Catanzaro e Palermo, voti storti e bui? L’Italia se ne frega: tanto è Sud

di Riccardo Galli
Pubblicato il 14 Maggio 2012 - 13:49 OLTRE 6 MESI FA

Foto Lapresse

ROMA – Esiste un paese dove ci sono grandi città nelle quali non basta una settimana per scrutinare tutte le schede elettorali. Lo stesso paese dove in un’altra delle sue città per lo scrutinio occorrono 79 ore, che poche non sono, e dove i risultati sono “sub iudice” perché tra la schede scrutinate e date per buone ce ne sarebbero alcune che buone proprio non sembrerebbero. Di paesi così, in verità, ne esistono eccome: dalla Birmania alla Siria, dalla Cina alla Russia. Quello che non ti aspetteresti è trovare un paese così in piena Europa occidentale, una nazione che si considera democratica a pieno titolo e, cosa ancor più sorprendente, è che di fronte a queste “stravaganze” elettorali nessuno si stupisca e nessuno dica nulla.

Il paese siamo noi e le due città sono rispettivamente Palermo e Catanzaro. Nel capoluogo siciliano il conteggio dei voti non è ancora terminato e, vale la pena ricordare, si è votato oramai 7 giorni fa. Mentre nella città calabra lo scrutinio è stato “veloce”, ma nell’indifferenza generale da parte del resto degli italiani, tutte le schede sono state sequestrate dalla magistratura per sospetti brogli.

La lentezza dello scrutinio è una caratteristica atavica del nostro Paese, in particolare quando la si confronta con la velocità con cui si riescono a conoscere i risultati elettorali in Francia o negli Usa. Ma se ad una lentezza “fisiologica” siamo ormai abituati, nel caso di Palermo sembra che si stia tentando di accedere al guinnes dei primati. Che una settimana non sia sufficiente per controllare tutti i voti è francamente incredibile, anche se alla base del ritardo c’è una controversa interpretazione della legge elettorale che nell’isola è differente rispetto al resto del Paese. Ma controversia o meno, sette giorni non sono un tempo accettabile per uno scrutinio, a meno che non si viva in un paese dell’Africa sub sahariana.

Dall’altra parte dello stretto, dalla Calabria, arriva invece un’altra “storiaccia” legata alle ultime amministrative. A Catanzaro, capoluogo della regione Calabria, tutte le schede sono state sequestrate per sospetti brogli. Il nuovo sindaco, pidiellino, è già stato proclamato, ma in un’elezione vinta grazie ad uno scarto di appena 140 voti su 50mila aventi diritto è evidente che anche il minimo dubbio, la minima irregolarità, potrebbe modificare il risultato dato ora per buono. Al momento ci sono solo ipotesi accusatorie, riportate dai principali quotidiani e organi di stampa e non c’è nessuna certezza per cui, almeno sino a prova contraria, il neo sindaco di Catanzaro è a pieno diritto Sergio Abramo. Rimane però un fatto che la magistratura abbia ritenuto opportuno sequestrare le schede per vederci più chiaro.

L’elemento che accomuna Palermo e Catanzaro è “l’assordante silenzio” delle istituzioni, del governo centrale, della società civile. Soggetti che sembrano considerare normale che in una grande città come Palermo non si possa conoscere il verdetto dell’urna dopo sette giorni e altrettanto normale che a Catanzaro si possa parlare di brogli. Ma normale non è, e andrebbe gridato, altro che silenzio. Dove si trovano Palermo e Catanzaro? Non sono forse Italia, non sono forse Europa? Accadimenti simili sarebbero tollerati a Roma o Torino, a Bruges o Francoforte? Ovviamente no. Ma nel sud Italia è evidentemente considerato normale. Talmente normale che pochi sono stati anche i commenti sulla carta stampata, per non parlare delle televisioni.

I ritardi palermitani non meritano più di un colonnino e tra i pochi a interrogarsi sul silenzio catanzarese c’è Federico Fubini, che sul Corriere della Sera di domenica 13 maggio ha scritto: “nell’indifferenza della politica romana, dalle elezioni a sindaco di Catanzaro emergono irregolarità, tracce di brogli e compravendita di voti. La Procura del capoluogo della Calabria ha persino disposto il sequestro di tutte le oltre 50.000 schede elettorali dello scrutinio, eppure pochi nelle segreterie centrali di partito sembrano preoccuparsene. Ecco alcuni dei fatti. Nella sezione 85, una delle pochissime nelle quali si sono svolti controlli esterni (tre su 90) dopo l’intervento della Digos, sono verbalizzate numerose irregolarità: 36 certificati elettorali utilizzati ciascuno due volte con nomi diversi, due schede depositate nell’urna in più rispetto al numero dei votanti, tre schede non vidimate eppure votate, varie altre schede stranamente deteriorate. Altrove, alla sezione 50, la Digos ha denunciato due persone che si trovavano davanti ai seggi aperti con volantini di un candidato di centrodestra e forti somme di denaro. Ne è scaturita un’indagine del pm Gerardo Dominijanni, con già tre indagati per compravendita di voti, falsificazione, alterazione e sostituzione di schede elettorali, fino al blitz in tutte le sezioni elettorali. Ci sono già venti elettori disposti a testimoniare che quando sono arrivati al seggio è risultato che qualcuno aveva già votato in nome loro. Un altro cittadino si è visto consegnare dagli scrutatori una scheda già votata. Su certi candidati allo spoglio non è stato registrato neanche il voto che si erano dati da sé o avevano avuto dai familiari. Tutto questo non è indifferente, perché Sergio Abramo (Pdl) è stato proclamato sindaco, evitando il secondo turno, per soli 130 voti. Il suo avversario Salvatore Scalzo (Pd) sarebbe stato competitivo in caso di ballottaggio. Ma non è questo il punto. Il punto è che la democrazia in Italia non è un menu variabile. Non si capisce perché la commissione elettorale centrale di Catanzaro abbia convalidato (con tre giorni di ritardo) un voto simile. Persino il Pd nazionale fino a ieri ha taciuto, imitato in questo dal Pdl…”.

Anche sul voto che portò Bush sjunior alla Casa Bianca pesarono, e molto, i dubbi di brogli nella Florida governata dal fratello del candidato repubblicano, ma almeno lì se ne parlò a lungo e diffusamente, ci si indignò e si protestò finche si trovò una verità unica e valida per tutti. E comunque non servì una settimana per conteggiare le schede, eppure la Florida ha qualche abitante in più di Palermo.