Allarme Bonino: se non convertono in tempo il decreto? E’ “crisi istituzionale”

Pubblicato il 7 Marzo 2010 - 18:46 OLTRE 6 MESI FA

Le elezioni regionali si svolgeranno il 28 e 29 marzo

Se il decreto legge «salva-liste», approvato venerdì notte, 6 marzo, dal Consiglio dei ministri, non venisse convertito in legge prima delle elezioni regionali del 28 e 29 marzo, cosa succederebbe?

La radicale Emma Bonino, candidata alla presidenza della Regine Lazio per la sinistra, è sicura della risposta: il caos. E a darle man forte interviene un suo acerrimo nemico, il camerata Francesco Storace, segretario fondatore della Destra.

Dice Storace: “Se domani al Tar il giudice accetta di ricorrere alla Corte Costituzionale il caos diventa enorme, il cosiddetto decreto interpretativo va alla Consulta e il procedimento viene sospeso. Davvero è difficile capire che cosa potrebbe succedere. Spero solo che la fila di giuristi che ha lavorato per salvare una lista elettorale nata proprio male abbia almeno saputo quel che faceva”.

Ma se il dubbio di Storace si potrà scogliere nella giornata di lunedì, quello posto dalla Bonino sembra destinato ad avvelenare i pozzi della politica per altri due mesi.

Dice Emma Bonino: “Sono sicura che non convertiranno il dl prima delle elezioni”, la cosa, secondo lei, è matematica e questo, aggiunge, passando per prudenza dal futuro al condizionale, potrebbe “fare precipitare il Paese in una crisi istituzionale enorme”. La Bonino, intervenendo a Sora (Frosinone) ad un incontro con i cittadini nel cuore della Cociaria, ha anche sottolineato che “chi è stato capace di fare quel dl, nelle prossime tre settimane è capace di fare di tutto; se vincessimo noi ci dovremmo aspettare un dl interpretativo”.

Non è una semplice battuta. L’articolo 77 della Costituzione impone la conversione dei decreti legge in legge, di parte del Parlamento, entro 60 giorni pena la loro decadenza «sin dall’inizio». Questo vuole dire che il Governo e la maggioranza che lo sostiene hanno due mesi di tempo. Il termine va oltre la data delle elezioni regionali. Se non ci fosse la possibilità di completare l’iter, per qualsiasi ragione, prima delle elezioni, siamo quasi alla fantapolitica.

Vediamo come ragiona la Bonino, quando dice: “Io mi aspetto di tutto, certamente prima delle elezioni mi pare difficile che il Dl venga convertito, resta quindi aperta come arma successiva ed è bene saperlo, le trappole bisogna conoscerle prima”.

Mettiamo che vinca la sua rivale, Renata Polverini: il Pdl dovrebbe affrontare l’approvazione del decreto in assetto di guerra, con voti di fiducia  raffica, perché la sua decadenza farebbe invalidare anche l’elezione della candidata di destra.

Se invece vincesse la Bonino, a decreto ancora non approvato, la destra potrebbe soccombere alla tentazione di non fare approvare il decreto, in modo da aprire la strada a chissà quali e quanti ricorsi dalla Polverini e dai suoi, per annullare le elezioni e ricominciare tutto da capo.

Con i tempi che corrono, non c’è tanto da scherzare, in effetti.

La Bonino è sul piede di guerra. A Sora ha gridati: “Sono allibita” e ha ribadito di ritenere il provvedimento dl governo un atto di “impudenza, arroganza e prepotenza di chi, il più grande partito del Paese, non riesce ad adempiere a cose semplici, cioè che le liste si presentano entro le ore 12. Queste regole valgono per tutti, ma non per loro, per il Lazio e per la Lombardia. Perché in un Paese democratico stabiliscono le regole per tutti, invece in questo Paese si fanno leggi per alcuni”. Per Bonino è la dimostrazione di “una degenerazione molto preoccupante”.

Dato che erano circolate voci di un ritiro della Bonino e di tutte le liste di e con radicali in tutta Italia, un giornalista gliene ha chiesto conferma e la Bonino ha risposto: “Io ci sto veramente pensando se valga la pena di giocare con i bari”.

E ha aggiunto: “In tutta Italia se si arriva a tali atti di arroganza stiamo attenti. Io dico dell’angoscia vera che mi attanaglia di fondo: so bene che mi si dirà è il male minore, che così fan tutti, che è sempre stato, ma io mi chiedo se a volte non sia il momento in cui uno dice: con i bari io non gioco, non lo so!”.

Poi ha precisato: “Non è una decisione che prendo da sola, abbiamo convocato una grande assemblea martedì, però vorrei che tutti i cittadini si ponessero questo problema”.

Bonino ha anche detto, però, che lei “ha senso di responsabilità e della realtà ma bisogna prevenire e prevedere possibili trappole”.

Si è aperta una polemica a distanza tra lei e il sindaco di Roma Gianni Alemanno,quando l’ex fascista ha dichiarato: “Mi auguro che questa cosa non avvenga, perché sarebbe una nuova lesione di una competizione trasparente”. Alla faccia.

Per questo Alemanno è categorico: “La Bonino è in campo, faccia la sua battaglia, protesti e faccia tutto quello che ritiene nella sua propaganda elettorale; alla fine però facciamo svolgere queste elezioni perché il Lazio ha bisogno di un governo. Abbiamo mesi molto difficili dietro le spalle e oggi bisogna giungere a queste elezioni per avere un governo e credo che gli elettori di Roma e del Lazio abbiano tutto il tempo per formarsi una opinione a prescindere da tutto questo trambusto sulle liste”.

