Case green, la Ue approva la direttiva. Italia vota no, Giorgetti: “Il tema è chi paga?”

di redazione politica
Pubblicato il 12 Aprile 2024 - 14:53
case green foto ansa

Foto d’archivio Ansa

Via libera dagli Stati membri Ue alla nuova direttiva sulle case green. I ministri europei al Consiglio Ue Ecofin hanno confermato l’accordo raggiunto con l’Eurocamera a dicembre sulle nuove norme per rendere il parco immobiliare dell’Ue a emissioni zero entro il 2050. Italia e Ungheria hanno votato contro l’intesa, mentre Repubblica ceca, Croazia, Polonia, Slovacchia e Svezia si sono astenute.

Giancarlo Giorgetti, il ministro dell’Economia, ha spiegato il motivo del no: “Abbiamo votato contro la direttiva sulle case green, si è concluso l’iter. Il tema è chi paga. Abbiamo esperienze purtroppo note in Italia. E’ una direttiva bellissima, ambiziosa, ma alla fine chi paga? Noi abbiamo esperienze in Italia in cui pochi fortunelli hanno rifatto le case grazie ai soldi che ci ha messo lo Stato, cioè tutti gli altri italiani e diciamo che è un’esperienza che potrebbe insegnare qualcosa”. Il riferimento è ovviamente al Superbonus che sta provocando enormi problemi ai conti pubblici italiani.

Case Green, 275 miliardi di euro di investimenti annuali 

Il via libera definitivo dagli Stati membri chiude l’iter tormentato di una direttiva -proposta dalla Commissione a fine 2021 – che fin da subito ha alimentato un’aspra polemica in Italia, soprattutto per l‘assenza di finanziamenti da parte Ue e per gli standard minimi di prestazione energetica. La direttiva sarà ora pubblicata in Gazzetta Ufficiale ed entrerà in vigore venti giorni dopo. I Ventisette avranno poi due anni di tempo per adeguarsi, un arco di tempo in cui tutte le capitali, compresa Roma, dovranno presentare all’Ue un piano nazionale di ristrutturazione, ovvero una tabella di marcia per indicare la via che intendono seguire per centrare gli obiettivi. A partire dal 2030 tutti i nuovi edifici residenziali dovranno essere costruiti per essere a emissioni zero, mentre per gli edifici pubblici lo standard si applicherà dal 2028. Abbandonata l’idea di classi energetiche armonizzate, l’Ue ha deciso che almeno il 16% degli edifici pubblici con le peggiori prestazioni andrà ristrutturato entro il 2030 e il 26% entro il 2033. Per le case si applicherà un obiettivo di riduzione del consumo energetico del 16% dal 2030 e del 20-22% entro il 2035.

Per garantire flessibilità ai governi, le misure di ristrutturazione adottate dal 2020 saranno conteggiate ai fini dell’obiettivo e gli Stati potranno scegliere di applicare esenzioni per gli edifici storici, per gli edifici agricoli, per scopi militari e per quelli utilizzati solo temporaneamente. La Commissione europea stima che entro il 2030 saranno necessari 275 miliardi di euro di investimenti annuali per la ristrutturazione degli edifici. L’obbligo di installare i pannelli solari riguarderà solo i nuovi edifici pubblici e sarà progressivo, dal 2026 al 2030. Gli Stati avranno tempo fino al 2040 per dire addio alle vecchie caldaie a combustibili fossili, mentre dal 2025 dovranno porre fine a tutti i sussidi per le caldaie autonome.