Berlusconi replica a Napolitano: “Non decide da solo”. Ma la Lega alza l’asticella della maggioranza

Pubblicato il 14 Febbraio 2011 - 21:08 OLTRE 6 MESI FA

Silvio Berlusconi

ROMA – Il tono è pacato, ma il messaggio di Silvio Berlusconi è chiarissimo: ”Il capo dello Stato, finché c’è una maggioranza, non intende sciogliere le Camere e comunque, anche se volesse, dovrebbe prima consultarmi”.

Il premier mette le mani avanti, con parole che possono anche essere lette come un avvertimento a Giorgio Napolitano. Un Berlusconi che ostenta sicurezza, ma che appare sempre più’ preoccupato dalla tenaglia che rischia di stritolare la legislatura e con essa la sua permanenza a palazzo Chigi.

Anche perché, nonostante pronostichi un imminente allargamento della maggioranza a quota 325 deputati, le sue rassicurazioni non convincono la Lega che vede in 330 la soglia minima per modificare gli equilibri nelle commissioni ed evitare, così le urne. In collegamento telefonico con Maurizio Belpietro su ‘Mattino Cinque’, il premier liquida le piazze di domenica come una mobilitazione ”faziosa” basata su un’inchiesta condotta con metodi ”vergognosi”. Afferma di aver sempre rispettato le donne e che semmai sono stati i pm di Milano e i media a ”calpestare la dignità delle sue ospiti”.

E intanto c’è chi, nel Pdl, già pensa a una contro-manifestazione pro-Berlusconi, ma non ‘anti-toghe’. Proposta che, in caso di decisione negativa del Gip, potrebbe convincere anche il premier. Il presidente del Consiglio passa quindi all’altro argomento ‘caldo’: la fine anticipata della legislatura. ”Non credo assolutamente che questo sia nei pensieri del presidente Napolitano”, premette, sostenendo che è stato proprio il capo dello Stato a ”garantirgli” che, fino a quando ci saranno un governo e una maggioranza, ”non esistono motivi per sciogliere il Parlamento”.

Parole piuttosto inconsuete, che il Cavaliere fa seguire da un’altra considerazione potenzialmente ancora più esplosiva: ”La Costituzione comunque prevede che senza una formale crisi per interrompere una legislatura occorre che capo dello Stato consulti sia i presidenti delle Camere sia il presidente del Consiglio”. Insomma, a suo dire ”c’è molta confusione”, ma lui ha le idee ”chiare”: al Paese serve un governo stabile che mandi avanti le riforme a cominciare dal federalismo, dalla giustizia e dalle intercettazioni. E per rassicurare gli scettici, aggiunge: ”Arriveremo presto ad avere una maggioranza intorno ai 325 deputati”.

Quota, però, che al Carroccio non basta: ”330 è più bello”, alza l’asticella Roberto Calderoli, che sottolinea come solo così il centrodestra possa tornare ad avere la maggioranza ”in tutte le commissioni permanenti” e garantire il percorso delle riforme, federalismo in testa. Un monito che, complici il silenzio di Umberto Bossi (amplificato dal fatto che non si è tenuta la consueta cena di Arcore del lunedi’) e i timori di Roberto Maroni sul rischio elezioni, impensierisce non poco i piani alti del Pdl circa una certa freddezza dei leghisti.

Più d’uno, infatti, vi legge l’ennesima prova del fatto che nel Carroccio c’è chi rema contro Berlusconi. Il dito è puntato contro Maroni – già finito nel mirino di chi non crede al fatto che non sapesse nulla delle indagini sugli ospiti di Arcore -, ma anche contro lo stesso Calderoli, giudicato troppo ‘vicino’ a Giulio Tremonti per essere veramente fedele al Cavaliere. Di Bossi, almeno per ora, nessuno sembra dubitare: ”Finché è  lui a tenere il timone Berlusconi è sereno”, assicura un dirigente del Pdl. Ma per ‘tenere buoni’ i vertici di via Bellerio, il premier sa che deve premere sul pedale dell’allargamento della maggioranza. E per farlo conta anche di sfruttare i ‘guai’ dentro Fli, nella speranza che il malcontento dei moderati gli porti qualche parlamentare.

Quanto alla proposta di dimissioni Gianfranco Fini, infine, Berlusconi è tranchant: ”E’ irricevibile, io non ho mai tradito gli elettori o sabotato il governo”, taglia corto il Cavaliere che contrattacca: ”E’ giunto il momento di giudicare se sia compatibile col ruolo di presidente super partes” della Camera.