Affare Clearstream. Breve storia di uno scandalo tutto francese. E se accadesse in Italia?

Pubblicato il 13 Ottobre 2009 - 16:27 OLTRE 6 MESI FA

I tanti misteri dell’Italia repubblicana, la “notte” della Repubblica (come la chiamò una ormai famosa emissione della Rai), ci valgono, troppo spesso, lo sdegno civile dei vicini europei. Eppure è innegabile: anche i paesi che ci fanno la morale e guardano con indignazione ai nostri casi, non hanno quasi mai patenti di moralità, non sono mai esente da mende e da veri e proprie scandali vuoti di potere e poteri occulti che minacciano la realtà democratica di ogni paese.

È il caso della Francia che segue in questi giorni gli ultimi rivoli dell’affare Clearstream, tenebroso affare davvero. Senza dubbio, i protagonisti di Clearstream sono elementi perfetti di un giallo internazionale. Nell’affare sono coinvolti gli uomini più potenti della République mentre la trama è un torvo scenario di eliminazione politica e in sottofondo si profila, come capita a Parigi, una losca storia di armamenti venduti, con la sua scia di sangue.

Tutto inizia con la vendita di fregate all’esercito taiwanese da parte di una potente industria militare legata allo stato. Poco prima di essere venduti, i prezzi delle fregate aumentano a dismisura. Molti soldi spariscono nella transazione. Qualcuno legato a vario titolo alla vicenda muore in circostanze accidentali, due gettandosi dalla finestra, uno fulminato dal phon nella sua vasca da bagno. I soldi gonfiati degli armamenti, frutto di colossali tangenti, finiscono nei conti di Clearstream una società lussemburghese che li fa passare in conti personali di personalità francesi.

Atto secondo: nel duemilaquattro il giudice che si occupa del caso, Renaud Van Ruymbeke, riceve segnalazioni anonime: gli viene fornita una lista manipolata dei titolari del conto Clearstream. Al suo intorno sono stati aggiunti fraudolentemente i nomi di importanti uomini politici e d’affari. Tra questi spicca quello di Nicola Sarkozy, allora ministro dell’economia e nemico personale di Dominique de Villepin, all’epoca primo ministro, oggi sul banco degli accusati. Quella lista manipolata – si scoprirà presto – aveva lo scopo di eliminare dalla scena personaggi della politica e della finanza.

Oggi de Villepin si difende in tribunale e scaglia parole come macigni. Senza mezzi termini, attribuisce al presidente Sarkozy la sua attuale imputazione. Fino al duemilaotto De Villepin è stato ascoltato come semplice testimone nel processo. Coincidenze della politica: in quell’anno Sarkozy arriva al potere, l’ex primo ministro diventa accusato. «Il fatto di essere designato come rivale politico mi fa comparire davanti a voi. Il fatto di non essere designata come rivale politica fa di Michèle Alliot-Marie un ministro della giustizia».

L’affare Clearstream indica una complessa rette di intrighi, connivenze, loschi interessi finanziari. La Francia che si indigna e crede (giustamente) nelle proprie istituzioni è anche un paese che vede,o che vuole vedere, l’affare Clearstream come un fenomeno isolato, una disfunzione transitoria in un organismo sano. In Italia, l’Italia dei misteri e delle lunghe notti della Repubblica, un affare come questo avrebbe fatto scorre fiumi d’inchiostro sullo stato, malato, clinico, inguaribile, della nostra democrazia.

Eppure il quadro che si delinea a Parigi, nelle aule di tribunale, getta una luce sinistra sul rapporto tra istituzioni e poteri nella Francia di oggi. Fino ad ora è stato accertato che la politica si sia servita, o si stia servendo, di magistrati per eliminare avversari politici; è stato accertato che i servizi segreti abbiano falsificato documenti ufficiali per favorire determinati interessi politici e industriali; è stato accertato, infine, che oscure connivenze hanno legato industriali e politici in una gigantesca truffa, condita da tangenti e scia di morti, basata su una vendita di armi.

Ce ne sarebbe abbastanza per decretare un virus che corrode la democrazia, come puntualmente si farebbe con sdegno paternalistico, a posizioni invertite, con l’Italia.