Leva obbligatoria? Nessuno la vuole: soldi, benefits e più donne soldato contro la crisi delle vocazioni militari

di Maria Vittoria Prest
Pubblicato il 1 Aprile 2024 - 07:46
Leva obbligatoria? nessuno la vuole: più soldi, benefits e più donne soldato contro la crisi delle vocazioni militari

Militari in manovra

Leva obbligatoria? nessuno la vuole: più soldi, benefits e maggiore apertura alle donne contro la crisi delle vocazione militari. Torna la leva? Il servizio militare obbligatorio è stato sostituito nei Paesi occidentali dal servizio volontario ormai da anni. C’è chi ne parla, in Europa, di questi tempi alla luce dei venti di guerra che spirano da Est. Ma i militari per primi sono contrari. Preferiscono eserciti professionali ben attrezzati e meglio pagati: dateci i soldi che la gente si arruolerà e quanto meno non lascerà il servizio per lavori meglio pagati e più agevoli. Meglio aumentare il contributo femminile, ma sempre su base volontaria.

Ogni tanto Salvini parla di un ripristino almeno parziale ma sono parole in libertà, forse miranti a compiacere quei brontoloni che attribuiscono al periodo della leva una funzione formativa per i giovani.
Certo in una Italia arretrata come quella dei secoli passati il servizio militare, al netto delle centinaia di migliaia di morti in guerra, a unificare l’Italia ’è  servito. Ora c’è la tv e soprattutto il benessere diffuso a rendere più difficile la situazione.
Il problema è europeo e non solo italiano (giustamente già il ministro Crosetto ha chiuso la partita dicendo: “Meglio professionisti”, cioè non se ne parla. Mossa che placa gli animi di mamme e papà a due mesi dalle elezioni europee).
Ne ha tratto spunto Politico.com dedicando al tema un lungo articolo intitolato: “I soldati europei continuano a dimettersi, proprio quando la NATO ne ha bisogno
Gli alleati occidentali valutano la coscrizione o il servizio nazionale, mentre cresce la minaccia proveniente dalla Russia”.

L’articolo è scritto a quattro mani da Laura Kayali da Parigi e Joshua Posaner da Berlino.
Non si tratta più tanto di reclutare nuovi soldati quanto di persuadere le truppe esistenti a non dimettersi.
Questa settimana, il ministro delle Forze armate francesi Sébastien Lecornu ha presentato un piano di fidelizzazione dei talenti per incentivare il personale militare a rimanere in uniforme.
Ciò avviene pochi giorni dopo che un rapporto annuale presentato al parlamento tedesco ha mostrato che nel 2023 circa 1.537 soldati hanno lasciato la Bundeswehr, riducendola a 181.514 effettivi.

Mentre l’Europa si riarma in reazione alla guerra in Ucraina, paesi come la Croazia stanno riflettendo sul ripristino della coscrizione. Altri, come la Danimarca, prevedono di espanderlo per includere le donne. La Germania ha abolito la coscrizione obbligatoria nel 2011, ma con molti militari ormai fuori servizio si è rinnovata la discussione sulla reintroduzione di una sorta di sistema di servizio nazionale.
Per i paesi che fanno affidamento su eserciti professionali, la sfida è rendere attraenti le forze armate, cosa difficile da fare in tempi di bassa disoccupazione, feroce concorrenza da parte del settore privato e uso diffuso del lavoro a distanza.
In Francia, il personale militare resta nelle forze armate in media un anno in meno rispetto al passato. Nel Regno Unito, si è verificato un deficit di assunzioni annuale di 1.100 soldati, equivalenti a due battaglioni di fanteria, anche se il governo ha appaltato il reclutamento alla società privata Capita.

Il denaro gioca un ruolo nel convincere le persone a restare. Una delle misure di punta del piano francese è quella di incrementare le pensioni di vecchiaia integrando i bonus; aumentano anche gli stipendi. Ma il problema è che i termini di servizio non sono così attraenti, con straordinari cronici, assenze da casa di mesi e periodi di recupero mancati all’ordine del giorno.

“Il problema non è il reclutamento ma il mantenimento, dobbiamo trattenere anche le famiglie”, ha detto l’ammiraglio Lisa Franchetti, capo delle operazioni navali della Marina americana.
In Polonia, il nuovo governo all’inizio di quest’anno ha annunciato aumenti salariali di circa il 20% nel tentativo di mantenere le truppe. Lo stipendio mensile minimo per un soldato aumenta da 4.960 złoty (1.150 euro) a 6.000 złoty. In risposta alla crescente minaccia proveniente dalla Russia, l’esercito polacco è passato da 95.000 nel 2015 a 215.000 quest’anno.
In Germania, il governo vuole portare il numero delle forze armate a 203.000 entro l’inizio degli anni ’30, ma il reclutamento sta crescendo solo lentamente.
Il commissario speciale del Bundestag per le forze armate, Eva Högl, ha affermato che il ripristino di una qualche forma di coscrizione obbligatoria è un modo per cambiare la situazione, ma prendere di mira le donne è una mossa più ovvia per arrestare il declino..
Non ci sono solo problemi con gli orari, ma anche con le infrastrutture di base. “Quando visito le truppe, non sento più dire che mancano caschi e giubbotti protettivi, ma armadietti”.
La ristrutturazione delle caserme e delle strutture militari costerà circa 50 miliardi di euro, equivalenti alla metà del fondo speciale totale creato dal governo per aggiornare le sue forze militari in seguito all’invasione su vasta scala dell’Ucraina da parte della Russia.