Afghanistan, Berlusconi: “Ci chiediamo se serve restare”

Pubblicato il 18 Gennaio 2011 - 21:48 OLTRE 6 MESI FA

Luca Sanna, il militare ucciso in Afghanistan

”Ci chiediamo se serve restare” in Afghanistan. Lo ha detto il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, al termine della riunione con i parlamentari avvocati del Pdl, proprio nel giorno dell’uccisione a Balamurghav di Luca Manna. Il governo, ha aggiunto il premier, sta valutando una ”strategia per il ritorno dei ragazzi”.

Intanto, secondo il ministro della Difesa Ignazio La Russa, il soldato italiano ucciso oggi in Afghanistan non è stato vittima di ”fuoco amico” ma ”è stato ucciso da un terrorista in uniforme dell’esercito afgano”. Il soldato è stato colpito a morte in un avamposto italiano nell’Ovest dell’Afghanistan. Secondo fonti interne all’esercito afgano, l’attacco è stato sferrato da un terrorista infiltrato.

Secondo La Russa, sono due le ipotesi ancora al vaglio degli investigatori: o che il terrorista non fosse un militare ma indossasse l’uniforme, oppure – ”meno probabile” – che fosse un infiltrato nell’esercito afgano, arruolatosi proprio per compiere azioni di questo tipo.

‘I fatti – ha ricostruito La Russa – sono avvenuti alle 12,05 ora italiana in un avamposto nella zona di Bala Murghab”, nella parte settentrionale della regione Ovest, a comando italiano.

Il caporalmaggiore Luca Sanna e un suo commilitone ”sono stati entrambi colpiti da un uomo che indossava una uniforme afgana e che si è avvicinato loro con uno stratagemma, forse manifestando problemi all’arma”.

Dopo aver centrato Sanna alla testa e l’altro militare alla spalla, l’uomo ”si è allontanato. Per questo – ha proseguito La Russa – non è possibile dire ora con certezza se fosse un terrorista che indossava una divisa o un vero e proprio infiltrato nell’esercito afgano. In un caso o nell’altro non si può parlare di fuoco amico, perché e’ stato sicuramente fuoco nemico”. L’ipotesi del fuoco amico sarebbe stata avanzata in ambienti vicini al ministero della Difesa.