L’Espresso: “Berlusconi disse a Lavitola di non tornare”

Pubblicato il 8 Settembre 2011 - 15:18 OLTRE 6 MESI FA

Silvio Berlusconi (foto Lapresse)

ROMA – La trascrizione della telefonata è nelle mani della redazione del settimanale L’Espresso: da una parte della cornetta il premier Berlusconi e dall’altra Valter Lavitola, direttore dell’Avanti. “Che devo fare, torno e chiarisco tutto?”, chiede Lavitola preoccupato a Berlusconi. La risposta che gli arriva è:  “Resta dove sei”.

Lavitola al momento è a Sofia in Bulgaria, motivi di lavoro ha detto lui stesso. La telefonata tra i due sarebbe avvenuta il 24 agosto.

“In quel momento Valter Lavitola, direttore ed editore dell’Avanti, non è ancora stato raggiunto da una misura di custodia cautelare – da parte dei pm napoletani – per estorsione nei confronti del premier, ma ha comunque motivi per preoccuparsi. Il settimanale Panorama, di proprietà della famiglia Berlusconi, ha infatti anticipato che c’è un’indagine in corso, proprio a Napoli, nei confronti di Lavitola, dell’imprenditore barese Gianpaolo Tarantini e di sua moglie, Angela Devenuto. Un’indagine in cui si ipotizza l’estorsione ai danni di Silvio Berlusconi”, spiega il settimanale.

Proprio tra Angela Devenuto, detta Nicla, sarebbe nata una relazione con Lavitola.

LA SMENTITA DI GHEDINI  ”La notizia apparsa sul sito dell’Espresso che il Presidente Berlusconi avrebbe detto al Lavitola di non tornare (In Italia, ndr) e’ del tutto assurda ed infondata”: e’ quanto dice l’on. Nicolo’ Ghedini, deputato del pdl e legale del premier, il quale rileva che ”con reiterate violazioni del segreto e comunque con violazione del divieto di pubblicazione, continuano ad uscire dalle indagini in corso a Napoli notizie ed atti, addirittura a volte in tempo reale rispetto agli accadimenti stessi”.

”Durante una conversazione privata e del tutto irrilevante per il procedimento in corso, di cui fra l’altro non si conosce neppure l’autenticità o la completezza – aggiunge Ghedini – il Presidente Berlusconi si sarebbe limitato a ribadire al Lavitola la sua totale tranquillità ed estraneità ad ogni vicenda. Atteggiamento questo tenuto anche dal Lavitola. A fronte di tale certezze il Presidente Berlusconi non avrebbe avuto motivo di consigliare a Lavitola di tornare precipitosamente in Italia, ritenendo quindi che potesse rientrare nei tempi dallo stesso già previsti ed evidentemente correlati ad impegni di lavoro”. ”Qualsiasi altra illazione – prosegue Ghedini – e’ palesemente diffamatoria e priva di pregio. Si ricorda inoltre che a quella data non vi era alcun provvedimento custodiale nei confronti di Lavitola – conclude il legale – che è stato emesso a distanza di quasi una settimana”.