Beppe Grillo su Trump: “Un vaffa generale” e si prepara a Palazzo Chigi dopo il no al referendum

di Danilo Meconio
Pubblicato il 9 Novembre 2016 - 12:44 OLTRE 6 MESI FA
Beppe Grillo su Trump: "Un vaffa generale". E se al referendum vince il No si prende Italia

Beppe Grillo su Trump: “Un vaffa generale”. E se al referendum vince il No si prende Italia

ROMA – Un “vaffanculo generale”. Uno così grande e forte da far impallidire persino il vaffa di chi il vaffa come modalità di comunicazione politica ha inventato, teorizzato e diffuso: Beppe Grillo. Il portavoce del Movimento 5 Stelle, sul suo blog, commenta la straordinaria affermazione di Donald Trump alle presidenziali degli Stati Uniti. E lo commenta a modo suo:

È pazzesco. Questa è la deflagrazione di un’epoca. È l’apocalisse dell’informazione, della Tv, dei grandi giornali, degli intellettuali, dei giornalisti. Questo è un VAFFANCULO generale. Trump ha fatto un VDay pazzesco.

Grillo, quindi, se la prende con analisti e giornalisti. Quelli che non hanno saputo né voluto vedere. E stavolta Grillo ha gioco facile. I giornali Usa erano nella stragrande maggioranza schierati con la Clinton, i sondaggisti davano a Hillary l’85% di possibilità di vittoria. Tutta gente che non ha saputo intercettare e capire quello che stava accadendo nell’America profonda. Spiega e scrive Grillo:

Questa è la prova che questi milioni di demagoghi non sono le persone, ma sono i giornalisti, gli intellettuali, ancorati ad un mondo che non c’è più. Lo abbiamo visto con il nostro MoVimento. Ci sono delle quasi similitudini fra questa storia americana e il MoVimento. Siamo nati e non se ne sono accorti, perché abbiamo un giornalismo posdatato che capisce quando qualcosa è già successa. Ed è già troppo tardi. Siamo diventati il primo MoVimento politico in Italia e non se ne sono accorti, se ne stanno accorgendo adesso e ancora si chiedono il perché. Andremo a governare e si chiederanno “ma come hanno fatto? hanno raccolto la rabbia ecc. ecc.”.

L’America ora ha scelto e si terrà Trump per almeno quattro anni. In democrazia funziona così: i governi non li fanno né i giornali né i sondaggisti, li scelgono le persone quelle che hanno votato in massa per quello che grillo chiama “Pannocchia” Trump. Presto toccherà scegliere anche a noi. La data è quella del 4 dicembre, quella del referendum costituzionale. Se pensate che si stia votando solo per ritoccare la Carta, per avere il Senato elettivo o quello dei Consiglieri regionali, siete totalmente fuori strada.

Il 5 dicembre Matteo Renzi saprà se questa legislatura ha ancora un senso o oppure no. E si regolerà di conseguenza. Il voto del 4 dicembre, insomma, è di fatto il primo turno di una elezione politica. Se passa e vince il No (i sondaggi lo danno avanti ma credere ai sondaggi dopo ieri è un po’ come credere alle scie chimiche e alle lampadine che controllano le menti) questa legislatura finisce. Si andrà presto alle elezioni e ci si andrà con questo scenario: destra inesistente, sinistra divisa guidata da un premier appena sconfitto al primo vero esame politico e Beppe Grillo. Come pensate che possa finire? Non servono sondaggi, basta una piccola dose di caro vecchio senso comune per capire che votare No è il primo modo per iniziare a consegnare il paese a Beppe Grillo. Che è assolutamente lecito. Se Grillo vince, Grillo governa.

Ma devono saperlo (e probabilmente lo sanno ma fingono che non sia così)  i Bersani e i D’Alema che No in realtà vuol dire “No Renzi e sì Grillo”. Gli stessi che simulano sgomento e disperazione per la vittoria di Trump che governerà dall’altra parte dell’oceano interessandosi agli americani sono invece prontissimi a consegnare il Paese al comico genovese che invece governerà qua, con il suo blog che prenderà il posto della Gazzetta Ufficiale, e deciderà su soldi, diritti e prospettive degli italiani.