“Mi osannano, perché non mi votano?”. Ma stasera per Berlusconi c’è Porta a Porta

di Mino Fuccillo
Pubblicato il 25 Maggio 2011 - 14:56 OLTRE 6 MESI FA

ROMA-“Ovunque mi osannano, perché non mi votano?”. Raccontano, raccontano i suoi, che il premier vada dicendo così. Difficile crederlo ma, se così raccontano, vanno evangelicamente perdonati perché non sanno quello che raccontano, di quel che raccontano non si rendono conto. Silvio Berlusconi nella parte di Nerone, quello falso non quello vero, che mentre Roma bruciava non riusciva a comprendere perché i suoi abitanti non gli fossero grati dell’incendio. Più prosaicamente il racconto dei suoi narra di un premier che ha cominciato a confondere la parte con il tutto, le è vero onnipresenti e spontanee pattuglie dell’ammirazione sconfinata per lui con le legioni del suo elettorato e l’ancora più vasto esercito della pubblica opinione. Non è credibile un premier che non sa darsi ragione di una flessione elettorale mentre reddito e lavoro scarseggiano. Più probabile la delusione sconsolata davanti allo specchio che non fornisce più la dolce e vecchia risposta a chi sia “il più bello del reame”.

Ma stasera Berlusconi troverà pace e serenità, stasera si siederà, dominerà, campeggerà a Porta a Porta. E lì la distanza che lamenta tra l’osanna e il voto diminuirà fin quasi a sparire. Stanotte, almeno stanotte Berlusconi potrà andare a dormire sereno e soddisfatto, del buon lavoro compiuto e del riscontro avuto dal suo buon lavoro. Dirà a Bruno Vespa e agli italiani che riforma del fisco verrà, che la ripresa economica prenderà presto velocità grazie ai motoristi del governo e che la ripresa renderà possibile, anzi certo l’improbabile se non impossibile. Dirà che verrà anche la riforma della giustizia ma prima, o almeno insieme, arriveranno i soldi. A meno che gli italiani non sbaglino, non clamorosamente e drammaticamente sbaglino a votare domenica e lunedì prossimi. In quel caso lui non lascerà e il governo non cadrà, anche questo dirà Berlusconi. Ma in quel caso la tassa calante e la rispresa crescente non sbocceranno subito, stiano attenti gli italiani elettori.

Se, e “sottolineo se…” qualcuno gi domanderà “quando?”, Berlusconi risponderà domani, al massimo dopodomani. Ma domani è già giugno e a giugno il governo dovrà togliere almeno 40 miliardi di euro dalla spesa. Lo deve fare il governo Berlusconi, dovrebbe farlo qualunque governo ci fosse. Si può sorridere, e anche un po’ rabbrividire, all’idea dovesse farlo un governo Bersani-Vendola. Cosa racconterebbe al paese il centro sinistra governante: che si tassano i ricchi, cioè quelli che dichiarano 60 mila euro di reddito all’ann0? Dichiarano, quelli che ne guadagnano di più non dichiarano e la sinistra non ha mai saputo come trovarli. Direbbero Bersani e Vendola che la spesa sociale non si tocca e che l’occupazione che manca va creata dalla spesa pubblica e sociale? Si può sorridere e anche un po’ rabbrividire immaginando. Ma il governo Berlusconi non è immaginazione: stasera a Porta a Porta Berlusconi promette e giura il contrario di quel che farà a giugno e che non può non fare. E c’è poco, molto poco da sorridere di fronte alla scena più tragica che comica di un premier che interroga e tormenta il Fato mormorando: “Mi osannano, perché non mi votano?”. Bruno Vespa non gli spigherà perché, lo aiuterà, da bravo coppiere, ad allontanare dalle labbra il calice amaro.