Berlusconi condannato e il Pd: Epifani duro, Letta pompiere, Renzi muto

di Redazione Blitz
Pubblicato il 2 Agosto 2013 - 11:28 OLTRE 6 MESI FA
Berlusconi condannato e il Pd: Epifani duro, Letta pompiere, Renzi muto

Berlusconi condannato e il Pd: Epifani duro, Letta pompiere, Renzi muto

ROMA – Berlusconi condannato e il Pd: Epifani duro, Letta pompiere, Renzi muto. L’unico boato di gioia alla lettura della sentenza è stato quello dei militanti dell’esercito di Silvio: ma è stato immediatamente ricacciato in gola, non avevano capito che il loro idolo era appena diventato un pregiudicato. Sta qui il paradosso (dopo vent’anni di scontro all’arma bianca): anche i Democratici speravano in un qualche marchingegno che salvasse capra e cavoli, un po’ di respiro per guadagnare tempo. Adesso, è il ragionamento del segretario Guglielmo Epifani, può succedere di tutto. A caldo non ha fatto sconti: eseguire la sentenza. E il governo?  La maggioranza del partito è per la sopravvivenza delle larghe intese, ma desso chi glielo racconta ai compagni delle varie Feste dell’Unità; si può difendere l’Indifendibile?

Se Enrico Letta ha calcato in testa l’elmetto da pompiere, Matteo Renzi  sembra rispettare il fioretto del silenzio. Il primo si rimette completamente al Capo dello Stato del quale sposa, nel suo comunicato, anche le singole espressioni. Il secondo si è cucito la bocca e spegne l’ardore dei suoi: non serve metterci la faccia, gli eventi precipitano benissimo da soli. Goffredo De Marchis su Repubblica tenta il fermo immagine su una situazione pericolosamente fluida.

L’ala governista del Pd, che si è tenuta in costante contatto con Palazzo Chigi, è convinta di poter ancora sostenere le larghe intese. E di essere maggioranza nel partito. Ma l’incognita della reazione del centrodestra, una volta sbollita la rabbia, è una zavorra gigante. E si farà sentire nel dibattito congressuale, con effetti inevitabili sull’esecutivo. Letta è allarmato per le prime risposte di sottosegretari come Biancofiore e Miccichè, che rimettono il loro mandato nelle mani del Cavaliere. Conta sull’appoggio dei “pompieri” ministri: da Alfano a Quagliariello a De Girolamo a Lupi a Lorenzin. Ma sa anche che terrà fede all’impegno solenne di «non andare avanti a ogni costo». Quella è in fondo la promessa alla quale tiene di più.

Il rischio implosione del Pd, vaticinato dall’ex tesoriere Ugo Sposetti (“non siamo pronti a una condanna di B., non siamo riusciti nemmeno a discuterne”) è il contrappasso obbligato inflitto da un Pdl tentato da clamorose iniziative (si è sentito di tutto anche l’occupazione delle stazioni). Ma le parole di Berlusconi finora non vanno in questa direzione. Più facile, una cottura a fuoco lento, un sabotaggio mirato dell’azione di Governo, con il Pd già in fibrillazione per l’imminenza di un Congresso che inevitabilmente si trasformerà in un referendum pro o contro l’alleanza con un pregiudicato in via definitiva. Per ora solo Pippo Civati ribadisce la sua opposizione alla linea governativa. La nettezza con cui Epifani ha accolto la notizia della condanna non gli basta. Vuole un’agenda, un percorso minimo che assicuri al Pd un’uscita onorevole dal pantano istituzionale:

Mica penso che il governo vada buttato giù domani mattina. Letta non se lo merita. Facciamo la legge elettorale, con o senza Pdl, inquadriamo la legge di stabilità e finiamola lì (Alessandra Longo, Corriere della Sera)