Mascherina sempre anche in casa, la tesi degli scienziati

di Pino Nicotri
Pubblicato il 12 Ottobre 2020 - 11:33 OLTRE 6 MESI FA
Mascherina sempre anche in casa, la tesi degli scienziati. Nella foto: Monica Gandhi

Mascherina sempre anche in casa, la tesi degli scienziati. Nella foto: Monica Gandhi

L’obbligo della mascherina in tutti i luoghi chiusi anche se non sono locali pubblici – eccetto che in casa propria a meno che ci siano ospiti – potrebbe essere una buona notizia.

Potrebbe: al condizionale. Vale a dire, se fosse vero che indossare la mascherina facciale non solo protegge gli altri dal nostro respiro, tosse, starnuti e annessi eventuali virus. Ma aiuta anche noi a proteggerci dal Covid.

Come ci protegge? E perché? Perché la nostra mascherina, anche se solo chirurgica, comunque blocca la quasi totalità dei virus in arrivo. Perciò indossandola siamo esposti a una minore quantità del maledetto coronavirus Sars-Cov-2 che ci fa ammalare di Covid.

Mascherina e carica virale

E se tale quantità è minore, di conseguenza siamo esposti a forme più lievi di attacco da parte del virus che ha rovinato al mondo intero l’anno in corso. Forme più lievi di attacco ci renderebbero più facilmente asintomatici: senza danni. Portando così più facilmente alla famosa immunità di gregge.

Insomma, almeno in teoria una dose iniziale più bassa di Sars-Cov-2 dà al sistema immunitario una più alta possibilità di combattere il virus senza il rischio di ammalarsi gravemente. Cosa che consentendo una maggiore possibilità di immunizzazione renderebbe meno drammatica la corsa al vaccino.E proteggerebbe di più l’intera società durante l’attesa della sua realizzazione.

L’equivalenza “minore quantità di virus uguale minore possibilità di infezione grave” è sostenuta dalle ricerche di un gruppo di ricercatori dell’Università della California specialisti in malattie infettive. La coautrice delle ricerche e del rapporto finale Monica Gandhi, capo divisione associato del San Francisco General Hospital dell’Università di S. Francisco, sostiene appunto che le mascherine portano comunque all’ingestione di una “dose minore” del virus. Dato che filtrano una media del 99% della quantità virale presente nell’aria respiranda da chi è “mascherinato”:

Per contrarre il covid

“Il modo più semplice per contrarre il virus è essere esposto alle secrezioni dalla bocca o dal naso di un’altra persona, di solito ignara di essere infettiva. Se indossi una mascherina ne respirerai una dose inferiore. Perciò se sei esposto al Covid-19 altrui è molto probabile che tu abbia sintomi lievi o assenti”.

La dose respirata resta comunque sempre inferiore al livello pericoloso. Anche se sulla superficie esterna della mascherina si deposita una piccolissima quantità del virus, che sopravvive per qualche giorno creando così un eventuale accumulo. In quantità comunque sempre sotto la soglia pericolosa. Tanto più che le mascherine o vanno usate una sola volta o vanno lavate o vanno cambiate dopo alcune volte.

Monica Gandhi è anche un fisico elettronico. E all’Università di S. Francisco dirige anche il Gladstone Center per l’AIDS e la clinica dell’HIV. Mesi fa ha dichiarato che delle mascherine si dovrebbe fare un uso generalizzato specialmente in tutti i luoghi di lavoro.

Purtroppo però altri scienziati sostengono che le mascherine danno solo un falso senso di sicurezza. E che non sono state presentate prove sufficienti per dimostrare il contrario.

Il ragionamento di Gandhi

Il ragionamento di Gandhi e degli altri ricercatori californiani potrebbe essere giusto. Visto che dopo mesi di uso obbligatorio della mascherina (almeno nei luoghi chiusi) pur essendoci negli ultimi tempi un notevole incremento dei contagi non c’è invece un altrettanto forte aumento delle forme gravi di Covid E delle morti conseguenti.

Il ragionamento potrebbe però anche essere invece sbagliato. L’attuale aumento al galoppo dei contagi potrebbe infatti causare meno morti. Per il semplice motivo che nel corso della prima ondata la fascia d’età più esposta al pericolo è già stata falcidiata.

Mascherine a parte, il coronavirus che ci fa ammalare di Covid si diffonde sì o no anche attraverso le superfici? Gli stessi esperti dell’Università della California e Gandhi sostengono di no. Non si propaga attraverso superfici come quelle delle maniglie o degli interruttori delle porte o altre ancora. Affermazione contraddetta, anche questa, in particolare da una precedente ricerca pubblicata dal National Institute of Allergy and Infectious Diseases del Montana.

Secondo tale ricerca il maledetto coronavirus potrebbe sopravvivere fino a quattro ore sulle superfici di rame, 24 ore su quelle di cartone e fino a tre giorni su quelle di plastica e acciaio inossidabile. Non a caso il rapporto dell’Istituto superiore della Sanità e la circolare del 22 maggio del ministero della Salute consigliano la sanificazione anche delle superfici (pavimenti, tavoli, ecc.). E riportano i tempi di rilevazione di particelle virali sulle superfici più comuni. Tempi che possono variare da alcune ore (come ad esempio sulla carta e sul rame) fino a diversi giorni (come sulla plastica e sull’acciaio inossidabile).

Il ministero della Salute

E il ministero della Salute per fugare ogni dubbio in materia ha istituito l’apposita sezione Superfici e igiene per rispondere alle domande più frequenti.

Alla luce di tutto ciò e del proverbio latino “melius abundare quam deficere”, è evidente come sia comunque prudente e raccomandabile lavarsi spesso le mani- E indossare la mascherina in presenza di persone non a distanza di sicurezza.

Invece si continua a vedere un sacco di gente che se ne frega anche nei locali pubblici. Nei supermercati dove ti misurano la temperatura per decidere se puoi entrare o no. E specialmente sui mezzi del trasporto pubblico. La mascherina la porta solo sulla bocca, col naso in bella evidenza, e spesso solo sul mento anche chi non sta parlando né al telefono né con vicini di posto.