I riposi romani di Berlusconi il guerriero

Pubblicato il 28 Aprile 2011 - 08:28 OLTRE 6 MESI FA

Silvio Berlusconi (foto LaPresse)

ROMA – Il guerriero, quando viene la sera e le armi tacciono, ha bisogno di un po’ di svago, di elevare la sua anima, di circondarsi di spiriti nobili. Berlusconi, fra l’altro, di guerre ne combatte più di una alla volta: martedì ha concionato con Sarkozy, ha preso con inarrivabile fairplay un po’ di mazzate, ha ottenuto che Mario Draghi se ne andasse “fora da le ball”  e la sera s’è goduto il meritato riposo divertendosi con Vittorio Sgarbi impegnato nella preparazione del suo one man-show.

Stesso copione il giorno dopo: la mattina guida di malavoglia il gabinetto di una guerra dove si decide quante bombe far recapitare all’ex amico Gheddafi, il pomeriggio altro fastidioso fronte con l’alleato Umberto Bossi che abbaia minacce, la sera a cena con gli amici di sempre, quelli che ne capiscono i turbamenti e lo sollevano, per qualche prezioso istante, dal grave fardello di guidare un Paese.

Che gli eleganti appuntamenti siano strettamente privati, non vuol dire che il popolo non debba esserne partecipe. C’è una regia attenta e discreta che filtra, indirizza, diffonde svaghi e frequentazioni del premier. La cronaca della sortita serale sul set di Sgarbi è gentilmente offerta dal quotidiano arci-nemico Il Fatto, involontario latore di un messaggio tranquillizzante, del tipo ci sono delle tensioni ma io le governo senza patemi, è tutto sotto controllo. Idem la sera successiva: stavolta sono le agenzie di stampa che a mezzanotte avevano già distribuito la lista degli ospiti, il campionario di battute, il chi ha detto cosa tanto inutile quanto glamour. Perché, non va dimenticato, Berlusconi incarna un sentimento, governa un immaginario. Di giorno lavora, la sera si diverte: altro da sapere su Gheddadfi, Bossi, Sarkozy non c’è.

Così, dopo il match con Sarkozy e quelle che definisce immeritate e infamanti accuse, cioè di aver letteralmente calato le braghe, si è concesso un’improvvisata agli studi Rai sulla via Tiburtina. Dove, accolto dal maestro di cerimonie Vittorio Sgarbi, ha preso visione dei frenetici lavori del suo prossimo mega-show. Tra statue a mezz’aria e scenografie degne di un remake di Cleopatra, l’ex nominato rockstar dell’anno, ha diretto, per distrarsi, le coreografie, sciorinato il classico repertorio di barzellette, fino a prodursi in un lancio dal palco alla Kurt Cobain. La situazione è grave, qualche gioco innocente, niente bunga-bunga o ragazzine discinte, per carità. Al massimo qualche frecciatina a Sarkozy (“Gli ho detto, sei un maniaco, stai sempre con la stessa donna”) giusto per alleggerire la tensione accumulata.

Mercoledì, stesso copione. C’è la grana scoppiata dentro la maggioranza, Bossi va dicendo che Berlusconi prende in giro il Paese, è a rischio la tenuta del governo. Niente paura, quando viene la sera, tutti gli affanni del giorno scompaiono, come d’incanto si ricompongono i conflitti, i leoni brindano con gli agnelli. Metti, dunque, una sera a cena, ospite di Melania Rizzoli, moglie di Angelo, deputata Pdl. In questa magione, circondato da premura e affetto, ritrova il fiato, il coraggio, l’entusiasmo. “Non c’è problema, io non sono preoccupato” è il messaggio rassicurante con il quale liquida le fibrillazioni leghiste. Maroni alza il sopracciglio per i raid mirati in Libia? Chiariremo tutto, dice, anche se non riesce a capacitarsi della virulenza del suo ministro dell’Interno che durante il vertice italo-francese era apparso fiducioso e allineato. Comunque, son tutti problemi che basta lasciare a Palazzo Grazioli per farli sparire.

Infatti a sera, come spinto da un irresistibile richiamo, è lì che se la spassa amabilmente con qualche caro amico. D’altra parte, amica più leale e protettiva della Melania Rizzoli non è facile trovarne. Fu lei che si prese la briga di rintuzzare le contumelie di Veronica Lario, all’epoca delle vergini e del drago: ma come non lo sapeva, ragionava la Rizzoli, quanto fosse travolgente la personalità del marito che s’era scelto? Affettuosi e premurosi, facevano corona al riposo del guerriero l’immancabile Gianni Letta, i ministri Giancarlo Galan, Angelino Alfano, Renato Brunetta. Presenti, tra i tanti ospiti anche Renata Polverini, Fabrizio Cicchitto, il presidente della Consob Giuseppe Vegas, il sottosegretario Daniela Santanché e i giornalisti Bruno Vespa, Augusto Minzolini, Maurizio Belpietro, Paola Ferrari.

Berlusconi si è detto più che convinto di poter ricomporre le frizioni con l’alleato: “Ci possono essere sempre fibrillazioni ma queste non metteranno mai in discussione l’intesa generale.” Berlusconi si è mostrato tonico e di buon umore. Tanto da ribadire con forza la volontà di andare avanti e di non farsi intimorire dai magistrati che lo accusano nei processi che lo riguardano. Il presidente del Consiglio difende a spada tratta anche le scelte sul nucleare ed è convinto che l’Italia, paese ricco, possa risolvere da sola il delicato problema dell’immigrazione. ”Sono un uomo orgoglioso e non ho nessuna intenzione di andare col cappello in mano a chiedere l’aiuto ad altri paesi”, ha detto rispondendo ancora ai dubbi dei lumbard.

Per il presidente anche una battuta con la giornalista sportiva Paola Ferrari: cìè uno scudetto da vincere, altro che Sarkò e Gheddafi.