Arriva la sanità stile “Ikea”: il privato a basso costo

Pubblicato il 15 Luglio 2011 - 15:09 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Le prime sono state le compagnie aeree con Ryanair, poi è stata la volta del settore arredamento con Ikea, dopo è toccato all’abbigliamento con H&, ikeaM e alle automobili con marchi come Dacia. Il fenomeno low cost, piano piano, si è diffuso in ogni settore del mercato e ora, complice la crisi e la finanziaria che introduce nuovi ticket sanitari, è pronto a conquistare un nuovo terreno: quello della sanità. Universo ovviamente privato quello della sanità low cost ma che, rispetto al pubblico, propone una ricetta vincente: costi di poco o nulla più alti e liste d’attesa azzerate. Un mercato che già vale quasi 10 miliardi di euro con una crescita del 20-30% l’anno.

Un vero e proprio boom che, con l’entrata in vigore del ticket di 10 euro su visite specialistiche, analisi e accertamenti diagnostici, che vanno ad aggiungersi ai ticket da 36, in alcuni casi 46 euro già in vigore in tutte le Regioni, è destinato a crescere ancora, e molto. I capitali privati l’hanno capito e dimostrazione ne è la scesa in campo di grandi gruppi bancari, come Intesa SanPaolo e il Gruppo Banche popolari, primi azionisti della Welfare Italia, 25 poliambulatori specialistici e odontoiatrici sparsi per l’Italia a fine anno, che diventeranno 130 tra 4 anni.

 

Qualche numero di questo mercato lo fornisce la Assolowcost, che guarda casa riunisce tra gli altri gruppi come Ikea e Dacia: «nella sanità è difficile fare stime – spiega il presidente Andrea Cinosi – ma essendo questo uno dei settori di punta del low cost non è azzardato stimare una incidenza pari al 6% della spesa sanitaria complessiva». Ossia un mercato miliardario che sfiora le due cifre. Alla base dell’esplosione del fenomeno c’è ovviamente la crisi che agisce su più fronti. Meno soldi da spendere per i pazienti e meno clienti per i medici. Secondo l’indagine condotta dalla Scuola di Formazione Continua del Campus Biomedico di Roma, le struttura sanitarie low cost riescono in media a far risparmiare tra il 30% e il 60% rispetto alle normali tariffe di mercato.

 

Le strutture low cost offrono servizi medici di vario genere, anche se dove l’offerta low cost è determinante sono i settori non coperti dal Servizio Sanitario Nazionale: cure dentarie e psicoterapia. Due campi dove circa il 90% degli assistiti è costretto a rivolgersi al privato. Ma la formula «bassi prezzi, buona qualità» si sta rivelando vincente anche per visite specialistiche e accertamenti diagnostici, dove il low cost sanitario ha affilato due armi vincenti: prezzi non di molto superiori ai ticket e tempi di attesa praticamente azzerati.

 

Dopo investitori e pazienti sembrano essersi accorte di questo nuovo mercato anche le Asl. Le aziende sanitarie locali, per ora, hanno concentrato i loro interessi nelle cure odontoiatriche, non incluse nel loro servizio di assistenza e di conseguenza quasi totalmente in mano a privati. La formula è quella delle convenzioni con gli studi dentistici privati, con i quali le aziende sanitarie pubbliche spuntano tariffari ridotti di un buon 50% rispetto a quelli di mercato. Tariffe impensabili fino a qualche anno fa ma che le Asl riescono oggi a far digerire ai privati sfruttando la «sindrome da poltrona vuota» che, con la crisi testimoniata dal crollo (-35%) del fatturato degli studi odontoiatrici nel 2010, ha spinto anche molti dentisti a puntare sui super-sconti pur di ampliare il proprio bacino di utenza. Del resto per gli studi privati le tariffe dimezzate sono compensate dall`ampliamento del bacino di utenza garantito «lavorando» con una Asl.