Grasso e Boldrini più liberi e più uguali con quei 3.500 euro per le trasferte a Roma da…Roma

di Pino Nicotri
Pubblicato il 27 Febbraio 2018 - 06:50 OLTRE 6 MESI FA
grasso e boldrini

Grasso e Boldrini più liberi e più uguali con quei 3.500 euro per le trasferte a Roma da…Roma

La grandinata di espulsioni dal Movimento 5 Stelle di candidati variamente impresentabili –  dagli eroi dei finti rimborsi di Rimborsopoli fino ai condannati per motivi vari e ai massoni – ha l’indubbio merito di avere dimostrato  che il continuo vantarsi della società civile di essere più onesta e più capace dei politici che elegge in parlamento è – purtroppo – più che altro un sogno, un luogo comune, un semplice modo di dire. L’ex parlamentare Nando Dalla Chiesa potrà dunque aggiungere un capitolo al libro “L’assalto al cielo – Storie di Società civile e di lotta alla corruzione”, scritto a quattro mani col giornalista Gianni Barbacetto. Tanto più che è stato proprio Dalla Chiesa a fondare, nell’ormai lontano 2 dicembre 1985, l’associazione Società civile, movimento di opinione di cento persone, tra i quali il giudice Gerardo Colombo, e il sociologo Alberto Martinelli, don Davide Maria Turoldo, l’economista   Paolo Brera, i giornalisti Giampaolo Pansa, Paolo Murialdi e Carla Stampa, lo scrittore Corrado Stajano, l’avvocato Raffaella Lanzillo e il portiere del Milan Giuniano Terraneo. Movimento che pescando tra personaggi famosi e professionisti ritenuti onesti per definizione si è illuso di poter dare lezioni ai partiti e ai politici di mestiere e di raddrizzarne le storture.

Che non sia facile per gli esponenti della cosiddetta società civile surrogare i politici di mestiere prendendone il posto in parlamento lo dimostra lo stesso Dalla Chiesa, passato per i vari tentativi di surroga man mano chiamati Italia Democratica, La Rete, e I Democratici, per poi non essere più candidato e accontentarsi della pensione da parlamentare. La “società civile” cara a Dalla Chiesa è stata adottata infine come piatto forte anche nel PD da Walter Veltroni a Pierluigi Bersani, che nel 2013 hanno voluto candidare l’avvocato e orfano illustre Vittorio Ambrosoli alla guida della Lombardia, largamente battuto dal leghista Roberto Maroni, e fare eleggere in parlamento vedove e orfani di vittime illustri del terrorismo e della mafia, nessuno dei quali si è però rivelato un ottimo acquisto. La stessa sia pur limitata fortuna politica di Nando Dalla Chiesa è dovuta, almeno inizialmente, all’essere figlio del generale dei carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa, massacrato dalla mafia a Palermo il 3 settembre 1982 con la giovane moglie e l’agente di scorta.

A voler dar lezioni ai partiti e ai politici di professione ci ha pensato anche il pubblico ministero Antonio Di Pietro con la sua lista L’Italia dei Valori. Diventato famosissimo per le inchieste giudiziarie note come Mani Pulite, che fecero crollare i partiti storici ponendo fine alla Prima Repubblica e aprendo così le porte alla  confusa e molto fluida situazione attuale, Di Pietro è stato ministro per i Lavori pubblici, ha avuto vita politica effimera, non priva di qualche ombra. Ora ci riprova il sulfureo ex magistrato Antonio Ingroia, siciliano, che dopo anni di silenzio seguiti a un disastroso tentativo di ingresso in politica nei panni di salvatore della Patria e della Costituzione, nonché di fustigatore dell’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, si presenta ora alle elezioni con una sua lista intitolata con la solita modestia Lista del Popolo per la Costituzione.

Tra i magistrati che hanno investito nella politica la fama guadagnata nei tribunali c’è anche l’attuale presidente del Senato Pietro Grasso.

Catapultato in parlamento dal PD, sempre a caccia di nomi famosi e più o meno benemeriti, “Grasso ha pensato bene di mettere in piedi anche lui – con altri fuoriusciti di varia estrazione – una lista elettorale in puro stile “società civile” assieme alla presidente della Camera Laura Boldrini, eletta nel 2013 nelle liste di Sinistra Ecologia e Libertà. Alla nuova lista è stato affibbiato un nome suggestivo, romantico e alquanto utopico: Liberi e Uguali”.

