Contractors americani sotto accusa: “Schiave del sesso in Afghanistan e Iraq”

Pubblicato il 19 Luglio 2010 - 13:41| Aggiornato il 4 Marzo 2015 OLTRE 6 MESI FA

Bambine irachene e afgane usate come prostitute per soldati americani in fila fuori dalla porta; donne dell’Est portate con l’inganno nei luoghi di guerra e indotte alla prostituzione: nuove ombre e la paura di uno scandalo si abbatte ancora una volta sui “contractors” americani, ovvero le guardie private, stipendiate dal governo Usa, in missione in Iraq e Afghanistan. Le accuse, questa volta, arrivano da un rapporto della Ong Center for Public Integrity, ripreso ieri dal Washington Post. Sono accuse pesanti:  sfruttamento della prostituzione e traffici sessuali. Quei crimini contro cui George Bush, all’inizio delle guerre “contro il terrorismo”, si era scagliato, assicurando che qualsiasi soldato americano se ne fosse macchiato, sarebbe stato punito. Di punizioni, invece, per ora sembra non esserci l’ombra.

La Ong parla addirittura di contractors che fanno una colletta di pochi dollari e si mettono in fila fuori da una casa di Baghdad mentre all’interno una bambina di 12 anni viene costretta a prostituirsi. Parla di cameriere cinesi che nel retrobottega prestano il loro copro ai soldati. Una giornalista freelance, invece, scopre che alcuni contractors abbiano addirittura reclutato delle ragazze nell’Est Europa con la promessa di lavorare come colf a Dubai e invece portate in Iraq per prostituirsi.

Sotto accusa, secondo il rapporto della Ong, i contractors della ex-Blackwater, già tristemente noti ai più per le stragi di civili in Iraq. Il Washington Post riporta la testimonianza di una ex guardia che vuole rimanere anonima: “Ho visto io stesso guardie più anziane raccogliere soldi mentre ragazzine irachene, tra cui bambine di 12 e 13 anni, si prostituivano”. La guardia dice anche di aver riportato tutto al suo superiore ma che “nessun provvedimento è stato preso: mi rattrista anche parlarne”.