Berlusconi vuole i talk show Rai di nuovo in onda: attacco mediatico a Fini?

Pubblicato il 1 Agosto 2010 - 16:03 OLTRE 6 MESI FA

Silvio Berlusconi e Mauro Masi

Silvio Berlusconi vuole la “riapertura” dei talk show politici per attaccare Fini dagli schermi Rai? L’ipotesi è stata avanzata dal Fatto Quotidiano. Il giornale, citando fonti definite “qualificate”, ha letto in quest’ottica la decisione del direttore generale Mauro Masi di convocare i direttori dei tg di viale Mazzini. Masi ha parlato ufficialmente di “situazione politica delicata” e quindi vorrebbe valutare se “riesumare” programmi di approfondimento attualmente “in ferie” per la pausa estiva.

Infatti secondo Antonio Massari e Carlo Tecce, autori dell’articolo, il premier gradirebbe il ritorno in video solo di alcuni programmi “amici”: infatti Masi starebbe valutando di integrare il palinsesto estivo solo con un approfondimento del Tg1 “targato” Minzolini, il direttore che in più occasioni ha difeso a spada tratta l’operato di Berlusconi. Oltretutto anche l’orario “prescelto”, le 21.30, sarebbe molto vantaggioso in termini di ascolto.

Un trattamento analogo potrebbe essere riservato anche al Tg2 di un altro “fedelissimo” come Antonio Marano. Questa eventualità avrebbe fatto andare su tutte le furie il direttore del Tg3 Bianca Berlinguer, che avrebbe reclamato l’utilizzo della stessa fascia oraria anche per la sua testata. Masi avrebbe risposto che il Tg3 può già vantare un approfondimento attualmente in palinsesto: Linea Notte, che però va in onda in seconda serata.

Ma su Rai3 Masi è apparso irremovibile: già nei giorni scorsi aveva negato al direttore di rete Paolo Ruffini la possibilità di mandare in onda uno speciale di Ballarò. Eppure il conduttore Giovanni Floris aveva dato la propria disponibilità a tornare dalle vacanze.

Discorso a parte per Porta a Porta: Bruno Vespa ha fatto sapere infatti che non ha intenzione di riaprire i battenti prima di settembre: il giornalista ha addotto come motivazione l’esiguità numerica della redazione, visto che i contratti di molti precari non sono stati rinnovati.