Berlusconi e Fini sul ring della Giustizia: si tratta sul Lodo

Pubblicato il 27 Ottobre 2010 - 09:22| Aggiornato il 6 Aprile 2012 OLTRE 6 MESI FA

Gianfranco Fini e Silvio Berlusconi

Il ring è sempre quello della Giustizia. Del resto uno dei due ‘pugili’, il presidente della Camera Gianfranco Fini, lo ha detto e lo ha ripetuto, l’ultima volta solo qualche giorno fa: “E’ un tema sul quale il governo può cadere”. All’altro angolo c’è il presidente del Consiglio, tutt’altro che rassegnato a recitare la parte dell’incassatore.

Non a caso, mentre le diplomazie di Pdl e Fli sono al lavoro per tentare la mediazione sul Lodo Alfano, Berlusconi nella tarda mattinata di martedì si è affidato ad una conversazione con Bruno Vespa (per il solito libro del giornalista) per riaprire il fuoco sui magistrati. I temi sono quelli ripetuti come una litania negli ultimi sei mesi: imprescindibilità del Lodo (lo stesso che appena 48 ore prima il premier si era premurato di far sapere, via stampa tedesca, di non aver mai chiesto), giudici politicizzati e necessità di una Commissione di inchiesta sulla magistratura.

Sul piano dei fatti giudiziari, però, quella di ieri è stata una giornata favorevole a Fini che, in serata, ha ottenuto la richiesta di archiviazione del fascicolo sulla Casa di Montecarlo. In realtà era un provvedimento atteso e se c’è un elemento di novità su quanto emerso martedì è che l’indagine non era contro ignoti ma proprio sul presidente della Camera e sull’ex tesoriere di An Francesco Pontone. Berlusconi, invece, in assenza di archiviazioni si è limitato a far sapere che né lui né suo figlio Piersilvio hanno nessuna intenzione di farsi interrogare dai pm romani per l’inchiesta sulla presunta frode dei diritti tv Mediaset. Il Cavaliere sospetta legami tra magistrati e lo stesso Fini, lamentando una evidente disparità di trattamento, ma sa che una vera scelta puiò essere presa necessariamente solo dopo la decisione della Consulta sul legittimo impedimento prevista per il 14 dicembre. Le modifiche al Lodo Alfano richieste dal presidente della Repubblica, paradossalmente, potrebbero tornare utili nel caso un domani Berlusconi si iscrivesse alla corsa per il Colle, essendo il Quirinale già “protetto”, proprio in viurtù di quelle modifiche.

Lo scontro sulla Giustizia, quindi, resta anche se ieri Giulia Bongiorno ha fatto capire che sul Lodo c’è stato un sostanziale riavvicinamento grazie alla decisione del ministro Angelino Alfano di aprire un confronto sulla non reiterabilità dello scudo. Su cosa ci si confronti e come  è un altro discorso: i finiani non lo vogliono, senza se e senza ma. Gli uomini di Berlusconi, invece, stando almeno a quanto ha dichiarato Maurizio Gasparri (“impensabile uno scudo monouso”) lo ritengono indispensabile. Voglia di confrontarsi, quindi, ma scarsi appigli cui appoggiarsi.  Quanto al Lodo l’opposizione continua a chiederne il ritiro ma nessuno sembra accorgersene.

Complessivamente il quadro è di confusione e incertezza. I dubbi sono talmente tanti che i due principali quotidiani italiani, Repubblica e Corriere della Sera, danno della giornata di ieri un giudizio sostanzialmente opposto. Il quotidiano di Ezio Mauro, infatti, in un pezzo a firma Francesco Bei, racconta di un Cavaliere stanco che pensa solo al voto: “Non si riesce a far nulla, meglio le urne”. Repubblica va oltre e accenna anche a possibili manovre interne al Pdl per ‘destituire’ Berlusconi sostituendolo con Beppe Pisanu.  Il Corriere della Sera, invece, racconta la giornata di ieri come quella delle ‘prove tecniche d’intesa’ tra Pdl e Fli sullo scudo.

Silvio Berlusconi, sempre ieri, ha raccontato a Vespa di essere assolutamente tranquillo perché non ha commesso nessun reato. Ma, allora, vale la pena di impiegare tutto questo tempo e tutte queste energie per il Lodo Alfano?