Saviano, la letteratura non aiuta la denuncia sulla camorra

di Pino Nicotri
Pubblicato il 24 Dicembre 2010 - 20:56| Aggiornato il 19 Settembre 2020 OLTRE 6 MESI FA

A Roberto Saviano va riconosciuto il merito di avere contribuito a far prendere coscienza del problema della camorra a un sacco di gente, giovani soprattutto, facendone anche un argomento di discussione e dibattito pubblico in più sedi. Aver fatto prendere coscienza del problema non vuol dire averlo risolto, anzi c’è chi lo ritiene uno sforzo inutile e dannoso, inutile perché la malavita organizzata continua imperterrita nei suoi malaffari e dannoso perché proietta nel mondo una immagine di paese in mano a mafia camorra & affini cosa che obiettivamente non è vera più di quanto non lo sia per altri più “rispettabili” paesi come ad esempio gli Stati Uniti d’America.

Saviano peraltro non è l’unico. Ricordo che anche Giorgio Bocca ha scritto libri di grande successo che sensibilizzavano il lettore sui drammatici problemi del nostro Meridione, per esempio “Inferno – Profondo Sud, male oscuro”, che a ben vedere possiamo considerare l’antesignano del “Gomorra” di Saviano. Il successo di vendite di “Inferno” fu grande, con soddisfazione anche dell’editore, vale a dire della stessa Mondadori che ha pubblicato “Gomorra”. Ma proprio “Gomorra” è la migliore prova che “Inferno”, per quanto riguarda il cambiamento in meglio delle cose in Meridione, non è servito a nulla, il male oscuro del profondo Sud è anzi peggiorato. C’è di che pensare quindi che per il cambiamento in meglio del Sud o anche solo del Napoletano serviranno a ben poco anche i libri di Saviano. I successi editoriali non spostano la realtà di una virgola, se a modificarla non entra in azione la politica. I conti in banca di Bocca prima e di Saviano dopo nonché i bilanci della Mondadori hanno avuto infinitamente di più di quanto abbia avuto il Meridione al traino dei loro libri.

E’ curioso come in Italia se uno diventa un autore di successo cercano poi di farlo diventare un personaggio capace di chissà che. Susanna Tamaro a suo tempo ha scritto “Va dove ti porta il cuore”, titolo peraltro in singolare assonanza con una frase del maggiordomo del film “Matrimonio a quattro mani”, e ha avuto un enorme successo. Io non sono riuscito ad andare oltre la seconda pagina del libro, tanto mi è parso subito melenso, ma il problema non è certo questo: il problema è che della Tamaro si è voluto fare una icona, un guru, da spendere addirittura per dimostrare la superiorità della cultura europea quando perdendo un po’ il senso della misura è passata a scrivere per esempio “Anima mundi”.