Cronaca di una strage nella masseria: padre e 4 figli uccisi, fermate 4 persone nel vibonese

di Alessandro Avico
Pubblicato il 28 Dicembre 2010 - 08:08| Aggiornato il 17 Luglio 2011 OLTRE 6 MESI FA

Una strage con cinque persone ammazzate, padre e quattro figli, quattro persone fermate, tra cui un costituito. Hanno avuto una svolta clamorosa, almeno per ora, le indagini sullo sterminio di una famiglia di allevatori in una masseria in contrada Scaliti di Filandari, un piccolo centro del Vibonese. Le vittime sono Domenico Fontana, di 61 anni, ed i suoi quattro figli, Pasquale, di 37, Pietro, di 36, Emilio, di 32, e Giovanni, di 19.

Le quattro persone fermate sono imparentate tra loro. I quattro fermati sono tutti residenti nella frazione Scaliti di Filandari, dove è avvenuta la strage. All’origine del gesto ci sarebbe stato l’ennesimo diverbio avuto tra i due nuclei familiari per questioni di invasione di terreni e vecchi attriti personali. ”Ero stanco dei soprusi continui che subivo dai Fontana. Mio padre è stato anche schiaffeggiato da loro. Alla fine non ce l’ho fatta più ”. Si è giustificato così Ercole Vangeli.

Vangeli, nel corso dell’interrogatorio davanti al pm Michele Sirgiovanni, ha parlato di invasioni di terreno, di tagli di alberi sulla sua proprietà e di un atteggiamento di sfida nei suoi confronti da parte dei Fontana ogni volta che si incontravano in paese. ”C’è da tenere presente – ha detto il difensore di Vangeli, l’avv. Domenico Talotta, ex sindaco di Filandari – del contesto in cui è maturato il fatto. A Filandari c’è una comunità sotto scacco ed il territorio è nelle mani di nessuno, con un’assenza assoluta dello Stato. Episodi come quelli subiti da Vangeli sono frequenti, ma spesso la gente neanche li denuncia”. Lo stesso Talotta, nei giorni scorsi, ha subito il danneggiamento dell’automobile con l’acido muriatico.

Lunedì sera, dopo che i carabinieri avevano anche sentito un testimone oculare, un romeno che collaborava con la famiglia Fontana, si è presentato nella caserma dell’ Arma un uomo di 42 anni, Ercole Vangeli, riferendo di essere stato lui a compiere la strage senza l’aiuto di nessuno. Un racconto che però non ha convintoil pm della Procura di Vibo Valentia, Michele Sirgiovanni, perchè ritenuto poco credibile su merito, particolare e dinamica della strage.

Secondo i carabinieri infatti ad agire sarebbero state almeno quattro persone perchè per uccidere Domenico Fontana e i quattro figli sono state usate diverse pistole, una calibro 9 ed una calibro 7.65. Ed anche perchè tre delle vittime sono state uccise nello spiazzo antistante la masseria e altre due all’interno di un ovile situato sull’altro lato dello spiazzo.

Le persone uccise avevano precedenti penali a vario titolo, tra cui la coltivazione a fine di spaccio di canapa indiana ed estorsione. Ad armare la mano di Vangeli, titolare di una ditta di serramenti e descritto da tutti come una persona tranquilla e dedita alla famiglia ed al lavoro, sarebbero stati contrasti con la famiglia Fontana provocati da questioni d’interesse legate alla proprietà di un terreno. Secondo la ricostruzione dei carabinieri, Ercole Vangeli ed i sui complici sono arrivati nel tardo pomeriggio di lunedì nella masseria dei Fontana senza dare dell’occhio oppure approfittando del fatto di essere conosciuti dalle vittime. E quando sono stati abbastanza vicini hanno fatto fuoco.

Domenico Fontana è stato ucciso nello spiazzo antistante la masseria insieme a due dei figli. Gli altri due sono stati sorpresi dagli assassini nel grande ovile posto dall’altro lato del piazzale. Emilio Fontana non è morto subito. Il suo fisico ha retto più di quello dei fratelli e del padre. Ma quando l’ambulanza che l’ha soccorso stava per partire, anche lui ha ceduto. Nelle vicinanze, nel momento della strage, si trovava anche la moglie di Domenico Fontana, impegnata in lavori agricoli. La donna però non ha visto nulla.

Dopo la strage nella masseria che domina una vallata in fondo alla quale si vedono le luci di Mileto, è piombata l’oscurità più totale, rotta solo dai fari delle auto dei carabinieri lasciati accesi ad illuminare i tre corpi riversi nello spiazzo e consentire al personale della scientifica di repertare tutti gli elementi che potrebbero tornare utili alle indagini. Resta il dato di una strage così efferata messa in atto non per un movente di ‘ndrangheta o criminalità, come avviene il più delle volte in casi del genere, ma per una banale questione d’interessi terrieri.

Una persona perbene, dedito alla famiglia ed al lavoro: così i suoi amici definiscono Ercole Vangeli. Anche chi lo ha visto nella giornata dell’omicidio lo ha descritto come una persona tranquilla, che non sembrava stesse meditando di compiere un gesto come quello del quale si è accusato. Titolare di una ditta di serramenti situata sulla strada provinciale per Tropea, Vangeli ha una figlia che si è iscritta quest’anno all’università di Cosenza alla facoltà di Giurisprudenza ed un figlio più piccolo.