Berlusconi: “Io troppo buono e giusto”. Il Giornale: “Lo vogliono uccidere”. Il ministro: “Nessun riscontro”
«Faccio di tutto per essere amato, sono troppo buono e giusto e vorrei che me lo riconoscessero… Se la critica resta entro certi limiti…, altrimenti è calunnia… Il mio gradimento è oggi al 68,7 per cento». Era in conferenza stampa a Sofia con il premier bulgaro Borisov, ma Silvio Berlusconi neanche per un momento si dimentica dei suoi allori e dolori. «Voglio essere amato», lo dice con una nota di rammarico perchè questa sua aspirazione non viene compresa e premiata da tutti. Si dichiara «buono e giusto», aggiungendo, lasciando capire che lo è anche troppo. Lui si vede e si narra così: una vittima, una vittima paziente. Che crede a quel che dice, compresa la sofferenza per non essere “amato” da tutti.
Parla così nel giorno in cui Il Giornale di Vittorio Feltri titola a tutta pagina e senza ombra di dubbio: «Vogliono uccidere Berlusconi». Il Giornale porta come prova inconfutabile del piano omicida la frase, stupida, violenta e criminale scritta su Facebook da Matteo Mezzadri, coordinatore di un circolo del Pd di Modena. Frase individuata da un altro dirigente del Pd che l’ha fatta cancellare e ha preteso e ottenuto le dimissioni di Mezzadri. Feltri comunque è sicuro, il piano killer esiste, lo scrive nel suo editoriale.
«Non ci sono allo stato specifici riscontri informativi circa minacce e pericoli ai danni di Berlusconi… In ragione della sua esposizione mediatica potrebbe essere oggetto di contestazioni in occasione di eventi pubblici, non escludendosi gesti violenti di mitomani isolati…». Chi è che risponde in maniera così minimizzante alle ansie e alle denunce di Feltri? Chi è che colpevolmente sottovaluta dicendo che non c’è nulla tranne “contestazioni e mitomani isolati» come accade a qualunque premier e sotto premier in ogni parte del mondo? Da quale pulpito della sinistra parlano quelli che Feltri chiama «i minimizzatori»? Parlano dai banchi del governo in Parlamento. La dichiarazione è quella ufficiale del ministro Elio Vito, ministro del Pdl, berlusconiano doc. Un ministro che non aveva letto Il Giornale.