E in merito alle parole di Bonino che ha dichiarato di non voler “giocare con i bari” il sindaco ha risposto: “Quando Bonino si è candidata sapeva benissimo che avrebbe avuto di fronte la lista del Pdl. Ora non capisco come possa pretendere che questa lista non ci sia e come questo la turbi così tanto. E’ una situazione in cui tutti competono con le proprie liste, una situazione di buon senso, logica e naturale. Se poi qualcuno pensava di vincere con l’esclusione della lista Pdl questo è un altro discorso”.

La replica della Bonino è stata lapidaria: “Come mai Alemanno si è cosi appassionato alla campagna elettorale invece che ad amministrare una città che mi sembra di problemi ne abbia tanti?”.

Sempre sul piede di guerra, tornata a Roma da Sora, Emma Bonino ha partecipato anche alla manifestazione romana al Pantheon con i leader del Partito democratico. e ha ribadito di avere  anche pensato  di ritirarsi dalla competizione. «In tutta Italia se si arriva a tali atti di arroganza stiamo attenti. Io dico dell’angoscia vera che mi attanaglia di fondo. So bene che mi si dirà è il male minore, che così fan tutti, che è sempre stato, ma io mi chiedo se a volte non sia il momento in cui uno dice: con i bari io non gioco, non lo so!».

Con quel suo sano spirito plebeo immortalato su internet, Renata Polverini è intervenuta prontamente nella polemica: “Così abbiamo ogni settimana un candidato? Avevamo detto che questa era una campagna elettorale sui generis, ma così esageriamo”. Lo scenario era tutto per lei: un incontro con i cittadini al Tiburtina shopping center.

Torniamo a Storace: “Spero solo che a danno non si aggiunga altro danno. Se domani al Tar il giudice accetta di ricorrere alla Corte Costituzionale il caos diventa enorme, il cosiddetto decreto interpretativo va alla Consulta e il procedimento viene sospeso. Davvero è difficile capire che cosa potrebbe succedere: spero solo che la fila di giuristi che ha lavorato per salvare una lista elettorale nata proprio male abbia almeno saputo quel che faceva. C’è un’amministrazione regionale che ha tirato fuori dal cilindro la propria competenza legislativa, quella del Lazio; c’è chi invoca la procedura prevista dall’articolo 72 della Costituzione; e noi, che abbiamo raccolto correttamente le firme stiamo ad aspettare che ci dicano con chi possiamo stare in coalizione”.

Aggiunge: “Ha ragione il Capo dello Stato a dire che è difficile pensare ad elezioni senza uno schieramento o senza il primo partito del Paese. Mi auguro che quanto accaduto nel partito di Berlusconi non resti senza conseguenze chi doveva presentare correttamente i propri candidati ha spinto il governo su una strada spericolata. Bastava fare attenzione, come abbiamo fatto noi nel Lazio. Ma è altrettanto vero che l’opinione pubblica è comunque disorientata e nessuno dice una parola sulla manovra sabotatrice messa in campo dai Radicali in tutta Italia. Anziché confrontarsi sui voti, Bonino, Pannella e soci  hanno preferito giocare all’azzeccagarbugli, dimostrando così che del voto dei cittadini non gliene frega un fico secco. Errori da una parte e dall’altra, e speriamo che tutto si risolva domani”.

Dopo avere colpito a destra, Storace ha puntato anche direttamente sulla Bonino, scrivendo nel suo blog: “Non bastassero le castronerie che si ripetono in una campagna elettorale incredibile, ora Emma Bonino sta giocando col fuoco e come un’irresponsabile qualsiasi ha detto che il decreto del Governo potrebbe essere non convertito in caso di sua elezione. Le conseguenze  si vedono sulla rete. Basta scorrere su Facebook e gli emuli della candidata radicale scrivono cose deliranti. Emiliano Conti: “Comincio a pulire il fucile”; Mattia Manai: “Siamo pronti a tutto. Rispolverate le doppiette, fate il pieno di benzina dentro le bottiglie di birra, bastoni in mano”; Frank Zappa II “La mia ascia non vede l’ora di essere sporcata con il sangue del nemico!”; Andrea Ragno Della Vedova: “Mi sa che tra poco inizierà a scoppiare qualche bomba”. E’ così  che vuole continuare la campagna elettorale?”.

Sul piede di guerra invece il Pd e tutta l’opposizione. La candidata del Pd in Lazio pensa addirittura a ritirarsi dalla competizione. «In tutta Italia se si arriva a tali atti di arroganza stiamo attenti. Io dico dell’angoscia vera che mi attanaglia di fondo – ha proseguito – so bene che mi si dirà è il male minore, che così fan tutti, che è sempre stato, ma io mi chiedo se a volte non sia il momento in cui uno dice: con i bari io non gioco, non lo so!». L’Italia dei Valori e il suo leader intanto continuano a criticare la decisione del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. In un’iniziativa elettorale a Lodi Antonio Di Pietro ha condannato il «falso perbenismo» di chi sostiene che «la colpa sia solo di chi ha commesso questo fatto grave lasciando fuori le responsabilità di chi doveva fare il controllore» (chiaro riferimento alla decisione del capo dello Stato di firmare il decreto voluto dall’esecutivo). Nel Pd però non la pensano allo stesso modo. «Di Pietro sbaglia – dice il presidente dell’Assemblea nazionale del Pd Rosy Bindi in un’intervista a Repubblica – il capo dello Stato ha compiuto una scelta rispettabile. Ciò detto, la nostra battaglia politica al decreto sarà frontale. Noi ci batteremo per sanare un vulnus, nelle piazze e in parlamento, con una durissima opposizione per impedire la conversione in legge del decreto».