Familiaris Consortio, ‘Amish’ emiliani: sesso attraverso un lenzuolo e doccia con le mutande

di Gianluca Pace
Pubblicato il 11 Marzo 2013 - 12:01| Aggiornato il 19 Settembre 2022 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – A Sant’Ilario d’Enza,  tra Reggio Emilia e Parma, vicino alla strada che porta a Montecchio esiste il Familiaris Consortio, movimento ecclesiale cattolico che da cinquant’anni riunisce ventotto famiglie del luogo.

Il Familiaris Consortio è composto dall’Associazione mariana Comunità delle Beatitudini, Associazione di chierici e Movimento Giovani. La scuola è gestita dalle stesse associazioni. Non mancano i contrasti con la Chiesa di Roma.Così ogni quattro anni è necessario che la curia approvi lo statuto del Familiaris Conosortio.

“La nostra – racconta il responsabile Marco Reggiani a Il Fatto Quotidiano – è una via, in cui ciascuno può verificare, sperimentare e condividere la bellezza della chiamata del Signore”.

Una comunità completamente schiava delle proprie liturgie, leggi e credenze religiose. “Il primo rapporto sessuale – dice una testimone a Il Fatto Quotidiano – si fa con un lenzuolo bianco tra i corpi e un buco nel mezzo. Che lo scopo sia procreare e non provare piacere”.

La doccia negli spogliatoi sportivi si fa con le mutande per non vedere ciò che non si può”. Il controllo è totale, “ad esempio una ragazza non può salire da sola in macchina con un uomo”. No sesso, naturalmente, anche alle discoteche e alle gonne corte, “i vestiti non devono far intravedere nulla”.

“A volte ci incontriamo con i loro educatori, – dice una catechista di una parrocchia vicina – ma fatichiamo a dialogare. Hanno regole ferree in cui non ci riconosciamo. Ai loro ragazzi fanno imparare il catechismo di Pio X a memoria, quello dei nostri nonni, poi sostituito dal Concilio Vaticano II. I campi estivi sono in montagna, perché al mare dovrebbero scoprirsi troppo, arrivando al peccato”.

Come in ogni movimento religioso che si rispetti è interessante indagare anche il lato economico. Il movimento, come riporta Il Fatto Quotidiano,  “ha un’associazione che fa riferimento alla cooperativa ‘Don Margini’, con la quale accedono alle donazioni del 5 per mille e una serie di fondazioni per le attività economiche”.

Il Fatto Quotidiano inoltre riporta che che queste cooperative sono

” (…) utili perché distribuiscono gli investimenti: la Koinonia che avrebbe come scopo l’assistenza dei loro chierici, risulta, secondo il catasto, la proprietaria della stessa struttura ‘Il Monte’ di Borzano, una villa da oltre 30 vani; un’altra la “Duc in Altum”, si occuperà dell’edificazione del nuovo palazzetto studi”. Una gestione contorta, di fondi e intenti. Gli obiettivi sono religiosi, la pratica tradisce la chiusura. “Probabilmente, ora le cose sono più tranquille. Con gli anni hanno cercato di limare gli integralismi. In realtà solo chi c’è dentro può dirlo”. E nessuno che ne sia entrato o uscito, ha ancora avuto voglia di raccontarlo”.