Omicidio Elisa Claps: crescono i dubbi che sia stato Danilo Restivo. E se fosse stato il defunto parroco? Cosa insegna la processione della Madonna Bruna di Matera

di Pino Nicotri
Pubblicato il 31 Luglio 2010 - 09:13| Aggiornato il 19 Settembre 2020 OLTRE 6 MESI FA
 

La notizia che il Dna di Danilo Restivo non è quello trovato nel sottotetto della chiesa della Santissima Trinità a Potenza ha riproposto il caso di Elisa Claps, la ragazza di Potenza sparita 17 anni fa, perché, si è scoperto di recente nel sottotetto della chiesa, fu uccisa il 23 settembre 1993, in circostanze non ancora del tutto chiarite ma che certamente implicarono una violenza sessuale. Dell’omicidio è stato accusato Restivo, peraltro detenuto in Inghilterra perché accusa di analogo delitto, il quale, ma questo vuole dire poco, si proclama innocente.

Anche io sono convinto che Restivo non abbia ucciso Elisa e cercherò di argomentare le mie conclusioni.

Una premessa relativa alla professione giornalistica. Nel caso Claps si registrano comportamenti giornalistici simili a quelli che da 27 anni avvalorano molte chiamiamole incongruenze pur di tenere in piedi il “mistero” del “rapimento” – chiaramente mai avvenuto – della bella ragazzina del Vaticano Emanuela Orlandi.

E passiamo a Potenza, dove anche i sassi sanno che alla buonanima del parroco di quella chiesa, don Mimì Sabia, passato a miglior vita nel 2008, l’anima delle belle giovani stava a cuore moltissimo. Tanto che quasi ogni sera andava nell’istituto femminile delle canossiane in via Ciccotti 28 per confessare le irrequiete ragazze. Ma quelle confessioni dovevano avere dei risvolti fastidiosi se è vero che più d’una volta don Mimì è stato preso a male parole e a volte anche a botte dai fidanzati delle ragazze, che più che confessate sembrava fossero importunate. Ancor oggi le monache di via Ciccotti sono in allarme: lo si capisce subito, non appena si vada da loro o anche solo si telefoni per chiedere una informazione qualunque senza essere già ben conosciuto: di cosa hanno paura?

Il sottotetto dove sono stati trovati i resti della povera Elisa è raggiungibile solo ed esclusivamente dalla canonica, cioè dall’abitazione del parroco, come ripete anche don Marcello Cozzi, coordinatore per la Basilicata dell’Associazione Libera, che si dice sia da anni vicino alla famiglia Claps: «Ma come è possibile che nessuno, in tutti questi anni, si sia accorto della presenza di un cadavere nel sottotetto raggiungibile solo attraverso i locali della canonica?”. Già, com’è possibile?

Don Cozzi non si chiedere però per quale motivo il parroco attuale, il sacerdote brasiliano don Vagno, abbia evitato accuratamente di avvertire la polizia quando è stato scoperto il cadavere, mesi prima che la scoperta diventasse di dominio pubblico, preferendo invece tentare di avvertire l’arcivescovo. Tentare, perché, dice l’attuale parroco, “non ci sono riuscito”. Ma guarda te che strano! E cosa temeva l’attuale parroco che lo ha spinto a non rivolgersi alla polizia e a preferire avvertire l’arcivescovo? E perché don Vagno è stato spedito di corsa via da Potenza per sottrarlo alla curiosità dei giornalisti con la motivazione ufficiale di un “ritiro spirituale”? Va bene che a quanto pare la cononica fosse anche la sede di un circolo – culturale? – chiamato Newman, presieduto da tale Rocco Galasso, ma come si può credere che don Vagno si sia solo preoccupato di proteggere il buon nome del circolo e del suo presidente Galasso?