste che vota. Italia 2015, l’elettore del primo tipo cresce, ingrossa e si vede di più.

Perché cala, resta a casa, non si fa convincere, non trova chi lo convinca l’elettore del secondo tipo. Quello appunto che lo convinci oppure no, quello che se lo convinci cambia anche voto, quello che ci prova anche saltellando di qua e di là dagli schieramenti e appartenenze, magari quando si vota per l’Europa. Quello che lo sa, per istinto o per ragionamento, che il Berlusconi che prometteva meno tasse per tutti non era nell’ordine delle cose reali eppur lo votava. Quello che lo sa che Renzi che promette Italia risorta d’Europa e domani libera e monda dei suoi vizi e legni storti basta che governino i “buoni” è esagerazione e illusione. Eppur Renzi lo ha votato. Quello che se arriva un e gli dice: vota per me e facciamo a meno della storia e pure dell’economia e pure del pianeta, non gli viene da crederci proprio come non credi a chi ti offre auto nuova a mille euro.

Questo elettore del secondo tipo un anno fa ha votato Renzi, stavolta no. Stavolta non ha votato nessuno. E non perché Renzi gli sia apparso troppo di destra o troppo poco di sinistra. Non lo ha votato semplicemente perché Renzi non gli è “apparso” proprio. Il punto debole, il punto drammaticamente debole del renzismo, del come Renzi racconta di vedere l’Italia, è proprio questo postulato secondo il quale esiste una pubblica opinione naturalmente buona, civica e civile. Basta chiamarla, farle cenno e quella arriva. Non è così e Renzi per la prima volta lo paga in un risultato elettorale. La buona scuola, la volta buona…la buona gente e il buon elettorato (tanto per fare il verso a Renzi se ne sono rimasti a casa.

Certo, per il Pd c’è e ancora una volta si è visto un problema perfino più grosso della guerra civile (e incivile) interna. Il problema è di un partito che si dice e si vuole e si proclama e si racconta come “riformista”. Riformista, cioè teso e in grado di modificare assetti sociali, legislativi, economici in modo che alla fine della modifica qualcuno ci abbia guadagnato e qualcuno ci abbia rimesso rispetto alla situazione pre esistente. Ma come si fa ad essere un partito che ri-forma, dà nuova forma, quando la costituente elettorale del partito stesso, la costituente degli interessi rappresentati e difesi è stracolma dei gruppi sociali e categorie addivenute ad essere il massimo e i bastione del conservare le cose come stanno? Come fa ad essere riformista il partito più votato da dipendenti pubblici e pensionati? Non ce la fa o per quel che ce la fa ogni volta gli costa amputazioni. La scuola è l’ultima: decenni di applicazione hanno stabilito l’equilibrio vigente per gli insegnanti. E cioè basso salario in cambio di bassa prestazione professionale. Lungo precariato e assunzione garantita. Per entrare, insegnare, avere gli “scatti” unico vero merito l’anzianità. Questa base sociale non è riformista, eppure vota(va) Pd. La contraddizione è più grossa perfino della guerra civile interna che ne è solo l’ultima manifestazione in ordine di tempo.

Ma il vero guaio per il Pd è il crollo improvviso dei ponti e delle vie di comunicazione con l’elettore del secondo tipo, quello d’opinione.

Elettore del terzo tipo, quello che ti compri. E con 190 miliardi di spesa all’anno le Regioni ne hanno di materiale per comprare. Non a caso diminuiscono gli elettori (in media del 10 per cento) ma aumentano le liste e i candidati. Non a caso famiglie e tribù locali si spostano armi e bagagli (e clienti) da uno schieramento all’altro (il mai morto Franza o Spagna purché se magna). Non a caso intere categorie di lavoratori e/o gruppi di interesse consolidati e/o lobby di territorio scrutano e determinano i risultati elettorali. E non è neanche il caso di storcere il naso più di tanto: la prassi di condizionare il proprio voto alla concessione di un vantaggio è comunemente accettata e incentivata. Dai votanti prima ancora che dai votati. L’uovo e la gallina, ma se si potesse decidere chi nasce prima, nascono prima i comitati di affari e di cittadini che mettono all’incanto il loro voto e poi i politici che incassano e ripagano.

L’elettore deciso a dare uno schiaffo al mondo (e a vendicarsi di qualche supposto personale dispetto del mondo nei suoi confronti). Elettore in crescita. L’elettore disposto a concedere fiducia limitata se lo convinci. Elettore in declino o comunque volutamente assente. Elettore che si compra, dentro la legge e non fuori della legge ma comunque si compra. C’è e lotta insieme a noi, spesso si mischia e confonde con il bisogno sociale.

E tu che elettore sei?