Beppe Grillo 2008. Il pranzo/esame all’ambasciata Usa: 10 e lode al politico

Pubblicato il 12 Febbraio 2013 - 11:14| Aggiornato il 19 Giugno 2022 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Beppe Grillo passò l’esame dell‘ambasciatore Usa in carica nel 2008 Richard Spogli che ricavò un’ottima impressione del comico/politico fino a descriverlo, nel suo rapporto confidenziale al Segretario di Stato Condoleeza Rice come “un interlocutore politico credibili”. All’epoca, il Movimento 5 Stelle era ancora in incubatrice, ma la capacità di maneggiare web e social network faceva di Grillo un fenomeno di opinione, anche se, in Italia, altamente improbabili se non risibili apparivano le chance di approdo a qualcosa di più significativo di un ennesimo movimento di protesta, caotico, in fondo inservibile.

Non la pensavano così gli attenti osservatori americani in Italia. Il quotidiano La Stampa ha ottenuto di poter visionare i documenti riservati custoditi negli archivi di Washington, grazie al Freedom of Information Act (Foia), la legge che regola l’accesso agli atti del governo e le modalità della loro declassificazione. Per questo il giornale può produrre oggi, 12 febbraio, un documento di grande interesse nel quale, nero su bianco, si può leggere l’informativa dell’ambasciatore che, in anticipo su tutti gli altri, aveva compreso il potenziale elettorale del movimento politico oggetto di approfondimento.

14 aprile 2008, ore 11,12. Un telegramma classificato come “sensitive” parte dall’Ambasciata di Roma. Il documento si intitola Lunch with italian activist Beppe Grillo: “No hope for Italy”. Un obsession with corruption (Pranzo con l’attivista italiano Beppe Grillo: “Nessuna speranza per l’Italia”. L’ossessione per la  corruzione). Mittente Richard Spogli, ambasciatore Usa a Roma. Destinatario la Segreteria di Stato, diretta da Condi Rice, Washington. Le virgolette attribuiscono a Beppe Grillo la sua spietata analisi della corruzione italiana come sistema così come Spogli la raccoglie durante un pranzo di lavoro con il comico, di cui appunto riferisce l’esito.

Segue descrizione del soggetto: “E’ un eccentrico, si appella agli oppressi d’Italia e così riesce a portare nelle piazze centinaia di migliaia di persone per protestare contro il potere costituito”. Un capopopolo carismatico e fracassone? Un Masaniello? Niente affatto. “Grillo è brusco, perfino profano, ma le sue accuse dirette e spesso taglienti risaltano al contrasto con le analisi timide e indirette sulla corruzione che vengono dal mondo politico italiano”.

Grillo, insomma, non sarebbe un modello di urbanità istituzionale, ma dice la verità, contro le mezze verità addomesticate il giusto per non farle passare da palesi menzogne.  “Capigliatura selvaggia, aspetto da scaricatore di porto” (la descrizione non manca di accenti quasi letterari) Grillo è personaggio, ma anche l’unico a capire e scoperchiare, prima dei magistrati, il verminaio della contabilità allegra e fraudolenta in Parmalat. Ed è il solo ad aver inserito la vicenda nel contesto più ampio della corruzione elevata a standard nazionale: “Grillo ritiene che l’endemica corruzione nella classe politica italiana ha distrutto ogni speranza di migliorare le prospettive economiche nazionali. “No hope”, senza speranza.

Di grande importanza l’attenzione di Spogli al megafono privilegiato di Grillo: il web, la rete. I politici italiani non la conoscono e non intendono investirci sopra, “i grandi mezzi di comunicazione ne temono la concorrenza”. Commento di Spogli: “Il suo blog ha garantito una importante ribalta nazionale e internazionale […] Bene informato, competente sulla tecnologia, provocatore e intrattenitore , Grillo è una voce solitaria nel panorama politico italiano”. Giudizio definitivo: “La sua unica miscela di humor aggressivo sostenuto da statistiche  e ricerche giuste quanto basta, ne fa un interlocutore credibile sul sistema politico italiano“. Esame superato, quindi, nel 2008, contro ogni pronostico,, a pieni voti. E oggi, che direbbe Spogli, sarebbe credibile Grillo come presidente del Consiglio? Questo, di scrutinio, spetta agli elettori, diplomatici e ambasciatori facciano posto.