Berlusconi sminuisce le “faide” interne al Pdl: “Andremo avanti, le riforme non sono le priorità”

Pubblicato il 17 Aprile 2010 - 15:02 OLTRE 6 MESI FA

Silvio Berlusconi conferma che il governo andrà avanti senza problemi e che la maggioranza non è a rischio. Le dichiarazioni del premier arrivano il giorno dopo le “minacce” di Gianfranco Fini di istituire nuovi gruppi parlamentari al di fuori di quelli del Pdl. «La maggioranza resisterà, il Governo continuerà, sono cose superabili», ha detto Berlusconi parlando della querelle all’interno del Pdl.

Il presidente del Consiglio quindi ritiene che il Pdl possa andare avanti anche senza gli eventuali “scissionisti”, con i quali comunque ha intenzione di ricucire: «Penso che si possa ricompattare, ma in qualunque direzione si vada non ci saranno problemi. State sereni».

Poi il premier ha fatto un passo indietro sul tema delle riforme, affermando che non sono la priorità: «Non credo siano la cosa più importante». Secondo Berlusconi «la riforma costituzionale è qualcosa a cui vale la pena di lavorare». E parlando al Salone del Mobile di Milano ha detto che si farà «sentendo tutti» e possibilmente «con l’assenso di una opposizione responsabile, se diventerà responsabile». Servirà a dare allo Stato «un assetto più moderno» permettendo di «prendere decisioni con la necessaria tempestività».

Per il premier, dopo aver dato la possibilità all’elettorato di votare direttamente il loro sindaco e presidente di Regione, «poter scegliere anche il presidente dell’Italia credo sia un diritto in più per i cittadini». Il sistema delineato dalla Costituzione «risente del fatto che i padri costituzionali l’abbiano fatta dopo venti anni di dittatura ed avevano timore del ritorno di un regime e tutti i poteri sono stati dati all’assemblea parlamentare».

La conseguenza, secondo Berlusconi, è che quello italiano «è l’esecutivo con meno poteri al mondo». Il presidente del Consiglio «è un primus inter pares – ha concluso – vive solo della sua personale autorevolezza e infatti gli altri sono durati 11 mesi».

Per il presidente del Consiglio il problema del sistema attuale è che il presidente del Consiglio debba discutere di ogni ministro con il capo dello Stato. Ci ha tenuto però a precisare che non si tratta di una critica rivolta a Giorgio Napolitano. «Nessuna critica nei confronti dell’ottimo capo dello Stato».

Poi ha elogiato il ministro dell’economia definendolo «San Giulio Tremonti». Il ministro, spiega il premier, è riuscito «a mantenere i conti pubblici in ordine in questo momento complicato». «È un personaggio difficile – ha proseguito Berlusconi – e io mi ci trovo su posizioni diametralmente opposte tutti i giorni. Quando parla con qualcuno si ha l’impressione che dopo cinque minuti pensi a ‘io sono un genio, questo qui è un pirlà. Ma di me non lo pensa o almeno me lo auguro».

«Se i conti non fossero stati in ordine e gli investitori avessero potuto avere dei timori sulla tenuta dello Stato italiano – ha detto Berlusconi – poteva succedere quello che è successo in Grecia e avremmo avuto un esito che avrebbe distrutto la nostra economia e la nostra immagine nel mondo».

Poi il premier ha sferrato un attacco ai magistrati, rei, a suo giudizio, di interferire sulla sovranità popolare: «La sovranità in questa democrazia non è più del popolo che la attribuisce al Parlamento ma per certe leggi passa ai pm della sinistra che con la Corte Costituzionale fanno abrogare le leggi a loro sgradite». «Undici membri della Corte Costituzionale – ha sottolineato – sono della sinistra e quattro del centrodestra». Il premier ha quindi ribadito la volontà «di arrivare ad una riforma della Giustizia in cui ci sia una distinzione dei percorsi tra giudici e pm».

Quindi ha spiegato quali sono i programmi futuri del governo: «Nel giro di due anni realizzeremo un codice unico in materia fiscale per eliminare le migliaia di leggi che oggi creano troppa confusione». «A causa di questa situazione – ha detto il premier – anche aziende che si fanno assistere da studi fiscali di primo piano si trovano ad essere oggetto delle attenzioni dell’Agenzia delle Entrate e magari a subire un giudizio anche quando erano convinti di non aver commesso reati».

Berlusconi ha anche preso l’impegno preciso di ridurre le tasse «appena i conti pubblici saranno a posto». «La prima cosa che faremo – ha detto – sarà pensare alle famiglie numerose e la seconda l’abolizione dell’Irap che io chiamo imposta rapina». Poi Berlusconi ha parlato delle intercettazioni: «Credo che sia una guerra santa che stiamo combattendo».

Infine Berlusconi ha concluso con una battuta il suo intervento: «Io sono venuto qui per il pranzo, ma qualcuna delle hostess la invitate o no?». «Questi – ha proseguito Berlusconi – non sono peccati. Non commettere atti impuri, è scritto. Tutto il resto è permesso».

«Vedete – ha proseguito Berlusconi – è questa la differenza tra noi e quegli altri. Il loro problema è che sono sempre arrabbiati, che non hanno autoironia, mentre qualche storiella ti pulisce la mente, ti apre al sorriso».