Bankitalia, Fini tra Berlusconi e Tremonti: “No vertice di maggioranza”

Pubblicato il 30 Settembre 2011 - 18:21| Aggiornato il 29 Novembre 2011 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – ”La convocazione di un vertice di maggioranza per scegliere il nuovo governatore della Banca d’Italia rischia di minare l’autonomia di questa istituzione”. Il presidente della Camera Gianfranco Fini mette il dito tra Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti nella vicenda della presidenza di Bankitalia e lo fa trovando una nuova occasione per attaccare il presidente del Consiglio.

Giovedì pomeriggio, per superare l’impasse (Berlusconi era pronto a nominare, in accordo coi vertici di Bankitalia,  presidente Fabrizio Saccomanni mentre Tremonti gli ha opposto la candidatura di Vittorio Grilli), il presidente del Consiglio ha annunciato un vertice di maggioranza dedicato al tema. A Fini, però, la soluzione non piace: ”E’ inverosimile – ha detto parlando a margine della cerimonia per i 35 anni di attività di Villa Maraini – come non ci si renda conto che sottoporre a mediazioni politiche, fare riunioni di maggioranza sul tema dell’indicazione del governatore della Banca d’Italia, cosa che ai sensi di legge spetta unicamente al presidente del Consiglio, significa rischiare di politicizzare una istituzione che ha nell’autonomia la sua ragione d’essere, come appunto la Banca d’Italia”.

Il presidente della Camera si è poi detto d’accordo con il Capo dello Stato Giorgio Napolitano sulla necessità di cambiare la legge elettorale: “Come sempre – ha detto Fini – il capo dello Stato ha detto parole assolutamente condivisibili. La legge elettorale ha rotto il rapporto tra eletto ed elettore, e va cambiata”.

”Un milione e 200 mila firme – ha proseguito riferendosi alle adesioni raccolte dai quesiti referendari – sono la dimostrazione di una volonta’ e di una partecipazione di tanti cittadini”.

”Adesso mi auguro – ha concluso – che si riesca davvero a cambiare la legge, non necessariamente attraverso la celebrazione del referendum, ma anche attraverso l’azione che dovra’ svilupparsi in Parlamento”.