Alemanno disse: “Ricostruirò Tor Bella Monaca”. Ma dopo un anno tutto tace…

di Andrea Managò
Pubblicato il 19 Agosto 2011 - 08:00 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – E’ passato un anno da quando il sindaco di Roma Gianni Alemanno, dal palco di Cortina Incontra, annunciò di voler “radere al suolo” il quartiere di Tor Bella Monaca. Era la tarda serata del 22 agosto 2010 e le sue parole scossero il sonnolento dibattito politico dell’estate romana scatenando un vespaio di polemiche. Se andasse in porto infatti, si tratterebbe della più grande operazione di demolizione e ricostruzione urbana realizzata in Italia nel secondo dopoguerra. Costo stimato: 1 miliardo e 45 milioni di euro, interamente a carico dei privati. Tempo di realizzazione tra i cinque e i sette anni.

Periferia situata a sud-est della capitale, costruita tra la fine degli anni Settanta e i primi anni Ottanta secondo i canoni della peggiore edilizia popolare, Tor Bella Monaca è caratterizzata da 14 torri alte 15 piani che tagliano in due le colline dell’agro romano a ridosso dei Castelli romani. Si tratta, per oltre il 50%, di appartamenti di proprietà comunale affittati a canone sociale, quando non occupati da nuclei familiari in emergenza abitativa. Un ‘quartiere-ghetto’, fatto di abitazioni composte da moduli prefabbricati che nel corso degli anni si sono velocemente deteriorate, separato dal resto della città e scarsamente fornito da servizi ed infrastrutture. Viste le premesse, è facile capire perché sia finito spesso sotto i riflettori della cronaca per infiltrazioni della criminalità organizzata, spaccio di droga o per episodi di violenza.

Dodici mesi dopo l’annuncio ad effetto di Alemanno le torri di Tor Bella Monaca sono ancora saldamente al loro posto, né è stata fissata alcuna data per l’avvio dei lavori. Più volte il sindaco si è spinto fino ad annunciare l’apertura dei cantieri del primo lotto, che comprende le 4 torri del comparto R, tra la fine del 2011 e i primi mesi del 2012. Ma, fino ad un anno dal lancio dell’idea, l’unico atto ufficiale rimane una delibera approvata dalla giunta capitolina a metà febbraio, che avvia l’iter di riqualificazione del quartiere. Successivamente il Campidoglio ha avviato un percorso di confronto con i cittadini del Municipio VIII sulla base del progetto di demolizione e ricostruzione realizzato gratuitamente dall’architetto Leon Krier. Il masterplan del progettista lussemburghese immagina un quartiere modello, con case di 4/5 piani, da costruire in un’area poco distante da quella dove attualmente sorgono le torri. Per favorire la partecipazione dei cittadini il Municipio delle torri, guidato da una maggioranza di centrodestra, ha istituito anche una Commissione di controllo preposta ad attivare un tavolo permanente di confronto con il territorio.

L’Assemblea Capitolina invece, nell’arco di un anno, non ha esaminato alcun provvedimento relativo alla demolizione e ricostruzione del quartiere. Il progetto è al vaglio della Commissione Urbanistica, che ha solo iniziato ad esaminarlo senza calendarizzare un approdo in aula del testo. Il voto del Consiglio comunale costituisce un passaggio necessario per dare il via libera ai lavori, perché gli interventi previsti dal masterplan richiedono una modifica del Piano Regolatore della capitale. Per realizzare l’operazione a costo zero per le casse del Comune, già impegnato in un lungo piano di risanamento del suo debito, il Campidoglio ha studiato una sistema di compensazioni per invogliare i costruttori ad investire.

Ai privati che si aggiudicheranno i bandi di gara verrà chiesto di demolire a loro spese gli edifici esistenti, in cambio riceveranno dei premi di cubatura. Una colata di cemento che farà triplicare la superficie utile lorda dagli attuali 228 mila metri quadrati a 678 mila e porterà quasi al raddoppio della volumetria complessiva, da 2 milioni di metri cubi a 3,5 milioni. Al termine dei lavori una parte degli alloggi verrebbe consegnata ai residenti attuali, mentre il resto sarebbe venduto a prezzi di mercato per consentire ai costruttori di ricavare degli utili. Piccolo particolare: la popolazione del quartiere passerebbe dagli attuali 28 mila a 44 mila abitanti. Per fare un paragone rimanendo all’interno del territorio provinciale, è come se alla popolazione di Roma si aggiungesse anche quella di Rocca di Papa, comune di 16 mila abitanti alle porte della capitale.

Di fatto la riqualificazione di Tor Bella Monaca, seppur finanziata con fondi privati, potrebbe essere l’unica grande iniziativa urbanistica avviata dall’amministrazione Alemanno durante la sua consiliatura. Tutte le infrastrutture attualmente in corso di realizzazione nella capitale sono state progettate dalle giunte Rutelli-Veltroni: dalla Metro B1 alla Metro C (il più grande cantiere attivo in Italia), passando per la Nuvola di Fuksas, il Palazzo dello Sport di Calatrava e la nuova stazione Tiburtina. Gli interventi infrastrutturali annunciati dalla giunta di centrodestra sono legati per la maggior parte alla candidatura olimpica di Roma 2020, che riceverà un responso solo nel 2013, dopo le prossime elezioni comunali.

Per tutti questi motivi, fino ad oggi, la riqualificazione di Tor Bella Monaca rientra a pieno titolo nella lunga sequenza di promesse mai convertite in azioni pronunciata da Alemanno in veste di primo cittadino. Il prossimo 23 agosto l’ex numero due di An sarà nuovamente ospite del palco della rassegna di Cortina, quest’anno per un faccia a faccia con il sindaco di Napoli Luigi De Magistris. Per molti abitanti di Tor Bella Monaca sarebbe già tanto se, questa volta, annunciasse di voler dare una migliore illuminazione ed maggiore pulizia al quartiere