Non pochi però sospettano che non di romanticismo e utopia si tratti, ma che, fiutata lui l’aria di sconfitta del PD e lei quella di tempi duri per i partitini ecologisti, hanno dato vita alla loro creatura per potere avere qualche speranza di essere confermati nelle rispettive prestigiose presidenze del parlamento, al Senato lui e alla Camera lei.
E a proposito della Boldrini e di Grasso: E’ vero quanto sostiene da tempo Franco Bechis e – nel caso sia vero – è legittimo che pur abitando a Roma o nei paraggi percepiscano – in aggiunta ai rispettivi stipendi di presidente della Camera e del Senato – la non piccola cifra di 3.503,11 euro mensili come “Rimborso per spese di soggiorno a Roma”? A parte il fatto che i presidenti dei due rami del parlamento dispongono ognuno di un ottimo e invidiabile alloggio di servizio, e quindi ancor meno si vede di quali ”spese di soggiorno a Roma”  debbano essere rimborsate a chi a Roma ci vive. E vivendoci non si capisce neppure perché debba prendere anche 3.323,70 euro ogni trimestre, pari ad altri 1.107,9 euro al mese, come “Rimborso spese per andare dalla città di residenza al più vicino aeroporto e dall’aeroporto di Fiumicino al Parlamento”. Chi vive a Roma, discorso che vale anche per a altri 70 parlamentari,  NON ha nessun bisogno, per raggiungere il parlamento, di partire in aereo per Fiumicino da un’altra città per poi proseguire da Fiumicino al parlamento. Basta un taxi, a parte il fatto che c’è l’auto blu di servizio. Vabbè che siamo nel BelPaese, ma qui per alcuni beati si tratta del Paese della Cuccagna: Liberi e Eguali va bene, ma qui pare che Bordini e Grasso siano più liberi ed eguali degli altri.

Forse oltre a Dalla Chiesa e Barbacetto dovrà aggiungere un capitolo al proprio libro anche Ugo Degl’Innocenti, autore di Giornalismo e politica SpA. Un sodalizio canaglia, magari aggiornandolo al sodalizio magistrati e politica. come che sia, tutti questi atteggiamenti non proprio edificanti, tra il retorico peloso e il furbo pro domo propria, hanno comunque un merito, anzi due:

– hanno dimostrato la assoluta vacuità della mania esplosa da Mani Pulite in poi secondo la quale i politici devono essere onesti anziché dover essere prima di tutto capaci di risolvere i problemi del BelPaese. Nessuno andrebbe a farsi curare da un dentista o da un cardiologo onesto, ma professionalmente incapace. Non si vede quindi perché si insista invece a voler mandare in parlamento gente “onesta”, ma incapace di fare il deputato o il senatore.  In guerra non si affida il comando delle forse armate a un generale onesto, ma incapace di vincere le battaglie e la guerra. Lo si affida invece a chi è magari un figlio di puttana, ma è capace di vincere la guerra. E in qualunque società la politica è sempre e comunque una forma di guerra, anche se senza l’uso delle armi da fuoco, almeno finché la situazione non degeneri.

– Si può essere un ottimo architetto o fisico nucleare o progettista di aerei, ma non per questo si è necessariamente capaci di essere anche un bravo politico. Viceversa, se non si è architetti, ingegneri o almeno geometri non si possono progettare e costruire palazzi in grado di stare in piedi a lungo. E se non si è almeno ragionieri, non è detto che si riesca a far quadrare i conti di una impresa o società.

Il populismo dilagante da Mani Pulite in poi e cavalcato da tutti un po’, da Dalla Chiesa a Beppe Grillo fino a Boldrini e Grasso, ha invece seminato e continua a seminare a piene mani queste convinzioni. Che la Storia ha sempre dimostrato essere solo una pia illusione. Destinata il più delle volte a sbattere, purtroppo, la faccia contro il muro.
Speriamo che almeno qualcuno strada facendo impari qualcosa: impari cioè a fare il mestiere di politico e di parlamentare.