Frequenze tv e internet, il gioco delle tre carte

di Paolo Gentiloni
Pubblicato il 14 Aprile 2012 - 16:19 OLTRE 6 MESI FA

La prossima sarà una settimana cruciale per l’assetto delle nostre frequenze tv: scadono infatti il 20 aprile i 90 giorni di blocco del beauty contest e le decisioni del ministro Passera non sono più rinviabili.

L’eredità lasciata dal governo Berlusconi in materia si rivela sempre più pesante da gestire. Le promesse fatte in particolare a Mediaset appaiono infatti sempre più in contrasto sia con una congiuntura economica che non tollera regali di beni pubblici preziosi, sia con la tendenza mondiale a restringere lo spazio trasmissivo destinato alla televisione a vantaggio di quello destinato a Internet.

D’altra parte la compressione digitale del segnale tv consente di aumentare il numero dei canali riducendo lo spazio tv nello spettro elettromagnetico, mentre la diffusione crescente di smartphone e tablet moltiplica la domanda di banda per l’accesso al web da reti mobili.

Su un quadro decisionale già piuttosto complicato, anche per la netta ostilità del Pdl all’azzeramento del beauty contest, si è aggiunta oggi sul tavolo di Corrado Passera una nuova grana, segnalata in prima pagina da Repubblica: la questione dei tre multiplex tv in sonno.

Si tratta delle frequenze che quasi dieci anni fa erano state assegnate a Mediaset, Rai e H3g (e a Telecom, che se l’è fatta scippare nella transizione al digitale terrestre) per sviluppare la nuova tecnologia di trasmissione televisiva “mobile”.

Ma ultimamente la scommessa della tv sui telefonini si è rivelata un’illusione in tutto il mondo: le immagini sui nostrii telefonini ci arrivano via internet e non attraverso trasmissioni tv; ed ecco che i possessori di quei multiplex “sperimentali” ormai dormienti vorrebbero usarli per le normali trasmissioni televisive. Potrebbero invocare, a sostegno della loro richiesta, il principio di neutralità tecnologica –previsto dalle direttive comunitarie e recepito dal nostro codice delle comunicazioni- secondo il quale lo spettro elettromagnetico non va vincolato a questa o quella tecnologia.

Il principio è sacrosanto, ma non comporta affatto un obbligo per l’Agcom e per il Governo ad autorizzare l’uso di quelle frequenze per la normale tv da parte delle aziende cui erano state assegnate in via provvisoria e per compiere una sperimentazione diversa.

È accaduto troppe volte in passato che occupazioni di frequenze di fatto si siano trasformate in un diritto, ma nell’attuale panorama economico e tecnologico sarebbe ancora più grave.