Le “arcorine” intercettate per Sgarbi “sono amanti, non prostitute”

Pubblicato il 6 Aprile 2011 - 15:41 OLTRE 6 MESI FA

Vittorio Sgarbi

ROMA – Vittorio Sgarbi dalle colonne del Giornale si schiera contro i pm di Milano e dice di non aver mai “nascosto il disprezzo per la procura di Milano” e poi difende le ragazze di Arcore impugnando le intercettazioni.

Si tratterebbe di amanti, non di prostitute secondo quanto sostiene Sgarbi, anzi a suo parere sarebbero parte lesa per come sono state “apostrofate dai magistrati”.

Ecco qualche stralcio del lungo articolo: “A questo siamo giunti, 20mila pagine di parole e sfoghi di amiche di Silvio Berlusconi trasformate in prostitute solo per avere umanamente goduto della liberalità di un uomo. Il quale se a sua volta nega di avere avuto rapporti sessuali con Ruby non ha pagato nessuna prostituta (per la funzione della quale occorre un rapporto contrattuale prestabilito e che non prevede conseguenze) e sono invece soltanto persone logicamente interessate alla sua amicizia, alla sua protezione, alla sua benevolenza, alla sua generosità”.

E ancora: “Qualcuno vuole condannare questa inclinazione sul piano morale? E vogliamo entrare nella valutazione dei rapporti tra persone mosse dall’amore, dall’ammirazione e anche dal calcolo? Possiamo attribuire alla procura il compito di giudicare i costumi e la morale? Ebbene dalle conversazioni apparse sul Corriere, con Nicole Minetti e Marysthelle Polanco risultano rapporti consolidati, amicizia, affetto, atteggiamento protettivo. Berlusconi appare preoccupato per ragioni lontanissime dalle responsabilità che gli attribuiscono i magistrati. Forse semplicemente per difendere la propria immagine da pettegolezzi e da indiscrezioni dei giornali”.

Il ragionamento continua e fra i nomi citati ci sono ovviamente Ruby, ma anche Francesca Cipriani a detta di Sgarbi chiamata dai giornali “prostituta, ma non lo è ed è intollerabile che dalle intercettazioni del suo telefono esca questa infamia”.

“Non appare in alcun modo aver pensato al rischio di essere inquisito per prostituzione minorile. Scoprirà soltanto, entrato nell’incredibile inchiesta, che i confini in cui i rapporti sessuali consentiti con una donna si configurano come prostituzione minorile sono fra i 14 e i 18 anni, per una volontà di esponenti del suo partito come Stefania Prestigiacomo”.