Berlusconi, decadenza. Sisto: “La Severino non lo tocca”. Ma la Giunta va avanti

di Redazione Blitz
Pubblicato il 18 Agosto 2013 - 12:25 OLTRE 6 MESI FA
Silvio Berlusconi

Silvio Berlusconi (foto LaPresse)

ROMA – Senatore o no? Decadenza per legge, la Severino, oppure no. Si avvicina il momento della decisione sulla decadenza da senatore di Silvio Berlusconi e l’aria è quella di uno scontro. Il Pdl resta sulla sua posizione: legge inapplicabile a Berlusconi. Ma il Pd, M5s  e Sel sembrano intenzionati ad andare avanti con l’iter.

Il deputato Pdl Paolo Sisto. ”Non si può correre a chiedere l’espulsione. Bisogna essere certi che questo sia un cartellino rosso e non giallo. Aspettiamo, vediamo la motivazione. Poi la soluzione c’è. È tecnica”.

Così, intervistato dal Corriere della Sera, il deputato del Pdl Paolo Sisto, vicepresidente della Giunta per le Autorizzazioni alla Camera, spiega perché la legge Severino potrebbe non decretare la decadenza da parlamentare di Silvio Berlusconi.

”C’è il problema, tra i tanti, della non retroattività – spiega il penalista -. La legge è passata l’anno scorso, molti anni dopo i fatti processuali”. A chi ribatte che la sanzione è di natura amministrativa, quindi può essere retroattiva, Sisto risponde che è ”inutile discutere se è per tre quarti amministrativa o penale o metà e metà: la sostanza non cambia”.

Ovvero ”deriva da una sentenza penale” e quindi non può essere retroattiva. In ogni caso, aggiunge, ”se poi la sanzione fosse ritenuta amministrativa la legge Severino non potrebbe essere applicata” perché ”entrerebbe in campo l’indulto che non è applicabile ai soli effetti penali della condanna. Invece a quelli amministrativi sì. Così si dovrebbero sottrarre dai 4 anni di condanna i 3 di indulto. E la pena residua, un anno, sarebbe inferiore ai due minimi previsti dalla legge Severino-Monti”. Insomma la Giunta a suo avviso deve affrontare questo ”problema tecnico”, dire già che c’è la decadenza è ”un modo poco elegante per non fare il proprio dovere”. ”Doveroso aspettare le motivazioni della sentenza”.

Insomma, la tesi del Pdl è che la legge Severino non sia affare che riguardi Berlusconi. In Giunta per le Immunità, però, la maggioranza non la pensa così. A comunciare dal presidente Dario Stefano, di Sel. E come scrive Liana Milella sul Corriere della Sera  l’intenzione è quella di tirare diritto e non accettare tempi lunghi per la decisione sulla decadenza.

Scrive Liana Milella:

Ha in serbo una brutta sorpresa per il Cavaliere il presidente della giunta per le immunità del Senato Dario Stefàno. Una di quelle che guastano le alchimie sue e degli avvocati Coppi, Ghedini, Longo (in rigoroso ordine alfabetico). Berlusconi s’illude di poter controllare i tempi della sua decadenza, di poterli slabbrare all’infinito, di poter giocare con i rinvii fino ad agganciare il prossimo voto politico. Ma la sua è solo un’illusione bella e buona. Stefàno, l’uomo di Vendola in giunta, e la solida maggioranza Pd, Sc, M5S sono intenzionati ad andare in tutt’altra direzione. Basta ripetere quello che proprio Stefàno è andato dicendo in questi giorni – «Per il 30 settembre la partita Berlusconi è chiusa» – e declinare le scadenze. Parlano i fatti in questa storia, non gli auspici politici.
Insomma, in ambienti Pd, i rinvii sono esclusi e l’applicazione della legge Severino al caso Berlusconi è giudicata necessaria. Ancora Milella:
Come dice il Pd Felice Casson «ipotizzare rinvii è solo una bufala ». Perché? Risponde l’ex pm: «La decadenza è pacifica, scontata, lineare, tant’è che il Pd stavolta ha fatto una sola riunione. Basta leggere la legge Severino, poi guardare il dispositivo della sentenza, etvoilà, le jeux sont fait». Percorriamolo, allora, questo percorso prossimo venturo. Palazzo Madama, 28 agosto: scadono i 20 giorni concessi a Berlusconi per presentare la sua memoria difensiva. Se il testo c’è bene, sennò si va avanti lo stesso. Ad Arcore traccheggiano, Berlusconi è indeciso, vuol giocare la parte di chi rifiuta in toto la legge. È convinto che i suoi riescano ad allungare il brodo. Il vice presidente Pdl della giunta Giacomo Caliendo già sciorina gli argomenti: «Questa legge viene applicata per la prima volta, ci sono molte questioni non chiare che invece vanno chiarite, a cominciare dalla prima, se la decadenza è una conseguenza penale o amministrativa della sentenza. Non si può far finta di niente. Certo, non abbiamo la maggioranza in giunta, e questo è un handicap ».
Proprio così, un ostacolo non da poco per l’ex premier. Come dimostrano le mosse di Stefàno. Una ad esempio, ancora del tutto inedita. Al relatore Andrea Augello che ha gli ha scritto per chiedere ufficialmente di aspettare le motivazioni della sentenza, Stefàno ha risposto per lettera con un secco “niet”. «Non c’è nessuna ragione per attendere, le motivazioni non sono necessarie, la legge Severino impone di decidere “immediatamente”». Aggiunge Casson: «Forse Augello non haletto bene il dispositivo. Lì è scritto “sentenza irrevocabile”. Capito? Da quella non si scappa». Tuttavia Caliendo insiste e si gioca un altro pezzo forte dello strumentario Pdl: «Non possiamo fare a meno delle motivazioni, che peraltro, dopo il casino del giudice Esposito e della sua intervista, sono comunque viziate e non sono più autentiche perché non ci sarà mai la frase che doveva esserci, quel “non poteva non sapere”».