Torri gemelle, il mistero della terza torre e degli esplosivi nascosti: i pompieri di New York chiedono inchiesta

di Pino Nicotri
Pubblicato il 24 Gennaio 2021 - 20:04 OLTRE 6 MESI FA
Torri gemelle, il mistero della terza torre e degli esplosivi nascosti: i pompieri di New York chiedono inchiesta

Torri gemelle, il mistero della terza torre e degli esplosivi nascosti: i pompieri di New York chiedono inchiesta

Torri Gemelle, Twin Towers, attentato dell’11 settembre 2001. Chissà se Joe Biden ora che ha preso possesso della Casa Bianca farà ciò che Donald Trump invece non ha fatto. Vale a dire, fare uscire dal dimenticatoio la risoluzione approvata il 24 luglio di due anni fa da cinque persone non proprio qualunque nel distretto dei pompieri di piazza Franklin e Munson a New York. Un distretto di “volontari”, come tutti i pompieri negli USA, della contea di Nassau. Di che si tratta? Che dice la loro risoluzione

Approvata all’unanimità dai cinque, il suo testo parla di “incontrovertibile evidenza” del fatto che “esplosivi preventivamente collocati” all’interno delle “tre torri” del World Trade Center, “ne hanno provocato la distruzione”.

Tre torri perché oltre alle famose Twin Towers, in italiano Torri Gemelle, del Trade World Center, colpite in alto ognuna da un grande aereo di linea civile, crollò anche un grattacielo più basso a due isolati dalle due più famose. Per l’esattezza, alle 17:21:10 in meno di tre secondi crollò anche la torre n.7, il WTC 7 o Salomon Building (sede dell’omonima Banca di affari) di 47 piani. E crollò senza essere stato investito dal crollo delle Twin Tower. La prima delle quali, la Torre Sud, iniziò a crollare rapidamente su se stessa in diretta televisiva mondiale alle 09:59:04, mentre la Torre Nord iniziò il suo veloce crollo pure su se stessa alle 10:28:31. 

Ma chi sono i cinque in questione? È importante saperlo anche perché con la loro risoluzione hanno cancellato in un colpo solo l’intero impianto della inchiesta ufficiale, quella contenuta nel “9/11 Commission Report”. Che, cosa molto strana, nelle sue oltre 500 pagine non accenna neppure al crollo del WTC-7. Come non fosse esistito.

I cinque che chiedono una nuova inchiesta

I loro nomi sono Philip F Melloy, Dennis G. Lyons, Joseph M. Torregrossa, Christopher L. Gioia, Les Saltzman.
Nomi importanti perché videro con i propri occhi, sentirono con le proprie orecchie, scavarono con le proprie mani, aiutarono di persona a rischio della propria vita. Portano i segni e le stimmate nei  propri corpi.

Tutti loro infatti sono tra coloro che presero parte ai primissimi interventi e soccorsi sul luogo dell’immane tragedia, si impegnarono senza risparmio e riuscirono a venire fuori vivi da quell’inferno. Nelle operazioni di soccorso morirono 24 pompieri della contea di Nassau. Quei cinque, tutti cittadini statunitensi, formano la commissione alla quale è stato affidato dai colleghi del distretto di Nassau l’incarico di tenerne viva la memoria.

Eppure, strano ma vero, la Commissione ufficiale incaricata di indagare sul quel tragico 11 settembre o non li ha mai ascoltati o ne ha fatto sparire le testimonianze. Ma i cinque sono venuti allo scoperto. Dopo che il Comitato degli Avvocati per una nuova inchiesta sull’11 settembre è riuscito a far arrivare la propria richiesta in tal senso al Procuratore del Distretto Sud di New York, Geoffrey S. Berman.

Le Torri Gemelle erano già cariche di esplosivo?

La richiesta era di riconoscere che il World Trade Center era stato riempito di esplosivi prima dell’arrivo degli aerei che colpirono le Twin Tower. Fatto nuovo, l’Ufficio del Procuratore ha riconosciuto, a novembre, che la petizione aveva il diritto di essere portata davanti a un Gran Jury. Vale a dire a un tribunale dello Stato. Il commissario Christopher Gioia ha dichiarato: “Questo è il primo Distretto che approva la risoluzione. Non sarà l’unico”.

Se non ci saranno altri sbarramenti, alla fine si tratta di rispondere a una domanda semplice, banale, ma terribile: chi piazzò le cariche esplosive nelle tre torri? Non certo i 19 terroristi islamici sugli aerei. Il caso vuole che quell’11 settembre a capo dell’FBI c’era la stessa persona che s’è trovata al centro dell’inchiesta sul Russiagate, Robert Mueller.

Un ricordo personale

La risposta però potrebbe essere molto semplice e non avere nulla a che fare con complotti più o meno luciferini. So per certo, per averlo appreso durante il servizio militare a Udine nel V Reggimento Genio nel purtroppo lontano 1970-’71, che tutti i ponti e viadotti del Friuli orientale erano dotati di apposite camere ricavate nella propria struttura adibite a contenere esplosivo.

In caso di invasione militare terrestre dall’est Europa, all’epoca ancora satellite dell’allora esistente Unione Sovietica, quell’esplosivo sarebbe stato fatto espodere per far crollare  ponti e viadotti e bloccare così o almeno ritardare l’invasione via terra.

Potrebbe analogamente essere che i più importanti grattacieli (non solo) di New York siano dotati anch’essi di quanto utile a farli crollare su se stessi anziché più rovinosamente di lato in caso di disastri quali potrebbero essere grandi incendi, terremoti, maremoti, bombardamenti  e quant’altro. Questo spiegherebbe anche il molto strano crollo delle stesse Twin Tower, e della Torre N. 7, su se stesse anziché di lato, per giunta come se esplodesse man mano un piano alla volta per assicurarne così la caduta perfettamente verticale. Tipo di crollo molto strano perché assolutamente insolito, anzi caso unico nella storia dei crolli di grattacieli. Che crollano così solo quando si tratta di demolizioni guidate, tramite appunto l’esplosione in rapida sequenza di un piano alla volta dall’alto in basso.

Chissà se dopo il 20 gennaio dalla Casa Bianca ci sarà uno stimolo a mandare avanti e a fare ascoltare dai magistrati il lavoro dei cinque pompieri della commissione di Nassau.