Alfano: “Sulla Giustizia sinistra e pm hanno iniziato la guerra”

Pubblicato il 24 Aprile 2011 - 09:16 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Il ministro Angelino Alfano parla al quotidiano dei vescovi, Avvenire, per chiedere una sostanziale tregua sui temi infuocati della Giustizia.  ”Ha ragione Napolitano: è ora di abbassare i toni, almeno di provare a farlo: abbiamo un dovere verso un’Italia che non ne può più. Che vuole un confronto sui temi, che pretende riforme e contenuti, che è stanca di cortei: sia a favore dei magistrati, sia contro. E che vuole che la democrazia ritrovi normalità”. Ma nella sua analisi non manca una stoccata a sinistra e pm, “colpevoli” di aver iniziato la guerra sulla Giustizia.

Il Guardasigilli guarda al dibattito politico dopo Pasqua e alla riforma costituzionale della Giustizia, invitando le opposizioni a un confronto ”libero da furore ideologico e da ostilità pregiudiziali”: la premessa ”non può essere che dalla loro parte c’è la virtù e dalla nostra il vizio”. ”La bussola deve essere il bene comune”: ”sarebbe sciagurato – sottolinea – buttare via l’ultima occasione. E dire no a una riforma importante per il Paese solo per tentare ancora quell’impossibile spallata al capo del governo”.

Detto questo il governo si impegna al dialogo per arrivare ”alla meta”, consapevole che se non avrà i due terzi in Parlamento ”l’ultima parola spetterà al popolo”. Sul dibattito che ruota sui processi del premier, Alfano spiega di aver proposto un ”armistizio serio, dignitoso e rispettoso”: il lodo Alfano era ”una legge che assicurava la governabilità senza scivolare nell’impunità”. Ma ”la sinistra e i pm – afferma – hanno deciso per la guerra e la Corte Costituzionale ha fatto il resto. Anche sul legittimo impedimento che poteva rappresentare un secondo tentativo di tregua”. Il tema della ”successione” al premier per Alfano non esiste: ”vedo un presidente del Consiglio elettoralmente solido e con una prospettiva ancora davanti”.

Dunque Berlusconi nel 2013 ”sarà ancora il candidato a Palazzo Chigi”: ”è lui che garantisce l’unità della coalizione ed è lui ad avere i voti che ci hanno consentito di andare e di restare al governo”. Dal ministro anche un breve accenno alle feste di Arcore, su cui polemizzano ”moralisti d’occasione che per convenienza politica diventano sacri tutori delle sacre virtù”, mentre di Tremonti dice che ”ha tenuto i conti in ordine” e questo ”è un risultato importante”, mentre ora tocca al governo ”dimostrare di essere una squadra coesa e di saper fare i conti con gli inevitabili tagli”.