Befana strega o giovane bellissima nascosta sotto panni di vecchia?

Pubblicato il 6 Gennaio 2015 - 17:59 OLTRE 6 MESI FA
Befana strega o giovane bellissima nascosta sotto panni di vecchia?

Befana: strega o giovane bellissima nascosta sotto panni di vecchia?

ROMA – Chi è la Befana? Una strega che “vien di notte con le scarpe tutte rotte” a cavallo di una scopa, nel gelido cielo di gennaio? O

“è una giovane bellissima nascosta sotto panni di vecchia”,

strega sempre, certo da bruciare per esorcizzare il fantasma sessuofobico della tradizione cristiana? E da dove sbucano i Re Magi dell’Epifania?

“Riti miti pagani e cristiani si fondono nei 12 giorni fra Natale e Epifania, secondo Marco Belpoliti, sulla Stampa,

“un «non tempo», una frattura temporale che presenta seri rischi. Contiene la festa del Natale, con i suoi segni pagani e cristiani, la nascita di Gesù Bambino; c’è la fine dell’anno e l’inizio del nuovo, momento di sospensione temporale; quindi la festa dell’Epifania, con il suo nucleo di simbologie, tra cui il passaggio della Befana.
Durante il «ciclo dei dodici giorni» ci sono in giro per il cielo vari personaggi, che alludono al complesso rapporto tra i vivi e i morti”.

In questa “frattura temporale” si riaprono i canali di comunicazione tra i vari mondi:

“La Chiesa ha collocato nella data del 2 novembre la celebrazione dei defunti, cercando di anticipare il momento in cui, per via del collasso del vecchio anno e l’arrivo del nuovo, la comunicazione tra viventi e trapassati è più forte”.

Qui, in realtà, il culto dei morti sembra avere radici antichissime, anche qui si fondono nord e sud, nel culto dei morti di origini celtiche che sfocia in halloween, in una Italia che, prima dello sbarco americano, fu occupata dai Celti dalle Alpi all’Appennino. A Roma, invece, il culto dei morti coincideva con le cristiane Ceneri e l’inizio della Quaresima. La notte del 6 gennaio, prosegue Marco Belpoliti,

“è la notte in cui vola la Befana, figura ambivalente, strettamente legata al regno dei trapassati. Mentre Babbo Natale si è trasformato in un vecchietto gentile e generoso, vestito di rosso e bianco, la Befana conserva ancora una forte ambivalenza. Il suo aspetto lo evidenzia: vecchia, vestita di abiti lisi e rattoppati, con il naso bitorzoluto, i capelli in disordine, a cavallo di una scopa volante, proprio come una strega. Il nome le deriva da una parola greca, epiphanía, che diventa Befana o Befania. Si tratta di un personaggio legato al simbolismo degli alberi, alla foresta e ai riti legati a quel luogo sacro, figura del capodanno agrario.

“Vecchia e insieme giovane, la Befana si carica di un significato sessuale; la strega è una giovane bellissima nascosta sotto panni di vecchia. E, nonostante rechi doni ai piccini, viene bruciata in forma di emblema sulla piazza in tanti paesi dell’Italia. Il suo fantoccio, issato sulla catasta di legna e fascine, è arso, come accade in Garfagnana, segnando così il vero inizio dell’anno nuovo, dopo il non-tempo che comincia con il Natale.

“L’Epifania è una festa molto italiana. Nella notte del passaggio della Befana sulla scopa, ricordano gli studiosi di tradizioni popolari, il mondo appare ricco di prodigi: gli alberi si coprono di frutti, gli animali parlano, le acque dei fiumi e delle fonti si tramutano in oro. Osservando la cenere del focolare da cui è transitata la Vecchia, le ragazze traggono oroscopi sulle loro future nozze, ponendo a questo scopo foglie d’ulivo sulla cenere calda, mentre ragazzi e adulti insieme, uniti dal suo passaggio, vanno per il villaggio cantando il canto della strenna, la così detta befanata. Il sacco, che la Befana reca sulle spalle, è l’emblema del Regno dei Morti. La calza, che si appende tradizionalmente al camino o all’albero, è l’analogo del sacco, che la donna volante porta in spalla. Funziona simbolicamente come antro, caverna o passaggio per entrare nel Regno dell’Aldilà.

“La parola epiphanía, nella sua origine greca, indica una apparizione; è letteralmente l’«apparire»; e si tramuta nella stella che guida i Re Magi, altro episodio che entra, attraverso la narrazione del Vangelo di Matteo, nella complessa simbologia del «ciclo dei dodici giorni». Nato dalla cultura persiana, si è fissato intorno al VI secolo dopo Cristo con i suoi tre personaggi, Gaspare, Baldassarre e Melchiorre. Tutte queste tradizioni hanno un solo scopo, fondamentale nella cultura umana: ribadire che la vita trionfa sulla morte. Nonostante il rischio di collasso e di catastrofe, implicito nel momento del passaggio, con il transito di figure mitiche, ciò che è in gioco è il legame tra il mondo dei vivi e dei morti. Si placano i trapassati ponendoli in funzione di antenati che proteggono il gruppo umano”.