Tg7: “In pensione non moriva di terremoto”. Red Ronnie, i Maya e la Cupola Nera

di Mino Fuccillo
Pubblicato il 21 Maggio 2012 - 12:50 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Imbeccata da un intervistato in loco la conduttrice del telegiornale chiude il servizio con pensoso pensiero: “Chissà, fosse andato già in pensione il terremoto non l’avrebbe ucciso”. Sono le venti e pochi minuti della domenica del terremoto, il telegiornale è quello di Mentana, ma Mentana non c’è e si vede. L’intervistato, forse un collega di lavoro, forse un conoscente della vittima, dell’operaio morto sotto il capannone crollato, aveva espresso irrazionale rammarico giustificato dallo sgomento, il telegiornale ne fa invece una chiosa, una “moralità” come si chiamavano in gergo giornalistico, insomma comunica pensoso che chissà, se non c’era stata la riforma delle pensioni…Non lo fa apposta il telegiornale, gli viene naturale, ed è questo il peggio.

Nella stessa domenica del terremoto il Tg1 dà voce a Red Ronnie che comunica al paese tutto, agli italiani tutti che i Maya lo sapevano che il 20 maggio ci sarebbe stato un terremoto in…Emilia. In studio ascoltano e nessuno chiama gli infermieri. Nella stessa domenica del terremoto qualcuno di qualche cerimoniale, qualcuno che non si guadagna lo stipendio che incassa, pensa bene di far cantare l’inno nazionale allo stadio Olimpico di Roma da una cantante appunto. A quel qualcuno deve essere sembrata una gran trovata, prima l’inno di Mameli alla finale di Coppa Italia lo suonava la banda militare. Ma i militari si devono essere stancati di essere fischiati ogni volta dal popolo di galantuomini che popola gli stadi. E quindi il furbone del cerimoniale ha pensato: ci mettiamo una cantante e quelli degli spalti si commuovono. Risultato: fischi all’inno da tifosi azzurri-napoletani, petardi sull’inno da tifosi bianconeri juventini, cantante quasi in lacrime che più che cantare scappa e scena complessiva agghiacciante. Ma qualcuno nei cerimoniali sa, ha una vaga idea di chi e come va allo stadio? E cosa gli ha fatto pensare che Arisa, seconda a Sanremo, avrebbe rabbonito la plebe tifosa?

Domenica del terremoto, anche se il terremoto non c’entra: dalle parti di Genova una tentata rapina in gioielleria. Rapina fallita, il rapinatore, appena preso dice: “Avevo le rate dell’auto da pagare, quelle del mutuo…ho tre figli…”. Fallisce di pochissimo l’obiettivo, se diceva di aver ricevuto anche una cartella Equitalia gli chiedevano scusa. Per ora si conquista solo titoli impietositi si tutti i giornali.

Prima della domenica del terremoto c’era stato il sabato della bomba a Brindisi. Sentito al telegiornale di sabato politico nuovissimo, anzi il più nuovo, dire letteralmente: “Questa bomba era nell’aria”. Come abbia fatto Beppe Grillo a fiutare odor di bomba e a sentir l’odore, e anche il movente, di quell’uomo che preme il telecomando e uccide, ha del miracoloso. Miracoli minori nel sabato della bomba da parte dei politici “vecchi”: è come la mafia nel ’93, no è terrorismo internazionale, no è terrorismo sociale…

A Brindisi in qualche decina gridano “via i politici dal palco”. Ma non perché i politici hanno di queste strambe “preveggenze”, ma perché chi così grida attribuisce la colpa ultima di tutto, della bomba e pure del temporale e anche del terremoto che non è ancora arrivato, ai “politici”. Magistrale in merito un blog riportato da La Stampa, si legge: “Ho l’impressione che i mandanti siano i membri di quella Cupola Nera composta da massoneria, politica corrotta, pezzi deviati dei servizi segreti e finanza speculativa…il cambiamento sta scuotendo le fondamenta del loro potere, si sentono minacciati e quindi loro minacciano. Nel modo più feroce possibile”.

Un matto? E’ pieno di gasati signora mia, e purtroppo nessuna tonnellata di bromuro li seppellirà. Il sabato della bomba della Cupola Nera e la domenica del terremoto che l’operaio non moriva se era già in pensione: tutto il peggio in un solo week-end.