Recovery fund, un osso da 209 miliardi,tutti i partiti all’assalto

di Bruno Tucci
Pubblicato il 30 Settembre 2020 - 11:36| Aggiornato il 10 Dicembre 2020 OLTRE 6 MESI FA
Recovery fund Italia, un osso da 209 miliardi,tutti i partiti all'assalto

Recovery fund, un osso da 209 miliardi,tutti i partiti all’assalto (Foto d’archivio Ansa)

C’è una grande confusione nel mondo della politica. Nascono mille congetture, i rumors si inseguono, le voci di corridoio si infittiscono.

Ogni giorno una novità che viene regolarmente smentita 24 ore dopo. Non si deve pensare che l’Europa non osservi attentamente quel che avviene in Italia e dica fra sé: “Questi miliardi glieli dobbiamo dare? Siamo sicuri che andranno spesi nel modo giusto? Meglio controllare”.

Il premier è preoccupato, si rende conto delle divisioni e delle polemiche che infestano la politica e si interroga su come fare per non perdere quei preziosi danari che Bruxelles ha promesso di darci. Il fatto è che la situazione non è propria idilliaca. Nella maggioranza lo scontro è giornaliero, nel centro destra i mal di pancia aumentano. Ed allora?

Il Presidente del Consiglio ha in mente un’escamotage che possa tranquillizzarlo: creare una squadra di controllori che eviti le furbizie, il tipico assalto alla diligenza che faccia perdere al Paese i fondi europei di cui abbiamo estremo bisogno per uscire dalla crisi economica favorita anche e soprattutto dalla pandemia. Ci vorrebbe una unità di intenti però per tagliare il traguardo. Invece, avviene l’esatto contrario. Prima delle regionali e del referendum era Luigi Di Maio a dettare la linea del patto giallorosso. Ora, la situazione è notevolmente cambiata per il flop dei 5Stelle ed è quindi Nicola Zingaretti il “deus ex machina” della situazione. Vuole le priorità assolute del Pd a cominciare dal Mes per continuare con la sicurezza e l’approvazione di una nuova legge elettorale.

Il ministro degli Esteri, ancora e sempre il vero portavoce del Movimento, non vuol sentire parlare dei miliardi del salva-stati e pure sugli altri due temi ha dei dubbi e temporeggia. Le indiscrezioni, però, non si fermano qui. Vanno oltre e in alcuni ambienti bene informati si dice che sia in corso d’opera un accordo tra Zingaretti e Di Maio per ridimensionare Conte.

Perché? Semplice: dopo il voto del 20-21 settembre, l’unico ad aver vinto di sicuro è il premier che continua ad avere una grande popolarità e l’appoggio di milioni di italiani. Questo particolare non piace affatto ai due leader del Pd e dei 5Stelle, ragione per cui stanno ragionando su come ridimensionare la figura del premier. Non rendendosi conto che così facendo farebbero male in primis a loro stessi.

Se in caso di una crisi di governo si andasse alle elezioni, il centro destra non potrebbe diventare maggioranza e sferrare un colpo da KO ad entrambi? Sostiene a proposito Carlo Bonomi, presidente della Confindustria: “E’ vietato fallire, altrimenti ce ne andremo tutti a casa”.

Tutto questo andirivieni di notizie non placa l’epidemia che ogni giorno manda forti segnali d’allarme. Roma, Napoli e Genova sono già quasi al collasso per difendersi dal virus. Vincenzo De Luca, il governatore della Campania, continua a ripetere che se la situazione non cambierà sarà lui a decidere e ordinare il lockdown nella sua regione. Il virus continua la sua corsa e manda nel pallone pure il calcio. “Il football non può vivere sulla luna” scrive stamane il più diffuso quotidiano del Mezzogiorno”. Per quale ragione? Anche il Napoli, dopo il Genoa, è finito nell’occhio del ciclone, perché domenica scorsa i partenopei hanno giocato proprio contro quella squadra che ha undici titolari risultati positivi. Che fare? Mettere in quarantena tutti o addirittura fermare il campionato di serie A? Interrogativo difficilissimo per il business che ormai la fa padrone in questo sport. Sarà la Lega, forse già oggi, a prendere una decisione. Comunque sia, un primo provvedimento sarebbe oltremodo logico prenderlo: evitare che il pubblico torni a fare il tifo allo stadio.