Berlusconi candidato bulgaro alle Europee. Mentana ci gioca, Silvio lima scudo

di Riccardo Galli
Pubblicato il 3 Dicembre 2013 - 11:24 OLTRE 6 MESI FA
Berlusconi e Borisov (foto Lapresse)

Berlusconi e Borisov (foto Lapresse)

ROMA – Dall’editto al candidato bulgaro. Legislazioni alla mano, potrebbe essere questa la  paradossale parabola del condannato cittadino e decaduto senatore Silvio Berlusconi.

Dal giorno della decadenza, e anzi forse già da prima, si favoleggia e si parla dell’intenzione del Cavaliere di rientrare “dalla finestra” nell’agone della politica. Anzi, più che entrare nell’agone della politica, da cui non è mai uscito, a Berlusconi una elezione al Parlamento europeo servirebbe come scudo per essere sicuro di evitare eventuali galere da altre e successive condanne in patria. Del seggio Berlusconi non sa che farsene, della immunità parlamentare ritiene di aver bisogno come dell’aria.

Rientrare via Europa, diventando europarlamentare di un Paese che non sia l’Italia, per tornare ad avere uno scudo da opporre ad intercettazioni e perquisizioni o peggio. E tra i 27 Paesi che concorrono a comporre il Parlamento di Bruxelles, forse solo uno sembra avere le caratteristiche per realizzare questo disegno: la Bulgaria.

Il tg de La7 si è “divertito” ad analizzare le regole in materia di elezioni che vigono nei 27 Paesi che concorrono alla formazione del Parlamento di Bruxelles. L’idea di un Berlusconi europarlamentare “straniero” è infatti una voce che da tempo circola. La tanto contestata legge Severino si applica infatti ai soli seggi dell’europarlamento destinati all’Italia, ma non ha valore negli altri Paesi. Ed è una voce certo più credibile rispetto a quella del Cavaliere accreditato presso la Santa Sede come diplomatico russo. Non foss’altro perché l’immagine del bunga-bunga difficilmente si potrebbe associare a quella del Pontificato di Bergoglio.

Al di là di questo poi, già altri cittadini italiani hanno percorso la strada della candidatura estera, anche se con diverse fortune. Giulietto Chiesa si candidò, ad esempio, in Lettonia, non venendo eletto. Mentre due donne, Monica Frassoni e Anna Maria Carrozza, si candidarono rispettivamente in Belgio e Svezia, venendo elette.

L’idea di vestire i panni dell’europarlamentare (Roberto Formigoni conferma che ad Arcore e dintorni ci hanno e ci stanno pensando) è poi un’idea che piace non tanto e non solo perché offrirebbe al Cavaliere la possibilità di rientrare nei palazzi della politica, ma perché garantirebbe al nostro ex premier la possibilità di avere un passaporto e, forse soprattutto, perché lo metterebbe al riparo da tutte quelle iniziative giudiziario-investigative che oggi, da “semplice” cittadino, pesano come molte spade di Damocle sulla sua testa. Intercettare le telefonate del Cavaliere, perquisire le sue molte case, o peggio sottoporlo ad arresto, anche se questa ad onor del vero appare come un’ipotesi solo di scuola, anche in considerazione dell’età del soggetto, è infatti dal 27 novembre cosa possibile. Nessuna autorizzazione parlamentare da chiedere e nessun via libera da ottenere, così come avviene per tutti i cittadini che non hanno scudi legislativi.

Se però l’idea può essere teoricamente affascinante, bisogna poi tradurla in pratica, e per un italiano residente nel nostro Paese e impossibilitato ad espatriare in quanto condannato, la cosa può rivelarsi meno semplice del previsto. La prima cosa da fare è quindi trovare il Paese dove potersi presentare agli elettori secondo la legge e, particolare non indifferente, dove gli elettori possano essere interessati a votarlo. Una direttiva comunitaria dice che per essere candidati bisogna godere dei diritti di elettorato passivo e attivo nel proprio Paese, ma una direttiva non è una legge e, almeno per ora, ogni singolo Stato si regola come crede. Vediamo allora nel dettaglio la situazione dei diversi Paesi membri dell’Unione.

In 6 Paesi bisogna, per potersi candidare alle elezioni europee, essere residenti, e quindi il Cavaliere è tagliato fuori da Cipro, Lituania, Lussemburgo, Polonia, Slovacchia e Slovenia. In altri 4 Stati si deve invece essere iscritti all’anagrafe elettorale, cosa relativamente semplice avendo un passaporto, ma Berlusconi non può lasciare l’Italia, addio quindi a Belgio, Malta, Portogallo e Grecia.

In Austria basterebbe non avere condanne “austriache” e, in Svezia come a Vienna, per potersi candidare è sufficiente avere il diritto di voto nel proprio Paese. Punto questo che nel caso di Berlusconi va verificato. In 12 dei 27 Paesi poi, la condizione per potersi presentare alla corsa per Bruxelles è di essere candidabili nel Paese dove si vuole essere eletti, e questi Paesi assolutamente non “buoni” per Berlusconi sono Danimarca, Lettonia, Gran Bretagna, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Spagna, Ungheria, Bulgaria, Francia, Germania e Olanda. Dalle diverse legislazioni arrivano quindi le prime conclusioni.

Ma per poter essere eletti, bisogna avere anche un partito con cui candidarsi e un elettorato disposto a votarti. E allora le possibilità per Berlusconi si riducono all’osso e, la conclusione cui è arrivato il tg di Mentana, è che l’unica via possibile, qualora il Cavaliere volesse presentarsi a Bruxelles, sarebbe la Bulgaria. In quel Paese basta infatti essere candidabili in loco per potersi presentare, e la legge bulgara dice che per non essere candidabili bisogna aver subito condanne, senza però specificare dove. Ancora la legislazione bulgara prevede poi che la cittadinanza possa essere concessa dal Presidente della Repubblica per decreto per non meglio specificati meriti e, infine e cosa più importante, l’ex premier bulgaro e attuale capo dell’opposizione nonché leader del primo partito di Sofia, Bojko Borisov, è un amico e un sostenitore del nostro Silvio.