Sanità/Monti: allergici a verità, intolleranti aritmetica e anche un po’ tonti

di Mino Fuccillo
Pubblicato il 28 Novembre 2012 - 14:01 OLTRE 6 MESI FA
Sanità/Monti: allergici a verità, intolleranti aritmetica e anche un po’ tonti (LaPresse)

ROMA – La sequenza, rapida e collettiva sequenza, è tanto automatica quanto ottusa: uno dice l’ovvio, l’ovvio e anche conosciuto e pure documentato e ancora calcolato e tanti, proprio tanti, sono sorpresi, sdegnati, sconvolti dall’ovvio, conosciuto, documentato e calcolato. La sequenza è quella di un presidente del Consiglio che alle 13 circa di un  giorno qualsiasi dice quel che è ovvio da anni: se continua così ci vorranno sempre più soldi per la Sanità e bisognerà ingegnarsi per trovarli o spendere di meno qua e pure là o rivedere quel che la Sanità “passa” e poi di un pomeriggio e una sera in cui sfilano sulla passerella della comunicazione tutti gli allergici alla verità e gli intolleranti all’aritmetica. Introdotti e presentati sulla passerella da “bravi presentatori” nell’occasione anche un po’ tonti.

Il giorno dopo si legge sui giornali che Mario Monti “ha toccato un tabù”. Un tabù? Qualcosa di più, di più profondo è stato toccato. Sono anni e non mesi che chiunque voglia può leggere sui giornali, sentire perfino in televisione che l’intera Europa, non fosse altro che per motivi demografici, farà tanta fatica a tenere in piedi, insomma a pagare quella sacrosanta cosa che è la Sanità pubblica così come è adesso. Ci saranno sempre più anziani, settantenni, ottantenni che avranno bisogno e diritto a quote crescenti di prestazioni sanitarie. Sono anni e non mesi che si fanno convegni, che ne parla la stampa specializzata prima e poi anche quella da “pomeriggio della domenica”. Lo sanno tutti che è così: ci vorranno un sacco di soldi di più per la Sanità pubblica.

E l’altra cosa che sanno tutti è che non si sa da dove prenderli questi soldi o almeno non si sa da dove prenderli in automatico. Se non c’è crescita economica, allora c’è meno reddito. Meno reddito cioè meno tasse pagate. Meno tasse pagate, cioè meno soldi pubblici per scuola, sanità, welfare… E’ matematica non opinione. Lo sanno tutti, lo diciamo tutti. Si può dire nei convegni e al talk-show, al bar e in ufficio. Ma se lo dice uno che governa è choc culturale. Sappiamo tutti che l’ostia consacrata non è fatta materialmente del corpo di Cristo, lo sanno anche quelli che credono nel miracolo, ma se lo dice il sacerdote officiante che è vino nella coppa e farina nell’ostia davvero fa sacrilegio? Per la vita pubblica italiana sì: dire che la Sanità pubblica la dobbiamo cambiare, rifinanziare o tagliare è sacrilegio.

Interessanti le reazioni tipo e standard al sacrilegio. Ecco quella della Cgil: “Monti sta affamando la Sanità per venderla”. Curioso: è esattamente la stessa tesi, con le stesse parole dei taxisti che da sempre accusano governi e sindaci di volerli “affamare per vendere il servizio taxi”. E vendere a chi? Ma che domande…Alle multinazionali, sia la Sanità che i taxi.

Nel pomeriggio-sera del sacrilegio ci vuole il lanternino per trovare qualcuno che non stia affogando nelle lacrime. Volendo lo si trova, ad esempio Ignazio Marino che è del Pd, è medico e ragiona pure: “i dirigenti sanitari che hanno accettato di pagare protesi per l’anca 2.800 euro invece che 250…ricoveri per un’operazione anche cinque giorni prima, al costo di 1.000 euro al giorno…cinque centri di trapianto di fegato in una sola città…” Anche questa è Sanità pubblica, qui e oggi in Italia, un pezzo, solo un pezzo di Sanità pubblica, ma un pezzo in cui non c’è niente da difendere.

Ma, anche se un angelo sterminatore e benefattore venisse ad eliminare sprechi, ruberie e corporativi laissez faire, lasciate spendere…Anche se accadesse di un botto, la Sanità pubblica che paga tutto a tutti in un paese, anzi in un continente che non diventa più ricco ma diventa più vecchio ce la possiamo tenere solo se decidiamo che li paga. La teniamo così con più tasse pagate da tutti? La teniamo così sorretta dai ticket? La teniamo così ma paghiamo “a franchigia” secondo il reddito di ciascuno? La specializziamo la sanità pubblica nel senso che fornisce alcune prestazioni ma non tutte? Ad esempio: l’operazione e il ricovero gratis e anche la terapia per malattie croniche, ma l’antipiretico per l’influenza te lo compri da solo? Possiamo decidere, dovremmo decidere.

Ma è proprio decidere che ci fa schifo, orrore e paura. Prima ancora di sapere se la decisione sarà “di destra o di sinistra”, prima ancora di offrire la nostra propensione e soluzione del problema, scatta la negazione del problema e il grido di “sacrilego” a chi lo enuncia. Perché, questo è il patto sociale osservato, un governante e un politico non “può”, non “deve”  dire la verità. Infatti Monti non ha proposto, suggerito nulla, proprio nulla, ha solo detto come stanno le cose.

Rileggiamo quel che aveva detto alle 13 minuto più minuto meno: “La crisi ha colpito tutti, il campo medico non è un’eccezione. La sostenibilità futura dei sistemi sanitari nazionali, compreso il nostro di cui andiamo fieri, potrebbe non essere garantita se non si individueranno nuove modalità di finanziamento per servizi e prestazioni…”. “Potrebbe”, “Se non”, “Nuove modalità di finanziamento”: tutto detto alle 13 ma tutto il sistema della comunicazione traduceva: Monti: non possiamo più pagarci la Sanità. Alle 20,00 Enrico Mentana parla di dichiarazioni incaute del capo del governo, governo che si piegava a “precisare” quel che aveva già detto pari pari alle 13, in modo da dare al sistema della comunicazione la possibilità di titolare “Frenata e marcia indietro”.

Aveva concluso Monti alle tredici: “La posta in palio è altissima”. Nel pomeriggio sera del dagli al sacrilego, nella sequenza delle allergie alla verità e dell’intolleranza all’aritmetica, nel paese che condanna chi non prevede i terremoti e diffida di chi sa far di conto, stupisce l’assenza di una reazione della Cgil-Posta e la mancata spedizione di inviati speciali e cronisti semplici e troupes tv agli uffici Posta centrale. Allergici infatti e anche intolleranti ma, almeno all’inizio della catena, anche un po’ tonti.