Afghanistan, Berlusconi alla sorella di Renzani: “Soffro per i soldati italiani, ma no ritiro”

Pubblicato il 6 Marzo 2011 - 09:28 OLTRE 6 MESI FA

Silvio Berlusconi

ROMA – Sofferenza per i rischi che corrono i nostri soldati in Afghanistan, ma la certezza che ”bisogna andare avanti”.

In una lettera al Corriere della Sera, il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, risponde alla sorella di uno degli alpini coinvolti nell’ ultimo attacco subito dai militari italiani in cui ha perso la vita il capitano Massimo Ranzani, ribadendo la sua ”gratitudine” all’impegno dei soldati e sottolineando di essere ”consapevole dell’importanza della missione, della sua difficoltà, dei suoi rischi, come del fatto che la vita è sacra e che la vita dei nostri soldati è, e deve essere, la prima delle nostre preoccupazioni”.

”La consapevolezza dell’importanza e della nobiltà del lavoro fatto – spiega il premier rispondendo alla lettera della sorella del militare, pubblicata dal quotidiano venerdì scorso – non mi esime, per la mia responsabilità di presidente del Consiglio, dalla necessità di verificare ogni volta che il rischio e il sacrificio dei nostri soldati non siano vani”.

”Non ho aspettato la morte di un soldato italiano – aggiunge il premier – per pormi le domande. Io me le pongo ogni giorno, perché sento anche su di me la responsabilità di una scelta che impegna la vita di suo fratello e dei suoi compagni: professionisti che hanno un Ideale, che credono nei valori della Patria e che assolvono con una competenza e con una umanità universalmente riconosciute i compiti loro assegnati”.

Non c’è, infatti, ”contingente nazionale che sia altrettanto capace nello stringere rapporti con la popolazione e farsi amare e rispettare al di là della forza delle armi”. Nonostante ”le minacce concrete” presenti nel territorio in cui operano i nostri soldati, il premier chiarisce che ”resta ferma l’importanza dei due obiettivi fondamentali della nostra missione, che è una missione di pace”. Da un lato ”tenere i terroristi lontani dai nostri confini”, e dall’altro ”sostenere il percorso della democrazia” in Afghanistan e fare in modo che ”gli afgani, una volta che ce ne saremo andati, siano in grado di proseguire con le proprie forze”. I risultati ”fin qui ottenuti”, sottolinea il premier, ”sono la dimostrazione dell’opportunità di perseverare e portare a compimento la nostra missione”.